Marco Giampaolo sta vivendo una stagione da protagonista sulla panchina del Lecce. Arrivato con i giallorossi al terzultimo posto in classifica, adesso sono 14esimi con quattro punti di vantaggio sulla zona salvezza grazie ad un bottino di quattro vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte. Un risultato che non tutti avrebbero potuto pronosticare dopo l'esonero di Luca Gotti, e che Giampaolo ha commentato a La Stampa tornando anche sulla trattativa sfumata per allenare la Juve.
Giampaolo: "Per sempre grato al Lecce, vivo per la salvezza"
L'allenatore ha elogiato così la società pugliese: "Parliamo di un club snello, che fa le cose per bene. Scouting, crescita graduale, conti a posto. È l'habitat naturale per me. Qui si lavora, si fa, si sperimenta. Credo siano queste le mie caratteristiche da allenatore. Sono stato due anni a casa e all'inizio non ho studiato, guardavo pure pochissimo le partite, poi mi sono rimesso a lavorare in un calcio cambiato, per capire, per guardare, per studiare. E mi sono mosso. Fare l'allenatore, oggi ma anche ieri, vuol dire essere impegnati mentalmente. Ho fatto una sorta di tirocinio. Ho un amico che allena in Interregionale e abbiamo condiviso tante cose e parecchi video. Io ho trasferito a lui, lui a me. Mi sono allenato in smartworking, diciamo così. Poi è arrivata la chiamata del Lecce che ringrazierò sempre. Per loro è stata una scommessa, mi hanno ripescato. Quindi grazie davvero. La salvezza è l'unico obiettivo. Vivo soltanto per questo, notte e giorno. Non lo dico per dire. Si fatica molto ma ho un chiodo in testa".

Giampaolo: "Mi avevano detto che al 99% avrei allenato la Juve"
Giampaolo è poi tornato all'estate del 2009 quando era stato ad un passo dalla panchina della Juve: "Fu un'occasione pazzesca. Mi chiamarono i dirigenti Secco, Castagnini e il responsabile Blanc. Mi ricordo che andai a Torino, a cena proprio a casa di Blanc, poi ripartii per tornare a casa,di notte, a Giulianova. Durante il viaggio mi richiamarono per dirmi che al 99% sarei stato l'allenatore dei bianconeri e che serviva soltanto che ratificasse il consiglio di amministrazione o una roba del genere. Andavo a tremila, ma con la testa non in senso di velocità. Capirai, avevo quarant'anni. Chi ci pensava alla Juventus? In cent'anni quanti si siedono su quella panchina? Purtroppo, dopo un paio di giorni, mi dissero che c'erano cose più grandi, che non decidevano solamente loro e presero Ferrara". Da lì poi alcune esperienze difficili: "Cos'è successo? È successo che i maghi non esistono. Nel calcio servono tante cose, si devono allineare anche gli astri, la penso così. A volte basterebbe, si fa per dire, essere al momento giusto e nel posto giusto e nella squadra giusta e con il direttore sportivo giusto e soprattutto devi essere giusto anche tu. La mia è una carriera in altalena. Ma sono contento di poter dire che mi sono sempre rialzato e ho avuto la forza, in diversi momenti, di ricominciare. E non è così semplice".
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