TORINO - In un campionato che non sembra avere un padrone, le mani sullo scudetto possono metterle in tanti, classifica alla mano: l’importante è non farsi abbagliare, per non rischiare poi di finire risucchiati da chi insegue. La Juventus è una squadra sì giovane e inesperta - un concetto che Thiago Motta ha ripetuto allo sfinimento da inizio annata - ma è consapevole di quanto sia molto semplice risalire dalle stalle alle stelle per poi, in un battito di ciglia, ritrovarsi nuovamente a terra, a dover ricominciare tutto da capo. Adesso si va all in sul campionato, senza ulteriori distrazioni, ma i capitomboli in serie tra Champions League prima e Coppa Italia dopo non hanno solo fatto male: hanno lasciato delle cicatrici che i calciatori sanno di avere e che guardano prima di ogni partita. Per cui, all’interno dello spogliatoio juventino, i voli pindarici sono banditi per ferma convinzione del gruppo squadra: questo non significa crederci fino in fondo, nemmeno troppo velatamente, almeno fino a quando l’aritmetica permetterà di alimentare la speranza.
Juve, niente voli pindarici
Il -6 dal primo posto rischia di rappresentare un’illusione collettiva, una sorta di trappola in cui i giocatori juventini non intendono cascare e non vogliono nemmeno correre il rischio. C’è comunque della verità nelle dichiarazioni che sembrano di circostanza e ciclostilate, ma che in realtà attestano vuole trasmettere all’esterno e che sente dall’interno: l’intenzione di approcciare davvero a una partita alla volta, senza alzare lo sguardo per puntare troppo in là, con il rischio di lasciarsi prendere dalle vertigini e ben sapendo quanto la caduta possa fare male. Si potrebbe citare lo scrittore Mauro Corona quando invita a non guardare la cima di una montagna prima di cominciare la scalata: “Non devi mai guardare la cima ma il metro di terreno che ti sta davanti al naso. Superato quello ne arriva un altro, e un altro ancora. Avanti così, senza alzare gli occhi, finché ti ritrovi a calpestare aria. Lì è la cima”.