"Motta, ora è tardi: Date la Juve a Conte! Kelly per Danilo, ma come si fa?"

Il giornalista e tifoso bianconero riflette sulla complicata stagione della Juventus a seguito del ko in Coppa Italia con l’Empoli

Massimo Giletti, da tifoso bianconero che idea si è fatto della clamorosa eliminazione della Juventus in Coppa Italia? «Dopo il triennio di Allegri, i tifosi chiedevano a gran voce una Juve che potesse offrire spettacolo, e sono stati accontentati: peccato ci si ritrovi di fronte a un film dell’orrore… Quanto visto contro l’Empoli è inammissibile, ho provato una profonda vergogna. Non si può arrivare a tradire la nostra gente in questo modo. Motta per la prima volta ha chiesto scusa assumendosi le proprie responsabilità, ma è troppo tardi. Nessuno gli ha chiesto di vincere lo scudetto: era chiaro che il suo arrivo rappresentasse l’inizio di un nuovo ciclo. Ma nemmeno che la sua squadra non mostrasse in sette mesi una parvenza di identità…».

 

C’è da dire che la Juventus era in crisi ben prima dell’arrivo di Motta...
«I problemi sono iniziati nel momento in cui la dirigenza ha perso Marotta e non ha voluto scommettere nuovamente su Conte. Due errori clamorosi. Da lì la Juve si è smarrita, ha cambiato continuamente allenatori, persino quelli che vincevano (vedi Sarri, Pirlo…). Oggi la società non esiste più. Quando siamo usciti ai gironi di Champions contro il Maccabi Haifa, Andrea Agnelli è sceso dalle tribune per parlare con i media. Per metterci la faccia. Contro l’Empoli non l’ha fatto nessuno. Non avrei voluto sentire Giuntoli, ma Ferrero...».

 

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Squadra arrogante come Motta. Giuntoli non c'entra

Cosa manca a questa squadra?
«Thiago, fin qui, non è riuscito a trasferire alla rosa cosa significhi giocare per la Juventus. Non è accettabile, come non lo sono le sue dichiarazioni dopo la sconfitta con il Psv, quando ha detto che avrebbe rifatto tutto allo stesso modo. Questa squadra ha l’arroganza del suo tecnico: in troppi pensano che per vincere basti indossare la maglia bianconera. C’era davvero bisogno che Motta spiegasse alla squadra il valore della partita con l’Empoli? Evidentemente non sono giocatori da Juventus. Non ce n’è uno che abbia un po’ di carisma".

 

"Mercoledì sera Koop ha lasciato calciare la punizione a Vlahovic con fare rinunciatario e mi è venuto in mente Lucca che, invece, ha lottato con il coltello tra i denti per strappare il penalty a Thauvin. Un atteggiamento che mostra personalità, voglia di incidere. Caratteristiche che, ad oggi, non vedo in nessuno dei giocatori della Juventus. Poi non si spiega come Thiago nelle ultime partite abbia tenuto in panchina Thuram e Locatelli e insistito con Nico Gonzalez e Koopmeiners. Scelte che mi preoccupano e non poco. Fosse per me, questi due non vedrebbero più il campo».

 

Non pensa che in questo abbia anche delle responsabilità Giuntoli?
«No. Cristiano ha fatto degli investimenti importanti mettendo a disposizione del tecnico diversi profili. Nessuno poteva prevedere che Koopmeiners e Douglas Luiz si rivelassero gli alter ego dei giocatori che abbiamo ammirato nelle passate stagioni. Gli si può imputare di non aver preso ad agosto un centravanti che potesse far rifiatare Vlahovic, ma adesso ha rimediato facendo arrivare Kolo Muani».
 

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"La lezione di Pessotto. Date la Juve a Conte"

Insomma, cosa salva di questa stagione? «Il fatto che la squadra sia giovane e abbia margini di crescita. Quando attui una rivoluzione “verde” hai però bisogno di senatori che prendano per l’orecchio i meno esperti. Ricordo sempre una frase che mi disse Gianluca Pessotto: “Prima devi scegliere l’uomo e poi il giocatore”. Noi quanti uomini abbiamo? Chi doveva prendere in mano questa Juventus - e mi riferisco a Douglas Luiz - pensa solo a tingersi i capelli di giallo... Mi sarebbe piaciuto vedere questa squadra in mano ad Antonio Conte. Firmerei subito per prenderlo al posto di Motta. Credo che ci troveremmo a commentare tutta un’altra Juve».

 

Perché ne è così convinto?
«Con Antonio le gerarchie sarebbero chiare. Quest’anno la fascia è passata sul braccio di 7 giocatori diversi. Sono dettagli eloquenti. Uno scenario che non ha precedenti nella storia della Juve. Mancano punti di riferimento, leader. Come si fa a mandare via Danilo per prendere uno come Kelly?! Cento volte meglio Rugani, che - tra l’altro - era già nostro. Fa riflettere poi che i bianconeri, con il minimo sforzo, siano a soli 8 punti dalla vetta occupata dall’Inter. Un’istantanea che racconta la crisi del nostro sistema. Nella Juve vedo il malessere profondo del calcio italiano».

 

A proposito di Inter, lei è stato fra i primi a portare alla luce il caso ultras. Un’inchiesta per la quale ha ricevuto reiterate minacce telefoniche...
«Quando ti ritrovi a condurre una battaglia in solitaria per far capire che dietro alle curve di Milan e Inter si nasconda la ‘ndrangheta impari a convivere con la paura… Io sono sotto scorta da 4 anni e so bene cosa voglia dire attaccare i poteri della criminalità. Il fatto che in certi ambienti della Calabria si parli di me, non mi scoraggia. Vado avanti, come sempre lavorando a testa bassa, con l’obiettivo di portare nuovi dettagli ogni domenica. La cosa preoccupante è che i nostri media - in particolare i quotidiani - sembrano ignorare questo tema. Fanno finta di niente, come se a Milano non stesse succedendo niente...».

 

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Massimo Giletti, da tifoso bianconero che idea si è fatto della clamorosa eliminazione della Juventus in Coppa Italia? «Dopo il triennio di Allegri, i tifosi chiedevano a gran voce una Juve che potesse offrire spettacolo, e sono stati accontentati: peccato ci si ritrovi di fronte a un film dell’orrore… Quanto visto contro l’Empoli è inammissibile, ho provato una profonda vergogna. Non si può arrivare a tradire la nostra gente in questo modo. Motta per la prima volta ha chiesto scusa assumendosi le proprie responsabilità, ma è troppo tardi. Nessuno gli ha chiesto di vincere lo scudetto: era chiaro che il suo arrivo rappresentasse l’inizio di un nuovo ciclo. Ma nemmeno che la sua squadra non mostrasse in sette mesi una parvenza di identità…».

 

C’è da dire che la Juventus era in crisi ben prima dell’arrivo di Motta...
«I problemi sono iniziati nel momento in cui la dirigenza ha perso Marotta e non ha voluto scommettere nuovamente su Conte. Due errori clamorosi. Da lì la Juve si è smarrita, ha cambiato continuamente allenatori, persino quelli che vincevano (vedi Sarri, Pirlo…). Oggi la società non esiste più. Quando siamo usciti ai gironi di Champions contro il Maccabi Haifa, Andrea Agnelli è sceso dalle tribune per parlare con i media. Per metterci la faccia. Contro l’Empoli non l’ha fatto nessuno. Non avrei voluto sentire Giuntoli, ma Ferrero...».

 

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