Lippi: "Il segreto Juve e quando spengo la tv. Scudetto? Non mi stupirei se..." 

Lo storico ex allenatore bianconero si è raccontato in una lunga intervista a La Repubblica: da Baggio e Del Piero alla vittoria del Mondiale

Marcello Lippi si è raccontato in una lunga intervista concessa a La Repubblica. Lo storico ex allenatore della Juventus e della Nazionale ha ripercorso i suoi successo nel mondo del calcio con il club bianconero fino all'apoteosi del Mondiale 2006 in Germania. Una carriera straordinaria che oggi ha voluto ricordare a pochi mesi dal trentesimo anniversario del primo scudetto conquistato con la Juve.

Lippi: "Primo scudetto con la Juve? Eravamo la modernità"

L'ex allenatore ha parlato così del suo primo scudetto con la Juve nel 1994-95: "Eravamo la modernità. Credo che quella squadra rappresentasse già benissimo la mia idea di calcio: aggressiva in ogni zona del campo, organizzata ma senza l’ossessione della tattica che oggi ha contagiato un po’ tutti. Avevo giocatori disposti al sacrificio. La cosa più difficile è capire cos’hanno dentro le persone, e poi allenarle nella testa. Come giocano, quello si comprende al volo". Quindi sul rapporto con la Juve“La storia, e la competenza delle persone che se ne occupano. La diversità la noti davvero soltanto quando ci sei dentro. Poi, certo, la Juventus non è solo la squadra più amata, è anche la più detestata, è antipatica perché ha vinto tanto. E allora io dico che è proprio bello essere antipatici". Spazio poi al campionato di oggi: "Spengo la tivù solo se una delle due squadre non può più essere raggiunta. Gli allenatori mi sembrano più preparati rispetto alla mia generazione, e c’è anche un maggiore equilibrio, sono sparite le squadre materasso. Lo scudetto? Non mi stupirei se tornasse in gioco pure la Juve".

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Lippi: "Il più grande che ho avuto? Penso a Del Piero e Zidane"

Lippi è quindi tornato al 2003, quado fu ospite con tutta la Juve a Sanremo“Guarda, era il 2003, tutti noi della Juve sul palco di Sanremo a cantare questo brano per beneficenza, per l’ospedale Gaslini. Presentava Mike, altro bianconero". Quindi sui migliori calciatori da lui allenati: “Ne ho allenati tanti, e tanti magnifici. Baggio è stato uno dei più grandi della storia. Il più grande? Mmmm, come faccio? Se dico Del Piero non posso non pensare a Zidane, se dico Zidane non posso non pensare a Del Piero… E poi Vialli che mi manca tanto: generoso, ironico, intelligentissimo, un fuoriclasse e un mattacchione. Ma anche Conte, che era il mio punto di riferimento. E Pirlo, Nedved, Totti, Gattuso, Gigi… E Roberto Baggio, certamente: uno dei più grandi della storia. Tra quelli che non ho allenato direi Maradona, Messi e Van Basten. Anche se quello immenso, visto solo in televisione, è stato Pelé".

 

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Lippi: "Spero che i giovani si ricordino del nostro Mondiale"

Spazio al capitolo Nazionale, con il Mondiale vinto nel 2006: "Spero che queste nuove generazioni si facciano un giro su YouTube, ogni tanto, per guardare le partite del nostro Mondiale. Avere reso felice tanta gente è la massima soddisfazione della mia carriera. Allenare gli azzurri è un po’ come fare il Presidente della Repubblica: sei di tutti. E io so che non ci dimenticheranno mai. Nostalgia? Ho smesso ormai da cinque anni, e la panchina sinceramente non mi manca". Infine sulla finale del Mondiale del 1982: “Guardavo e imparavo. Quella squadra così aggressiva e perfetta è stato uno dei miei modelli assoluti”.

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Marcello Lippi si è raccontato in una lunga intervista concessa a La Repubblica. Lo storico ex allenatore della Juventus e della Nazionale ha ripercorso i suoi successo nel mondo del calcio con il club bianconero fino all'apoteosi del Mondiale 2006 in Germania. Una carriera straordinaria che oggi ha voluto ricordare a pochi mesi dal trentesimo anniversario del primo scudetto conquistato con la Juve.

Lippi: "Primo scudetto con la Juve? Eravamo la modernità"

L'ex allenatore ha parlato così del suo primo scudetto con la Juve nel 1994-95: "Eravamo la modernità. Credo che quella squadra rappresentasse già benissimo la mia idea di calcio: aggressiva in ogni zona del campo, organizzata ma senza l’ossessione della tattica che oggi ha contagiato un po’ tutti. Avevo giocatori disposti al sacrificio. La cosa più difficile è capire cos’hanno dentro le persone, e poi allenarle nella testa. Come giocano, quello si comprende al volo". Quindi sul rapporto con la Juve“La storia, e la competenza delle persone che se ne occupano. La diversità la noti davvero soltanto quando ci sei dentro. Poi, certo, la Juventus non è solo la squadra più amata, è anche la più detestata, è antipatica perché ha vinto tanto. E allora io dico che è proprio bello essere antipatici". Spazio poi al campionato di oggi: "Spengo la tivù solo se una delle due squadre non può più essere raggiunta. Gli allenatori mi sembrano più preparati rispetto alla mia generazione, e c’è anche un maggiore equilibrio, sono sparite le squadre materasso. Lo scudetto? Non mi stupirei se tornasse in gioco pure la Juve".

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