Le parole contano, mica no. Ma i punti di più, molto di più. È la legge dello sport, che prevede il campo come unico, supremo e insindacabile giudice. Poi, a seconda del contesto, possono esserci più gradi di giudizio, ma è sempre il campo che sentenzia. E lo farà anche con Thiago Motta il quale, ieri, si è definito l’allenatore che vorrebbe per i suoi figli, facendo molto discutere i tifosi. Questi, per i loro figli, non si sa, ma per la Juventus ne avrebbero voluto uno che almeno passasse il turno contro le riserve dell’Empoli.
Il mistero Thuram
Certo, le conferenze di Motta, a tratti, sembrano sceneggiate da Ionesco. Non sempre le risposte sono consequenziali alle domande. Tipo quando gli hanno chiesto come mai Thuram, ultimamente, sia quasi sempre partito dalla panchina. Motta si è indispettito, reclamando la sua «competenza» ed elogiando in modo sperticato il Thuram medesimo. Il che ha lasciato surrealmente inevasa la domanda, anzi ha aumentato la curiosità: perché non ci spiega, vista la sua competenza che nessuno ha mai messo in discussione, il perché Thuram, che lui stesso ha magnificato, parta in panchina? Mistero.