Non solo Motta, tutta la dirigenza Juve sotto esame: è la resa dei conti

La proprietà segue con attenzione anche gli effetti sul bilancio della stagione deludente e il lavoro dei dirigenti verrà valutato con attenzione

TORINO - Tutti sotto esame. Come è inevitabile che sia, nel calcio, quando i risultati che non funzionano rischiano di minare anche i conti economici. Maurizio Scanavino, amministratore delegato, e soprattutto Cristiano Giuntoli, direttore tecnico, sono i due dirigenti che hanno preso in carico il compito di avviare il risanamento che deve passare attraverso il ringiovanimento della rosa e l’abbattimento del monte ingaggi (operazione già avviata nelle precedenti gestioni) per «creare valore», come ama spiegare lo stesso Giuntoli, sempre molto assorbito dallaquestione conti”, in vista di un sostentamento che permetta di non ricorrere più all’intervento dell’azionista attraverso gli aumenti di capitale.

I costi del mercato di gennaio

Un percorso economico che doveva andare di pari passo con quello tecnico, attraverso la valorizzazione dei giocatori, e sportivo, con il raggiungimento degli obiettivi. Ecco, il combinato disposto tra la crisi di risultati e la valutazione sulla formula di alcune operazioni, soprattutto nel mercato di gennaio, ha fatto sì che si siano accese attenzioni nonostante l’indubbio risultato di una semestrale positiva come non accadeva dal 2018. A sollevare qualche perplessità, però, sono stati appunto i costi del mercato di gennaio - 15 milioni di uscite immediate, con i soli acquisti di Kelly e Costa, mentre Kolo Muani (operazione da 5 milioni) e Veiga sono arrivati in prestito, a fronte di 10 in entrata dalle cessioni- e i denari impegnati per la campagna acquisti estiva, a cui vanno aggiunti i riscatti futuri. Nel primo caso si arriva a una cifra appena inferiore ai 300 milioni, se scatteranno tutti i bonus previsti dai vari contratti e considerando le spalmature per riscatti nelle stagioni successive. Nel caso in cui, poi, si lavorasse per confermare giocatori che ora sono in prestito come Conceiçao (serviranno 30 milioni per la clausola) e Kolo Muani, ci si avvicinerà ai 400 milioni, una cifra decisamente “importante”, come si usa sostenere nel gergo del calciomercato.

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I conti senza Champions

Per compensare le uscite, il dt bianconero ha incassato da cessioni (circa 150 milioni, soprattutto grazie a giovani usciti dalla Next Gen) e ha tagliato gli stipendi, rinunciando al rinnovo di Rabiot (uno degli ingaggi più pesanti) e di altri senatori. Un impatto notevole, dunque, che avrà ripercussioni anche sulle prossime gestioni e che soprattutto dovrà andare di pari passo con i risultati sportivi. Anzi, e purtroppo, “avrebbe dovuto” andare di pari passo, perché la mancanza di risultati sul campo ha messo tutto in discussione e, inevitabilmente, ha fatto alzare molti e importanti sopraccigli nell’universo variegato del mondo Juventus. Con la conseguenza di uno stallo per le prossime operazioni di mercato e di rinnovi contrattuali. Il rischio di non qualificarsi alla prossima Champions - ormai è praticamente certo che l’Italia avrà solo quattro slot - ha ulteriormente alzato il livello di attenzione, anche in conseguenza del rischio di un aumento di capitale. Per evitarlo, se dovesse verificarsi la peggiore delle ipotesi, Giuntoli avrà a disposizione l’inedita finestra di mercato di giugno per cedere dei pezzi pregiati e, soprattutto, per convincere che la semestrale non è stata solo una felice eccezione e che il suo progetto poggia su gambe solide.

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TORINO - Tutti sotto esame. Come è inevitabile che sia, nel calcio, quando i risultati che non funzionano rischiano di minare anche i conti economici. Maurizio Scanavino, amministratore delegato, e soprattutto Cristiano Giuntoli, direttore tecnico, sono i due dirigenti che hanno preso in carico il compito di avviare il risanamento che deve passare attraverso il ringiovanimento della rosa e l’abbattimento del monte ingaggi (operazione già avviata nelle precedenti gestioni) per «creare valore», come ama spiegare lo stesso Giuntoli, sempre molto assorbito dallaquestione conti”, in vista di un sostentamento che permetta di non ricorrere più all’intervento dell’azionista attraverso gli aumenti di capitale.

I costi del mercato di gennaio

Un percorso economico che doveva andare di pari passo con quello tecnico, attraverso la valorizzazione dei giocatori, e sportivo, con il raggiungimento degli obiettivi. Ecco, il combinato disposto tra la crisi di risultati e la valutazione sulla formula di alcune operazioni, soprattutto nel mercato di gennaio, ha fatto sì che si siano accese attenzioni nonostante l’indubbio risultato di una semestrale positiva come non accadeva dal 2018. A sollevare qualche perplessità, però, sono stati appunto i costi del mercato di gennaio - 15 milioni di uscite immediate, con i soli acquisti di Kelly e Costa, mentre Kolo Muani (operazione da 5 milioni) e Veiga sono arrivati in prestito, a fronte di 10 in entrata dalle cessioni- e i denari impegnati per la campagna acquisti estiva, a cui vanno aggiunti i riscatti futuri. Nel primo caso si arriva a una cifra appena inferiore ai 300 milioni, se scatteranno tutti i bonus previsti dai vari contratti e considerando le spalmature per riscatti nelle stagioni successive. Nel caso in cui, poi, si lavorasse per confermare giocatori che ora sono in prestito come Conceiçao (serviranno 30 milioni per la clausola) e Kolo Muani, ci si avvicinerà ai 400 milioni, una cifra decisamente “importante”, come si usa sostenere nel gergo del calciomercato.

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