Sacrifici pazzeschi e rischi concreti: la rivoluzione Juve sta per partire

Non solo l’allenatore, si va verso l’ennesimo anno zero: mezza squadra non ha più il posto assicurato

Si andrà verso l’ennesimo anno zero, in casa Juve. A meno di due mesi clamorosi in positivo sotto tutti gli aspetti - risultati, gioco, gestione del gruppo e della comunicazione - le possibilità che Thiago Motta riesca a onorare i due anni abbondanti che gli restano di contratto sono in discesa libera. E non è da escludere che una eventuale sconfitta a Firenze possa addirittura portare la Juventus ad anticipare la drastica decisione. Gli scenari ipotetici sono tanti: in caso di traghettatore interno, il nome più gettonato è quello di Magnanelli, allenatore della Primavera bianconera (più di Brambilla che guida la Next Gen). E a quel punto, a giugno, il favorito al momento sarebbe Gasperini, a fine corsa con l’Atalanta dopo 9 anni di crescita e risultati. Ma attenzione anche ad altre variabili, come Xavi, Pioli e Mancini (più difficile Conte, legato ancora al Napoli di De Laurentiis con un contrattone). Però si sentono venti di rivoluzione che non riguarderanno soltanto la guida tecnica: rischiano tutti, a ogni livello. Perché per far ripartire il progetto la Juve potrebbe anche pensare a innesti a livello societario, per strutturare ancora di più la dirigenza. E poi c’è un parco giocatori da rifare o quasi. 

Yildiz, Vlahovic e Kolo Muani: il futuro in attacco

Andiamo a vedere la situazione nel dettaglio, con due doverose premesse: la scelta sull’allenatore (anche in caso di una conferma di Motta) influenzerà inevitabilmente le decisioni sulla rosa attuale e sul mercato; la partecipazione o meno alla Champions League inciderà non tanto sulle scelte, quanto sulle situazioni di qualche singolo. Come Yildiz, l’esempio forse più eclatante. Ma dall’accesso alla Champions dipendono anche le speranze di trattenere Kolo Muani, la cui operazione è già complessa di suo con il Psg: l’intenzione del francese è chiara, formula, costi e fattibilità un po’ meno. Analizzando un reparto alla volta, proprio dall’attacco ricomincerà l’anno zero: la percentuale di permanenza di Vlahovic è ridotta al lumicino. E non è zero perché il serbo è ancora sotto contratto - fino al 2026 - e, guadagnando 12 milioni netti a stagione, può anche pensare di arrivare a fine contratto per poi liberarsi a parametro zero. Una ipotesi che il club bianconero cercherà di scongiurare con una cessione, anche perché segnali di rinnovo per spalmare l’ingaggio non sembrano esserci all’orizzonte.

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Mbangula come Soulé

E se Mbangula verrà probabilmente sacrificato sull’altare del bilancio - come già successo ai suoi compagni di Next Gen quali Soulé, Barrenechea, Huijsen ecc... - lo stesso non potrà succedere per Nico Gonzalez: non può essere svenduto per evitare una minusvalenza, ma la sua conferma nella Juve della prossima stagione sarà molto legata alla scelta sul tecnico. Più di quella su Conceiçao, che deve essere ancora acquistato dal Porto: però sul portoghese c’è già una linea tracciata che porta a propendere per la permanenza, pur senza certezze. 

Quasi certa è la conferma di Koopmeiners: si proverà a rilanciarlo, a maggior ragione se l’allenatore dovesse davvero essere Gasperini, suo mentore a Bergamo. In generale il centrocampo sarà forse il reparto da toccare meno: a meno di sorprese avanti con Locatelli, Thuram e Koopmeiners, mentre Adzic avrà bisogno di fare esperienza altrove.

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Eccezione Douglas Luiz. E Cambiaso...

Unica eccezione Douglas Luiz: sempre più slegato dall’ambiente Juve, anche per comportamenti fuori dal campo già attenzionati dalla società. La difesa avrà in Di Gregorio, Bremer e i perni dai quali ripartire al di là del sistema di gioco da utilizzare. Per gli altri saranno decisive le variabili, anche per Gatti. I nuovi Kelly e Veiga hanno situazioni diverse: per l’inglese c’è l’obbligo di riscatto, ma il destino è in bilico comunque, il portoghese tornerà a Londra e trattare con il Chelsea a cifre ragionevoli non sarà semplice. Cambiaso ha mercato e c’è chi lo indica quale promesso sposo del City, ma dipenderà dalla decisione sul tecnico, a meno che il bilancio (e quindi pure la partecipazione o no alla Champions) non imponga sacrifici necessari. Weah ha meno estimatori di Cambiaso e di solito piace a ogni allenatore per versatilità, però non è un intoccabile. E Savona? Per l’Under 21 azzurro potrebbe essere applicato lo stesso discorso di Mbangula, con una variante: in quel ruolo non ci sono tanti italiani, per di più di formazione nel club, fattore utile per le liste. 

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Si andrà verso l’ennesimo anno zero, in casa Juve. A meno di due mesi clamorosi in positivo sotto tutti gli aspetti - risultati, gioco, gestione del gruppo e della comunicazione - le possibilità che Thiago Motta riesca a onorare i due anni abbondanti che gli restano di contratto sono in discesa libera. E non è da escludere che una eventuale sconfitta a Firenze possa addirittura portare la Juventus ad anticipare la drastica decisione. Gli scenari ipotetici sono tanti: in caso di traghettatore interno, il nome più gettonato è quello di Magnanelli, allenatore della Primavera bianconera (più di Brambilla che guida la Next Gen). E a quel punto, a giugno, il favorito al momento sarebbe Gasperini, a fine corsa con l’Atalanta dopo 9 anni di crescita e risultati. Ma attenzione anche ad altre variabili, come Xavi, Pioli e Mancini (più difficile Conte, legato ancora al Napoli di De Laurentiis con un contrattone). Però si sentono venti di rivoluzione che non riguarderanno soltanto la guida tecnica: rischiano tutti, a ogni livello. Perché per far ripartire il progetto la Juve potrebbe anche pensare a innesti a livello societario, per strutturare ancora di più la dirigenza. E poi c’è un parco giocatori da rifare o quasi. 

Yildiz, Vlahovic e Kolo Muani: il futuro in attacco

Andiamo a vedere la situazione nel dettaglio, con due doverose premesse: la scelta sull’allenatore (anche in caso di una conferma di Motta) influenzerà inevitabilmente le decisioni sulla rosa attuale e sul mercato; la partecipazione o meno alla Champions League inciderà non tanto sulle scelte, quanto sulle situazioni di qualche singolo. Come Yildiz, l’esempio forse più eclatante. Ma dall’accesso alla Champions dipendono anche le speranze di trattenere Kolo Muani, la cui operazione è già complessa di suo con il Psg: l’intenzione del francese è chiara, formula, costi e fattibilità un po’ meno. Analizzando un reparto alla volta, proprio dall’attacco ricomincerà l’anno zero: la percentuale di permanenza di Vlahovic è ridotta al lumicino. E non è zero perché il serbo è ancora sotto contratto - fino al 2026 - e, guadagnando 12 milioni netti a stagione, può anche pensare di arrivare a fine contratto per poi liberarsi a parametro zero. Una ipotesi che il club bianconero cercherà di scongiurare con una cessione, anche perché segnali di rinnovo per spalmare l’ingaggio non sembrano esserci all’orizzonte.

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