TORINO - È arrivato a gennaio, tra lo scetticismo generale, come soluzione prettamente d’emergenza, per rimpolpare un reparto falcidiato dagli infortuni. Ora però, a tre settimane dal suo sbarco a Torino, è davvero difficile immaginare una Juventus senza Renato Veiga. Il centrale mancino, in prestito secco dal Chelsea, è uno dei segreti della recente svolta juventina. Come nel caso di Kolo Muani, nemmeno i più fervidi ottimisti potevano preannunciare un impatto simile con l’universo bianconero. Un leader nato, dentro e fuori dal campo: 22 anni - ancora da compiere - per un cocktail di abilità che ne fanno, di fatto, un giocatore completo. Solidissimo in fase difensiva, specie negli anticipi; un faro per la Juve quando si tratta di impostare l’uscita dal basso. Motta si è innamorato di lui e dal suo esordio nella sfida contro l’Empoli non ci ha mai rinunciato nemmeno per un minuto. Non a caso con Veiga in campo la Juve, per la prima volta in stagione, è riuscita a centrare quattro successivi consecutivi tra campionato e Serie A. Nessuno dei compagni di reparto può contare sulle sue caratteristiche, nemmeno i lungodegenti Bremer e Cabal. Da qui la domanda che - da qualche giorno a questa parte - è balenata nella mente di centinaia di tifosi: può Torino da “parcheggio a tempo” diventare la casa definitiva di Renato Veiga?
