Kolo Muani: “La Juve mi ha aperto le porte. Futuro? Non ho chiuso con il Psg…”

Dalle origini con i provini in Italia alla possibile permanenza in bianconero dopo il prestito: l'attaccante francese si racconta

Dopo aver avuto un impatto devastante sul campionato italiano, con cinque reti realizzate in appena sei partite, Kolo Muani ha parlato a La Repubblica. Il centravanti francese si è espresso sul suo momento con la Juventus e su una possibile permanenza dopo la fine del prestito dal Psg. Una decisione che arriverà solo al termine della stagione, con i bianconeri attualmente ancora in lotta per obiettivi importanti in Serie A.

Kolo Muani: "Provini in Italia? Era nel destino"

L'attaccante classe 1998 ha svelato qualcosa in più sulle sue origini, con l'infanzia trascorsa nelle periferie di Parigi con Kylian Mbappé“Siamo nati a Bondy a pochi giorni di distanza uno dall’altro, io il 5 dicembre e lui il 20, ma io sono di Villepinte: di mezzo c’erano 20 km, per un bambino un mondo. Lui era già la star della zona ed è andato via presto, mentre io ho continuato a fare provini. Ed è in Italia che stavano per prendermi. Avevo 16 anni, ero così timido, così legato alla famiglia: sono stati giorni duri. La Cremonese mi avrebbe preso, ma non mi propose quello che mi aspettavo. Non venendo da un centro di formazione, avrei avuto bisogno di 2 o 3 anni per mettere delle basi, ma me ne garantivano uno solo. Invece il Vicenza? Lì fui a due dita dalla firma, però mio padre non era entusiasta che andassi all’estero e mi fece rientrare. Io volevo restare e inseguire il mio sogno, ma aveva ragione papà. Perché l'Italia? Forse ce l’avevo nel destino. Erano le uniche due squadre a volermi, anche se poi ho avuto modo di fare altri provini, prima al Rennes e poi al Nantes, che infine mi ha preso".

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Kolo Muani e l'esordio con Conceicao: "Non lo dimenticherò mai"

Kolo Muani ha quindi parlato del suo esordio nel calcio professionistico con il Nantes, arrivato sotto la guida di Sergio Conceicao: "Il Nantes mi manda a farmi le ossa a Boulogne-sur-Mer, seconda divisione. All’esordio, reagisco male a un fallo e vengo espulso. Al rientro dalla squalifica, la stessa cosa: altro rosso. Lì sono cambiato: ho perso due volte la testa, l’ho ritrovata e non l’ho persa più. Sergio Conceicao è stato il primo a convocarmi quando sono tornato Nantes. Mi disse cose che mi stampai in testa, cioè che anche secondo lui che ero troppo nonchalant e che avrei dovuto lavorare di più, perché vedeva in me un grande potenziale".

Kolo Muani: "Finale Mondiale? Non ho rimpianti"

Il classe 1998 è poi tornato su uno dei momenti che più hanno segnato la sua carriera, ovvero la parata di Martinez nella finale del Mondiale 2022“Sì, una buona parata, ha fatto quello che doveva. Lui ha fatto il portiere, io l’attaccante, ha vinto lui. Fu tutto così veloce e un po’ folle. So che se avessi segnato sarei entrato nella storia. Ho immaginato mille volte che sarebbe potuta andare diversamente e ci ho messo un po’ a riprendermi, ma ci sono riuscito. Non ho rimpianti, è il calcio".

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Kolo Muani: "Il Psg non è un capitolo chiuso" 

Quindi sull'esperienza al Psg, con cui non è mai riuscito ad imporsi come titolare: “Un francese nel Psg, oltretutto costato 90 milioni, ha una pressione enorme e non tutti sono in grado di reggerla. Io non ci sono riuscito. Ho avuto delle possibilità e non le ho sfruttate. Fa male al cuore, ma lo ridico: è il calcio, non ho rimpianti. Rapporto con Luis Enrique? Molto molto buono. Lui è davvero un ottimo allenatore, mi ha dato un’enormità di consigli, è una fortuna avere un tecnico come lui. In campo andavo io, non lui. Le opportunità me le ha date. Capitolo chiuso? Non lo definirei chiuso, visto che ho ancora un contratto con loro".

Kolo Muani: "Restare alla Juve? Mi ha aperto le porte"

Infine il capitolo Juve, con la possibilità di rimanere anche dopo la fine del prestito: "La mia volontà è di giocare e di divertirmi, ma se le cose continuano così, perché no? La Juventus è il club che mi ha aperto le porte. Ho parlato molto con Motta prima di venire, mi ha spiegato come vedeva le cose, come avremmo giocato. È questo che mi ha attirato e spinto a firmare. Non credevo che i miei esordi riuscissero così bene. Mi sento adatto al calcio europeo. Centravanti o ala? Sono un attaccante e al giorno d’oggi bisogna essere polivalenti, quindi sto bene al centro come da esterno. Preferisco giocare negli spazi, prendere la profondità e sfruttare la mia velocità, ma sto dimostrando di sapere anche combinare nello stretto: contro il Verona, il gol nasce dalla mia palla per Locatelli. Poi sull'ultima settimana con l'eliminazione dalla Coppa Italia ed il -6 dalla vetta: “Il calcio è così. Meglio ragionare di partita in partita. Sono contento di incrociare Retegui, con l’Atalanta: lo conoscevo poco, mi sta colpendo come sia a suo agio davanti alla porta, la sua fame di gol”.

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Dopo aver avuto un impatto devastante sul campionato italiano, con cinque reti realizzate in appena sei partite, Kolo Muani ha parlato a La Repubblica. Il centravanti francese si è espresso sul suo momento con la Juventus e su una possibile permanenza dopo la fine del prestito dal Psg. Una decisione che arriverà solo al termine della stagione, con i bianconeri attualmente ancora in lotta per obiettivi importanti in Serie A.

Kolo Muani: "Provini in Italia? Era nel destino"

L'attaccante classe 1998 ha svelato qualcosa in più sulle sue origini, con l'infanzia trascorsa nelle periferie di Parigi con Kylian Mbappé“Siamo nati a Bondy a pochi giorni di distanza uno dall’altro, io il 5 dicembre e lui il 20, ma io sono di Villepinte: di mezzo c’erano 20 km, per un bambino un mondo. Lui era già la star della zona ed è andato via presto, mentre io ho continuato a fare provini. Ed è in Italia che stavano per prendermi. Avevo 16 anni, ero così timido, così legato alla famiglia: sono stati giorni duri. La Cremonese mi avrebbe preso, ma non mi propose quello che mi aspettavo. Non venendo da un centro di formazione, avrei avuto bisogno di 2 o 3 anni per mettere delle basi, ma me ne garantivano uno solo. Invece il Vicenza? Lì fui a due dita dalla firma, però mio padre non era entusiasta che andassi all’estero e mi fece rientrare. Io volevo restare e inseguire il mio sogno, ma aveva ragione papà. Perché l'Italia? Forse ce l’avevo nel destino. Erano le uniche due squadre a volermi, anche se poi ho avuto modo di fare altri provini, prima al Rennes e poi al Nantes, che infine mi ha preso".

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