Sprofondo Motta, il rischio che la Juve non può correre: il danno sarebbe enorme

Thiago a tempo, con la Fiorentina è già decisiva anche se la società continua pubblicamente a confermargli la fiducia

Thiago Motta è l’allenatore della Juventus. Punto. Thiago Motta sarà tra una settimana l’allenatore della Juventus. Punto di domanda. Perché se è vero che il tecnico è dato per confermato, direttamente e no dalla dirigenza, è altrettanto vero che a fronte di una nuova debacle, domenica a Firenze, la sua posizione potrebbe vacillare, soprattutto se l’eventuale sconfitta con i Viola venisse accompagnata da una prestazione impalpabile come quella offerta domenica sera allo Stadium contro l’Atalanta. Qui, sia chiaro come il sole, in discussione non è il progetto, quello della sostenibilità abbinata alla competitività: che era e resterà la nuova pietra angolare scelta dalla proprietà. In discussione, invece, colui che è stato scelto per esaltare il materiale messogli a disposizione: l’allenatore.

I fallimenti di Motta

E visto che dopo aver fallito gli assalti alla Supercoppa, alla Coppa Italia e all’ottavo di Champions League, il rischio di fare un buco nell’acqua con il quarto posto è sempre più serio, ecco che una nuova profonda delusione al Franchi imporrebbe profondissime riflessioni. Tra l’altro, a quel punto, a nove giornate dalla fine e con la concomitante sosta per via degli impegni della Nazionali, la situazione potrebbe assumere il classico scenario che la storia del calcio racconta come tipica per la decisione del cambio in panchina. Ormai, dopo aver fallito tutti gli altri obiettivi sportivi di inizio stagione, non resta che la qualificazione alla prossima edizione della Champions, conditio che si interseca non poco anche con il traguardo della rimessa in ordine dei conti, aspetto sulla quale la Juventus è in linea col programma come testimonia la semestrale positiva per circa 17 milioni, segno “più” che non si vedeva da sei bilanci.

 

 

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L'importanza di un posto Champions

Non qualificarsi per il prossimo impegno europeo più prestigioso significherebbe perdere un introito minimo da 65 milioni, mitigato marginalmente ed eventualmente dagli introiti dell’Europa League o della Conference. Un danno non solo finanziario, ma anche di immagine, che la Juventus cercherà di evitare in tutti i modi. E se alla Continassa si dovessero convincere che Motta in questo momento rappresenta un problema invece che un valore aggiunto, ecco che sarebbe fisiologico, seppur a malincuore, ammettere l’errore della scelta estiva e provvedere alla sua rimozione dall’incarico. La decisione dell’eventuale esonero non sarebbe dunque esclusivamente legata a una brutta sconfitta con la Fiorentina. Sulla bilancia verrebbero messi anche altri fattori, peraltro più importanti perché legati alla gestione del futuro prossimo, gli ultimi nove turni, in cui la Juventus dovrà dare il 100%, focalizzandosi sull’unica cosa che conterà: non il gioco, non la valorizzazione dei giovani, bensì i punti da conquistare in qualsiasi modo per finire dietro le prime tre. Anche in modo sporco.

 

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Tutti gli errori di Motta

Contro l’Atalanta, nella mezzora che ha preceduto il rigore di Retegui e il conseguente crollo psicologico bianconero che ha dato il “la” alla valanga nerazzurra, la Juventus aveva dato l’impressione di essere attenta al “come” più che al “cosa”. La ricerca reiterata e a volte stucchevole di azioni di prima, con fraseggi tanto eleganti quanto complicati man mano che ci si avvicinava all’area di rigore di Carnesecchi, erano e sono la cartina di tornasole della scala di priorità che si vive nella squadra su ordine del tecnico. Al primo posto non ci deve essere la ricerca ossessionata del bel gioco bensì l’ossessione di portare a casa più punti dell’avversario. Il famoso percorso di crescita può aspettare e magari nutrirsi dell’entusiasmo che le vittorie innescano. Di questo passo Motta rischia seriamente di finire vittima di se stesso, della sua ricerca esasperata di una squadra capace di esprimersi a prescindere dagli interpreti e questo continuo interscambio non ha fatto altro che accrescere le insicurezze soprattutto nei giovani. Insomma, troppi errori di gestione tecnica, tattica e mentale risultano ascrivibili a Thiago Motta e se questa sensazione dovesse vivere un upgrade di status nella mente della dirigenza ecco che la conseguenza non potrebbe che essere una. Sì, Thiago Motta ha ancora altri due anni di contratto ma a volte i ragionamenti prescindono da situazioni che solo di facciata possono rappresentare certezze per il futuro.

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Thiago Motta è l’allenatore della Juventus. Punto. Thiago Motta sarà tra una settimana l’allenatore della Juventus. Punto di domanda. Perché se è vero che il tecnico è dato per confermato, direttamente e no dalla dirigenza, è altrettanto vero che a fronte di una nuova debacle, domenica a Firenze, la sua posizione potrebbe vacillare, soprattutto se l’eventuale sconfitta con i Viola venisse accompagnata da una prestazione impalpabile come quella offerta domenica sera allo Stadium contro l’Atalanta. Qui, sia chiaro come il sole, in discussione non è il progetto, quello della sostenibilità abbinata alla competitività: che era e resterà la nuova pietra angolare scelta dalla proprietà. In discussione, invece, colui che è stato scelto per esaltare il materiale messogli a disposizione: l’allenatore.

I fallimenti di Motta

E visto che dopo aver fallito gli assalti alla Supercoppa, alla Coppa Italia e all’ottavo di Champions League, il rischio di fare un buco nell’acqua con il quarto posto è sempre più serio, ecco che una nuova profonda delusione al Franchi imporrebbe profondissime riflessioni. Tra l’altro, a quel punto, a nove giornate dalla fine e con la concomitante sosta per via degli impegni della Nazionali, la situazione potrebbe assumere il classico scenario che la storia del calcio racconta come tipica per la decisione del cambio in panchina. Ormai, dopo aver fallito tutti gli altri obiettivi sportivi di inizio stagione, non resta che la qualificazione alla prossima edizione della Champions, conditio che si interseca non poco anche con il traguardo della rimessa in ordine dei conti, aspetto sulla quale la Juventus è in linea col programma come testimonia la semestrale positiva per circa 17 milioni, segno “più” che non si vedeva da sei bilanci.

 

 

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