Mago Thuram risolleva la Juve ma non la salva: Vlahovic lo annulla due volte

Il centrocampista francese brilla in una serata buia, ma le sue giocate non evitano l'eliminazione dalla Coppa Italia

TORINO - La Juventus del primo tempo non è nemmeno un film dell'orrore: è molto peggio. Rispetto a Cagliari, il valore della prestazione è assurdamente distante. Non bastano le dita di due mani per contare i passi indietro a soli tre giorni esatti dalla trasferta in Sardegna. Bianconeri molli, svagati, ingiustificatamente presuntuosi nel modo di approcciare una gara ad eliminazione diretta. Un quarto di finale che - soprattutto dopo la prematura uscita di scena dalla Champions League - assumeva tutto un altro significato. No, giocare con quel piglio contro gran parte delle seconde linee dell'Empoli - senza dubbio, in questo scorcio di stagione, la formazione più in difficoltà d'Italia: oggi i toscani sarebbero retrocessi - non è concesso alla Juventus. I cambi di inizio ripresa, partita con la parata di Perin sullo strepitoso Maleh, hanno la sola funzione di ridare un senso ad una gara fino a quel momento inguardabile. Fuori Kelly e soprattutto un disastroso Koopmeiners, dentro Locatelli e Yildiz. Poco dopo è la volta di Conceicao. E quasi per inerzia, col passare dei minuti, la Juventus inizia a dare dei segnali di risveglio. D'altronde serviva una spinta in più per salvare il cammino in Coppa Italia, ma soprattutto un onore smarrito nel primo tempo. Senza preavviso, senza un motivo.

 

 

Thuram l'unica luce in una serata buia

Così sale in cattedra Khéphren Thuram, autore di un secondo tempo notevolissimo. In cui ha preso letteralmente per mano una squadra in grandissima difficoltà, senza però evitare l'amaro epilogo dei rigori. Porta la Juventus fino al pareggio con una giocata da urlo, di quelle che rinfrancano solo per un istante i 39.304 spettatori presenti. Riceve palla, tocca di tacco, si smarca da Henderson con una leggiadria stupenda e non dà a Vasquez neppure il tempo di pensare alla parata. In una Juventus in cui non si salva nulla, una luce c’è. Ed è quella che accende Thuram nella ripresa. Ci riesce con personalità e tecnica, ma anche con una presenza notevole sul piano fisico. E con un’intraprendenza che da sola poteva bastare per domare l’Empoli nei tempi regolamentari. Basterebbe ripensare all’occasione divorata da Vlahovic a tempo quasi scaduto: la palla per il serbo è nuovamente data dal francese, al posto giusto al momento giusto.

 

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Juve, centrocampo da rivedere: convince solo Thuram

Thuram in crescita è sicuramente una notizia confortante per Thiago Motta, al netto del gol meraviglioso che ha riacceso l’Allianz Stadium. Anche perché i compagni di reparto sono in apnea: a partire da Koopmeiners, che al posto di evolversi regredisce in maniera preoccupante, passando per Locatelli, che da qualche settimana non ha più la stessa brillantezza dei primi mesi, fino ad arrivare a Douglas Luiz, che convive con una sequenza di infortuni che non gli stanno dando pace.

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Vlahovic e Yildiz sbagliano dal dischetto e la Juve affonda

Dal dischetto sbagliano Vlahovic e Yildiz: Thuram osserva sconsolato, a centrocampo, insieme ai compagni. Lui si salva, sì, ma la Juventus affonda nel proprio fortino, salutando la Coppa Italia nella maniera peggiore possibile. Adesso resta solo il campionato: rialzarsi subito è un obbligo, ma stavolta psicologicamente la mazzata contro l’Empoli rischia di fare ancora più male del naufragio in Champions League. Così Perin: "Abbiamo fatto un primo tempo per cui proviamo vergogna. Non so se perché non siamo stati in grado di capire l’importanza della gara, dobbiamo fare un esame di coscienza". Alla fine D’Aversa non può che ringraziare la squadra: "Devo dire un grazie enorme ai miei ragazzi che hanno giocato con personalità, riuscendo anche a essere lucidi nei calci di rigore con 40mila tifosi contro".

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TORINO - La Juventus del primo tempo non è nemmeno un film dell'orrore: è molto peggio. Rispetto a Cagliari, il valore della prestazione è assurdamente distante. Non bastano le dita di due mani per contare i passi indietro a soli tre giorni esatti dalla trasferta in Sardegna. Bianconeri molli, svagati, ingiustificatamente presuntuosi nel modo di approcciare una gara ad eliminazione diretta. Un quarto di finale che - soprattutto dopo la prematura uscita di scena dalla Champions League - assumeva tutto un altro significato. No, giocare con quel piglio contro gran parte delle seconde linee dell'Empoli - senza dubbio, in questo scorcio di stagione, la formazione più in difficoltà d'Italia: oggi i toscani sarebbero retrocessi - non è concesso alla Juventus. I cambi di inizio ripresa, partita con la parata di Perin sullo strepitoso Maleh, hanno la sola funzione di ridare un senso ad una gara fino a quel momento inguardabile. Fuori Kelly e soprattutto un disastroso Koopmeiners, dentro Locatelli e Yildiz. Poco dopo è la volta di Conceicao. E quasi per inerzia, col passare dei minuti, la Juventus inizia a dare dei segnali di risveglio. D'altronde serviva una spinta in più per salvare il cammino in Coppa Italia, ma soprattutto un onore smarrito nel primo tempo. Senza preavviso, senza un motivo.

 

 

Thuram l'unica luce in una serata buia

Così sale in cattedra Khéphren Thuram, autore di un secondo tempo notevolissimo. In cui ha preso letteralmente per mano una squadra in grandissima difficoltà, senza però evitare l'amaro epilogo dei rigori. Porta la Juventus fino al pareggio con una giocata da urlo, di quelle che rinfrancano solo per un istante i 39.304 spettatori presenti. Riceve palla, tocca di tacco, si smarca da Henderson con una leggiadria stupenda e non dà a Vasquez neppure il tempo di pensare alla parata. In una Juventus in cui non si salva nulla, una luce c’è. Ed è quella che accende Thuram nella ripresa. Ci riesce con personalità e tecnica, ma anche con una presenza notevole sul piano fisico. E con un’intraprendenza che da sola poteva bastare per domare l’Empoli nei tempi regolamentari. Basterebbe ripensare all’occasione divorata da Vlahovic a tempo quasi scaduto: la palla per il serbo è nuovamente data dal francese, al posto giusto al momento giusto.

 

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