“Koopmeiners, la testa non c’entra. Scudetto subito? Conte parlò con la Juve”

Il match di stasera secondo il doppio ex Carrera: “Battendo l’Atalanta, i bianconeri manderebbero un messaggio chiaro in ottica scudetto”

Massimo Carrera, al netto degli up and down a cui la Juventus ci ha ormai abituati nel corso della stagione, che partita si aspetta contro l’Atalanta? «Il calcio è proprio strano, una montagna russa: un giorno sei deludente a 360 gradi, e l’altro ti ritrovi in corsa per lo scudetto. Alla sfida di stasera, però, penso ci arrivi meglio la Juventus. Psicologicamente mi sembra che i ragazzi di Motta stiano bene: i pochi punti dalla vetta ispirano fiducia. Ecco perché la partita di stasera diventa fondamentale. Con una vittoria contro la Dea, i bianconeri manderebbero un messaggio chiarissimo a tutti: “per lo scudetto ci siamo anche noi fino alla fine”. Ora però non possono più permettersi passi falsi, specie con le squadre più piccole». 


Che giudizio si sente di dare al lavoro svolto da Thiago Motta? 
«Quando vuoi costruire qualcosa di speciale ci vuole tanta pazienza. La Juve nel mercato estivo ha ridisegnato le fondamenta della squadra. Motta ha delle buonissime qualità, ma bisogna dargli tempo. È troppo presto per le sentenze. Può sembrare scontato, ma nel calcio cambiare non è così semplice come si crede, specie alla Juve… Giuntoli ha affidato a Thiago un gruppo forte e di prospettiva. Poi può anche capitare che un determinato giocatore non si trovi tatticamente nella realtà in cui arriva. Penso a Koopmeiners: le sue caratteristiche erano perfette per il gioco di Gasperini. Alla Juve sta avendo difficoltà, ma non credo sia un problema di testa. Forse le sue qualità - che non si discutono - non sposano appieno il gioco di Motta. Vedremo cosa succederà da qui a fine stagione, mai dire mai…». 
 
E che mi dice del quarto posto? Pensa sia un obiettivo in linea con la spesa sostenuta dal club in estate? 
«Secondo me sì. Ripeto, la Juve ha vissuto una vera e propria rifondazione. Con la qualificazione in Champions si inizierebbero a ricostruire i presupposti per tornare a vincere». 

 

 

 

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Lo scudetto con Conte e Thiago Motta

Eppure a lei e Conte è bastato un anno per riportare lo scudetto a Torino... 
«Fu Conte a parlare con la società, quindi non saprei dirle con certezza quali fossero gli obiettivi prefissati con la società. Di certo, però, tra questi non poteva rientrare lo scudetto. Sapevamo di non essere i favoriti, quindi ragionavamo partita per partita, cercando di portare a casa più punti possibili. La squadra seguiva Antonio alla perfezione: ci è voluto poco per capire che potevamo giocarcela con tutti. L’episodio chiave? Penso alla vittoria con il Palermo al Barbera: fu la giornata del sorpasso in classifica al primo posto, con il Milan che perse in casa contro la Fiorentina. Lì abbiamo messo la freccia e alzato i giri del motore…». 
 
In Nazionale ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con Motta. Si aspettava un futuro da tecnico? 
«Assolutamente sì: era un centrocampista intelligente, dettava lui le geometrie della squadra. Thiago poi era impeccabile a livello professionale. Un ragazzo carismatico, di carattere. Di certo non un chiacchierone, ma quando entrava in campo si faceva sentire». 
 
Che ricordi ha di quell’Europeo? 
«Quello non era un gruppo, ma una famiglia. C’era piacere nello stare insieme ed è questo il segreto delle imprese più belle. Non potevamo contare su un bagaglio tecnico di primo livello, ma con spirito di sacrificio siamo riusciti comunque a riaccendere nei cuori degli italiani la passione e l’amore per i colori azzurri. Siamo usciti ai quarti con la Germania, eppure tutti si ricordano ancora di quella Nazionale. È la soddisfazione più bella». 

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Massimo Carrera, al netto degli up and down a cui la Juventus ci ha ormai abituati nel corso della stagione, che partita si aspetta contro l’Atalanta? «Il calcio è proprio strano, una montagna russa: un giorno sei deludente a 360 gradi, e l’altro ti ritrovi in corsa per lo scudetto. Alla sfida di stasera, però, penso ci arrivi meglio la Juventus. Psicologicamente mi sembra che i ragazzi di Motta stiano bene: i pochi punti dalla vetta ispirano fiducia. Ecco perché la partita di stasera diventa fondamentale. Con una vittoria contro la Dea, i bianconeri manderebbero un messaggio chiarissimo a tutti: “per lo scudetto ci siamo anche noi fino alla fine”. Ora però non possono più permettersi passi falsi, specie con le squadre più piccole». 


Che giudizio si sente di dare al lavoro svolto da Thiago Motta? 
«Quando vuoi costruire qualcosa di speciale ci vuole tanta pazienza. La Juve nel mercato estivo ha ridisegnato le fondamenta della squadra. Motta ha delle buonissime qualità, ma bisogna dargli tempo. È troppo presto per le sentenze. Può sembrare scontato, ma nel calcio cambiare non è così semplice come si crede, specie alla Juve… Giuntoli ha affidato a Thiago un gruppo forte e di prospettiva. Poi può anche capitare che un determinato giocatore non si trovi tatticamente nella realtà in cui arriva. Penso a Koopmeiners: le sue caratteristiche erano perfette per il gioco di Gasperini. Alla Juve sta avendo difficoltà, ma non credo sia un problema di testa. Forse le sue qualità - che non si discutono - non sposano appieno il gioco di Motta. Vedremo cosa succederà da qui a fine stagione, mai dire mai…». 
 
E che mi dice del quarto posto? Pensa sia un obiettivo in linea con la spesa sostenuta dal club in estate? 
«Secondo me sì. Ripeto, la Juve ha vissuto una vera e propria rifondazione. Con la qualificazione in Champions si inizierebbero a ricostruire i presupposti per tornare a vincere». 

 

 

 

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