Tudor, lasci o raddoppi? Tutto dipende dalla Champions: quanti punti servono

Con la sfida dello Stadium al Genoa scatta la rincorsa di Igor al quarto posto e al sogno di un futuro in bianconero: dati e precedenti

TORINO - Quattro mesi di contratto, con possibile estensione di un anno in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Solo nove partite per ricostruire un gruppo sfaldatosi dopo le batoste con Atalanta e Fiorentina, e prolungare la propria avventura in bianconero. Per Tudor, sulla falsa riga del celebre programma condotto da Mike Buongiorno, a fine stagione non saranno ammesse mezze misure: o lascia o raddoppia. Sia chiaro, la Juventus, che lo ha scelto anzitutto per una questione identitaria (il croato a differenza di Motta ha il Dna bianconero nelle vene), non gli chiederà alcun miracolo, semmai di emulare quanto fatto nelle sue precedenti esperienze da traghettatore. Non è la prima volta, infatti, che Tudor si ritrova a ereditare una squadra “in cerca d’autore”: in Serie A è subentrato all’Udinese (prima nella stagione 2018 e poi nel 2019), al Verona (2021/2022) e alla Lazio (2023/2024). Esperienze in cui è riuscito a superare anche le più rosee aspettative, raddoppiando - nella maggior parte dei casi - la media punti in campionato.

Tudor, il dato positivo alla prima partita da subentrato

Dopo le salvezze miracolose di Udine, e quei sette mesi straordinari in cui ha sfiorato l’Europa con il Verona, l’anno scorso ha preso il posto di Sarri nella Lazio, guidandola al ritmo di due punti per match alla qualificazione in Europa League. Insomma, non importa quanto tragica sia la situazione, il croato sa bene come sporcarsi le mani. Quali tasti toccare per invertire subito il trend… Non c’è tempo per esperimenti, e Tudor lo sa meglio di chiunque altro. Queste prime sedute di allenamento - con la squadra ormai al completo dopo i vari rientri “nazionali” - serviranno al tecnico per disegnare le fondamenta della sua Juventus. Monitorerà ogni singolo componente dell’organico, così da consegnare all’immaginario collettivo e agli stessi giocatori - fin qui assorti in un limbo del tutto privo di gerarchie precise e delineate, con interpreti panchinati in più occasioni senza un apparente motivo dopo gare positive - quella che sarà l’ossatura della squadra. Quei 7/8 titolari da cui ripartire di giornata in giornata, a cominciare da sabato prossimo, per la sfida dell’Allianz Stadium contro il Genoa. L’esordio sulla panchina della Juventus per Tudor. Il primo esame da superare a tutti i costi se si vuole rimanere aggrappati al treno Champions. I numeri, da questo punto di vista, sorridono al tecnico croato: nelle quattro precedenti esperienze da traghettatore, Tudor non ha mai perso la prima partita. In totale, sono arrivati un pareggio (contro il Benevento nel 2018) e tre vittorie contro Genoa, Roma e Juventus nella passata stagione. Mica male...

 

 

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Juve, ecco la quota Champions

Secondo le ultime proiezioni, la quota da centrare per assicurarsi il quarto posto si aggira intorno ai 70/73 punti. La Juventus ora è quinta a 53 e a una sola lunghezza dal Bologna (quarto). Ma il traffico alle sue spalle si fa sempre più intenso, con Milan, Fiorentina, Roma e Lazio in cinque punti. Ai bianconeri, verosimilmente per poter essere padroni del proprio destino, il compito di raccogliere nelle prossime nove partite almeno una ventina di punti (6 vittorie e 3 pareggi, per intenderci). Il calendario della Juventus, sulla carta, è forse il meno proibitivo tra le varie pretendenti all’Europa. Ecco che allora occorrerà passerà indenni dagli scontri diretti con Roma, Bologna e Lazio - peraltro tutti in trasferta -, e fare la partita contro squadre come Genoa, Lecce, Parma, Monza, Udinese e Venezia. L’organico a disposizione di Tudor resta uno dei più completi e competitivi del campionato. Di certo superiore a quello delle altre squadre in corsa per il quarto posto. Motivo per cui, al netto delle recenti difficoltà, starà a Tudor valorizzarlo al meglio. L’impressione è che negli ultimi mesi il vero problema della Juventus non risiedesse nella qualità degli interpreti promossi da Thiago Motta, ma dell’atteggiamento mostrato in campo. Quell’inopportuna tendenza - nelle situazioni di difficoltà - alla rassegnazione collettiva. Più che mai ora ci vuole polso, personalità e foga agonistica. Caratteristiche che il tecnico croato, fin qui, è sempre riuscito a trasmettere con grande velocità...

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TORINO - Quattro mesi di contratto, con possibile estensione di un anno in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Solo nove partite per ricostruire un gruppo sfaldatosi dopo le batoste con Atalanta e Fiorentina, e prolungare la propria avventura in bianconero. Per Tudor, sulla falsa riga del celebre programma condotto da Mike Buongiorno, a fine stagione non saranno ammesse mezze misure: o lascia o raddoppia. Sia chiaro, la Juventus, che lo ha scelto anzitutto per una questione identitaria (il croato a differenza di Motta ha il Dna bianconero nelle vene), non gli chiederà alcun miracolo, semmai di emulare quanto fatto nelle sue precedenti esperienze da traghettatore. Non è la prima volta, infatti, che Tudor si ritrova a ereditare una squadra “in cerca d’autore”: in Serie A è subentrato all’Udinese (prima nella stagione 2018 e poi nel 2019), al Verona (2021/2022) e alla Lazio (2023/2024). Esperienze in cui è riuscito a superare anche le più rosee aspettative, raddoppiando - nella maggior parte dei casi - la media punti in campionato.

Tudor, il dato positivo alla prima partita da subentrato

Dopo le salvezze miracolose di Udine, e quei sette mesi straordinari in cui ha sfiorato l’Europa con il Verona, l’anno scorso ha preso il posto di Sarri nella Lazio, guidandola al ritmo di due punti per match alla qualificazione in Europa League. Insomma, non importa quanto tragica sia la situazione, il croato sa bene come sporcarsi le mani. Quali tasti toccare per invertire subito il trend… Non c’è tempo per esperimenti, e Tudor lo sa meglio di chiunque altro. Queste prime sedute di allenamento - con la squadra ormai al completo dopo i vari rientri “nazionali” - serviranno al tecnico per disegnare le fondamenta della sua Juventus. Monitorerà ogni singolo componente dell’organico, così da consegnare all’immaginario collettivo e agli stessi giocatori - fin qui assorti in un limbo del tutto privo di gerarchie precise e delineate, con interpreti panchinati in più occasioni senza un apparente motivo dopo gare positive - quella che sarà l’ossatura della squadra. Quei 7/8 titolari da cui ripartire di giornata in giornata, a cominciare da sabato prossimo, per la sfida dell’Allianz Stadium contro il Genoa. L’esordio sulla panchina della Juventus per Tudor. Il primo esame da superare a tutti i costi se si vuole rimanere aggrappati al treno Champions. I numeri, da questo punto di vista, sorridono al tecnico croato: nelle quattro precedenti esperienze da traghettatore, Tudor non ha mai perso la prima partita. In totale, sono arrivati un pareggio (contro il Benevento nel 2018) e tre vittorie contro Genoa, Roma e Juventus nella passata stagione. Mica male...

 

 

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