Non è tempo per analisi complesse e ragionamenti equilibrati. I social hanno scarnificato il pensiero: serve un colpevole, il patibolo, l'esecuzione e avanti un altro. La stagione della Juventus è, invece, uno dei grovigli più complicati degli ultimi trent'anni di storia bianconera, perché si mischiano problemi e prospettive, delusioni e speranze, ma soprattutto perché le responsabilità si incrociano e il colpevole non può essere uno solo. Anche con il quarto posto, obiettivo che di sportivo non ha nulla (si fa il pullman scoperto con l'estratto conto?), la stagione della Juventus ha ampiamente deluso le aspettative e ha fallito tutti gli obiettivi possibili (Supercoppa, ottavi di Champions, Coppa Italia).
Con una critica molto favorevole che ha accompagnato entusiasta il progetto (questo giornale in testa) e i tifosi molto comprensivi che non hanno preteso trofei e si sono dimostrati pazienti, tutto quello che doveva fare la Juventus era dimostrare impegno nel crescere e provare a lottare per qualcosa fino alla fine della stagione. Tutto è già finito, invece. E con una confusione di formazioni, ruoli, gerarchie e moduli che nessuno ci ha capito niente, forse neanche i giocatori.
Le colpe di Thiago...
Le colpe di Thiago Motta sono grandi. A febbraio sembra di vedere una squadra alle prime amichevoli estive: esperimenti, cambi di posizione, nessuna scelta definitiva. Questo montare e smontare non ha dato un'identità alla Juve, che manca di punti fermi e non ha costruito niente: ricomincia sempre da capo a ogni partita, con il rischio (come contro l'Empoli) di andare nel panico alla prima difficoltà, perché non c'è nulla a cui aggrapparsi nel gorgo mottiano. Ma una rivoluzione come quella di Motta va accompagnata.