Le colpe di Thiago Motta e quelle degli altri

L'allenatore ha confuso tutto e tutti, ma nessuno lo ha veramente aiutato

Non è tempo per analisi complesse e ragionamenti equilibrati. I social hanno scarnificato il pensiero: serve un colpevole, il patibolo, l'esecuzione e avanti un altro. La stagione della Juventus è, invece, uno dei grovigli più complicati degli ultimi trent'anni di storia bianconera, perché si mischiano problemi e prospettive, delusioni e speranze, ma soprattutto perché le responsabilità si incrociano e il colpevole non può essere uno solo. Anche con il quarto posto, obiettivo che di sportivo non ha nulla (si fa il pullman scoperto con l'estratto conto?), la stagione della Juventus ha ampiamente deluso le aspettative e ha fallito tutti gli obiettivi possibili (Supercoppa, ottavi di Champions, Coppa Italia).

 

Con una critica molto favorevole che ha accompagnato entusiasta il progetto (questo giornale in testa) e i tifosi molto comprensivi che non hanno preteso trofei e si sono dimostrati pazienti, tutto quello che doveva fare la Juventus era dimostrare impegno nel crescere e provare a lottare per qualcosa fino alla fine della stagione. Tutto è già finito, invece. E con una confusione di formazioni, ruoli, gerarchie e moduli che nessuno ci ha capito niente, forse neanche i giocatori.

Le colpe di Thiago...

Le colpe di Thiago Motta sono grandi. A febbraio sembra di vedere una squadra alle prime amichevoli estive: esperimenti, cambi di posizione, nessuna scelta definitiva. Questo montare e smontare non ha dato un'identità alla Juve, che manca di punti fermi e non ha costruito niente: ricomincia sempre da capo a ogni partita, con il rischio (come contro l'Empoli) di andare nel panico alla prima difficoltà, perché non c'è nulla a cui aggrapparsi nel gorgo mottiano. Ma una rivoluzione come quella di Motta va accompagnata.

 

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Le colpe degli altri

Ammesso che volesse farsi aiutare, Motta è stato aiutato dai dirigenti? Perché uno esperto come Giuntoli non ha spinto Motta a mettere ordine, a fissare gerarchie, a far crescere un gruppo di fedelissimi ai quali affidare la squadra nei momenti chiave come contro il Psv o l'Empoli? Giuntoli ha certamente commesso errori sul mercato (non aver preso in estate un centravanti di riserva il più grave), ma ne ha azzeccate molte spendendo poco (Thuram, Kalulu, Coinceiçao, Di Gregorio e ora Kolo e Veiga). La rosa è certamente migliorabile, ma la sua vera responsabilità è nell'aver lasciato galoppare Motta a briglie sciolte.

Conti a posto, squadra no

Anche i giocatori hanno colpe, proporzionali alla loro età, quindi non molte. Ma non mancano esempi di coetanei che si caricano sulle spalle le loro squadre e dimostrano più carattere. Parlare di "juventinità" in modo astratto non serve, maturare come uomini con sacrifici e coraggio sarebbe più utile alla causa. Chi guadagna un milione al mese come Vlahovic non può sbagliare il rigore in quel modo, perché ha uno stipendio da top 20 d'Europa e nessuno fra i top 20 ha mai tirato così male e, soprattutto, così impaurito, un rigore. Curioso, o forse no, che il giorno dopo la caporetto di Coppa Italia, escano i numeri della semestrale e siano eccellenti. Ferrero e Scanavino, con Giuntoli e Calvo, hanno realizzato un piccolo capolavoro amministrativo. Ci sarebbe quasi da festeggiare, ma la Juve è una squadra di calcio e non una finanziaria.

 

 

 

 

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Non è tempo per analisi complesse e ragionamenti equilibrati. I social hanno scarnificato il pensiero: serve un colpevole, il patibolo, l'esecuzione e avanti un altro. La stagione della Juventus è, invece, uno dei grovigli più complicati degli ultimi trent'anni di storia bianconera, perché si mischiano problemi e prospettive, delusioni e speranze, ma soprattutto perché le responsabilità si incrociano e il colpevole non può essere uno solo. Anche con il quarto posto, obiettivo che di sportivo non ha nulla (si fa il pullman scoperto con l'estratto conto?), la stagione della Juventus ha ampiamente deluso le aspettative e ha fallito tutti gli obiettivi possibili (Supercoppa, ottavi di Champions, Coppa Italia).

 

Con una critica molto favorevole che ha accompagnato entusiasta il progetto (questo giornale in testa) e i tifosi molto comprensivi che non hanno preteso trofei e si sono dimostrati pazienti, tutto quello che doveva fare la Juventus era dimostrare impegno nel crescere e provare a lottare per qualcosa fino alla fine della stagione. Tutto è già finito, invece. E con una confusione di formazioni, ruoli, gerarchie e moduli che nessuno ci ha capito niente, forse neanche i giocatori.

Le colpe di Thiago...

Le colpe di Thiago Motta sono grandi. A febbraio sembra di vedere una squadra alle prime amichevoli estive: esperimenti, cambi di posizione, nessuna scelta definitiva. Questo montare e smontare non ha dato un'identità alla Juve, che manca di punti fermi e non ha costruito niente: ricomincia sempre da capo a ogni partita, con il rischio (come contro l'Empoli) di andare nel panico alla prima difficoltà, perché non c'è nulla a cui aggrapparsi nel gorgo mottiano. Ma una rivoluzione come quella di Motta va accompagnata.

 

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