"Juve e Empoli unite nella proprietà italiana. Giovani? La piazza va educata"

Intervista a Rebecca Corsi, vicepresidente e ad operativa del club toscano, avversario dei quarti di Coppa Italia: "Allo Stadium per onorare la competizione"

Rebecca Corsi, domani all’Allianz Stadium contro la Juventus c'è in palio uno storico traguardo per l'Empoli, che non è mai arrivato in semifinale di Coppa Italia: è una motivazione che aiuta ad alleggerire un momento non semplice? 
«Abbiamo affrontato tutto il cammino di Coppa Italia con l’atteggiamento di sempre, di chi deve preparare al meglio ogni partita. A un certo punto ci siamo scoperti competitivi in questo percorso, tanto da tagliare il traguardo dei quarti: sappiamo che questa sfida è una cosa più grande di noi, ma è un onore disputarla e per questo la onoreremo, fino all’ultimo minuto». 
 
Che valore dà alla crescita dei vostri tanti giovani poter scendere in campo in una gara come questa? 
«Ogni partita è un’occasione preziosa per i nostri giovani, d’altronde noi viviamo di loro! E quindi anche questa dello Stadium, come già sono state quelle di Firenze e quella di Torino, sarà una grande opportunità in questo senso. Per noi, in realtà, è già un’occasione essere arrivati fino a qui: il vantaggio che spero potremo avere è quella spregiudicatezza che hanno i giovani, l’essere liberi di mente che permette di arrivare a cogliere l’attimo meglio di altri». 


A proposito di gestire una squadra giovane… Anche la Juventus quest'anno ha una media d'età molto bassa: lei che sa cosa significa, pensa che questo possa aver inciso su una stagione, quella bianconera, fin qui con tanti alti e bassi? 
«Sì, assolutamente. Lavorare con i giovani è una filosofia, o ce l’hai o non ce l’hai. Da alcuni anni la Juventus si sta prendendo questo rischio, che è tale e alla Juve lo è ancora di più. Per riuscire in questo intento va, innanzitutto, educata la piazza, che deve diventare parte integrante del progetto: è chiaro che quando un giovane sbaglia è più potente anche l’impatto che l’errore ha sul ragazzo stesso, ma se tutto l’ambiente è coeso e guarda oltre allora può davvero prendere parte a questa crescita». 

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La Juve e l'Empoli

Una stagione cominciata anche oltre le aspettative e che ora vive un momento complicato: cosa la preoccupa maggiormente e cosa, invece, la rende serena? 
«Mi preoccupa il fatto che quando i risultati vengono meno c’è sempre qualcosa che non va e sul quale è necessario intervenire. Allo stesso tempo, però, sono serena perché la squadra non ha mai smesso di esprimere un buon calcio, l’allenatore ha la massima fiducia da parte del gruppo e quindi anche questo è un non argomento. Onestamente, poi, era impensabile che l’Empoli potesse continuare a lungo quella cavalcata di inizio stagione, impensabile che non vivesse momenti come questo: il nostro campionato è questo, certamente condizionato dal venir meno di alcune certezze quali la perdita di calciatori importanti in momenti cruciali. Adesso, però, il nostro unico compito è quello di compattarci, affidarci a chi è più pronto e motivato e recuperare chi ancora non è al 100 per cento». 
 
Con la Juventus avete in comune anche una storica proprietà famigliare italiana in un panorama sempre più in mano a fondi e proprietà straniere: quanto è difficile, ma allo stesso tempo anche stimolante e motivo di orgoglio, riuscire a rimanere competitivi? 
«È più difficile che stimolante (sorride)! Ma soprattutto è importante non snaturarsi, meno ci si distacca da ciò che si sa fare bene e meno si corrono rischi. Chiaro, è sempre più difficile perché intorno non ci sono più solo quelle 3/4 realtà, ma ce ne sono molte di più, anche tra le medio piccole, che hanno potenzialità economiche importanti. Ma combattiamo. Poi il giorno in cui dovesse affacciarsi qualcosa di analogo per noi cercheremo il più possibile di rimanere noi stessi». 
 
A proposito di rimanere competitivi, all'orizzonte c'è un altro bel traguardo… il nuovo stadio. 
«Fino a qualche anno fa si trattava di un sogno, oggi è diventato un investimento che, al di là dell’aspetto calcistico, rappresenta un onore per noi, quello di poter dare un’opportunità così grande a questa città e a questo territorio a cui la mia famiglia è storicamente legata. Io poi credo che investimento chiami investimento, quindi mi auguro che questo progetto possa risvegliare la volontà di qualche imprenditore che veda intorno allo stadio l’opportunità di dare un nuovo volto alla città. L’iter sta andando avanti, entro metà marzo partirà la conferenza dei servizi quindi la palla passerà all’Amministrazione comunale: ora siamo in procinto di scegliere il costruttore e di comporre l’associazione temporanea con i partner che abbiamo scelto e che ci hanno scelto». 

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"Empoli, ecco gli obiettivi"

Da poco è terminata la sua esperienza all’interno del consiglio di Lega: è un ruolo che le piacerebbe tornare a ricoprire? 
«L’esperienza che ho vissuto negli ultimi due anni è stata bellissima e non nego che mi sarebbe anche piaciuto portarla avanti: continuerò a fare il mio lavoro anche per il bene di tutto il sistema calcio e poi chissà che in futuro non possano nascere altre occasioni. Ma fino a quel momento ci sarà massima collaborazione con la Lega e con il sistema in generale». 
 
Volgendo lo sguardo al medio lungo termine, quali sono gli obiettivi del suo Empoli? 
«Riuscire a portare un numero più alto possibile di giovani promesse nate nel nostro settore giovanile nel massimo campionato o comunque nel circuito calcistico, che ne ha un gran bisogno. E, di conseguenza, anche in Nazionale, come accaduto anche recentemente».

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Rebecca Corsi, domani all’Allianz Stadium contro la Juventus c'è in palio uno storico traguardo per l'Empoli, che non è mai arrivato in semifinale di Coppa Italia: è una motivazione che aiuta ad alleggerire un momento non semplice? 
«Abbiamo affrontato tutto il cammino di Coppa Italia con l’atteggiamento di sempre, di chi deve preparare al meglio ogni partita. A un certo punto ci siamo scoperti competitivi in questo percorso, tanto da tagliare il traguardo dei quarti: sappiamo che questa sfida è una cosa più grande di noi, ma è un onore disputarla e per questo la onoreremo, fino all’ultimo minuto». 
 
Che valore dà alla crescita dei vostri tanti giovani poter scendere in campo in una gara come questa? 
«Ogni partita è un’occasione preziosa per i nostri giovani, d’altronde noi viviamo di loro! E quindi anche questa dello Stadium, come già sono state quelle di Firenze e quella di Torino, sarà una grande opportunità in questo senso. Per noi, in realtà, è già un’occasione essere arrivati fino a qui: il vantaggio che spero potremo avere è quella spregiudicatezza che hanno i giovani, l’essere liberi di mente che permette di arrivare a cogliere l’attimo meglio di altri». 


A proposito di gestire una squadra giovane… Anche la Juventus quest'anno ha una media d'età molto bassa: lei che sa cosa significa, pensa che questo possa aver inciso su una stagione, quella bianconera, fin qui con tanti alti e bassi? 
«Sì, assolutamente. Lavorare con i giovani è una filosofia, o ce l’hai o non ce l’hai. Da alcuni anni la Juventus si sta prendendo questo rischio, che è tale e alla Juve lo è ancora di più. Per riuscire in questo intento va, innanzitutto, educata la piazza, che deve diventare parte integrante del progetto: è chiaro che quando un giovane sbaglia è più potente anche l’impatto che l’errore ha sul ragazzo stesso, ma se tutto l’ambiente è coeso e guarda oltre allora può davvero prendere parte a questa crescita». 

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