Motta a Yildiz: "Ma chi ti credi di essere?". Il retroscena del fallimento

Le dichiarazioni sul rapporto tra l'ex tecnico bianconero e il talento turco e non solo: "La più grande campagna di fake news nella storia del calcio"

L'addio di Thiago Motta ha un motivo ben preciso e non è soltanto legato agli ultimi risultati perché il tecnico ha pagato anche una gestione dello spogliatoio da rivedere. Da tutti quei giocatori lasciati andare con troppa facilità fino alle ultime situazioni con Danilo in pole o quella legata a Vlahovic, relegato in panchina dopo sei mesi in cui ha tirato il carro da attaccante solitario. Non sono stati gli unici, evidentemente, perché il mancato saluto della squadra al tecnico è stato un altro segnale in questa direzione, soltanto Bremer e Mbangula hanno scritto un messaggio per Thiago. Oltre a questo anche qualche altro spiffero, uscito dalla Continassa, in una presunta confessione di un calciatore ad un amico: "Non lo sopporto, ma nessuno nello spogliatoio". Parole e retroscena forti, come l'ultimo raccontato da Sabatini, giornalista, su Yildiz e non solo.

Allegri e le fake  news

Per prima cosa Sabatini ha parlato al Podcast Calcio Selvaggio di Allegri, su cui qualche giorno fa si è espresso anche Capello: "È stata fatta la più grande campagna di fake news che io ricordi nella storia del calcio. Il mio rapporto con Allegri nasce da quando lui era all'Aglianese, non è una questione di amicizia ma di stima. A un certo punto l'errore che è stato fatto è quello di schierarsi, anziché raccontare. Quindi se ti schieri e non racconti, qualsiasi cosa possa succedere dici sempre la stessa cosa sull'allenatore, sui giocatori e sul direttore sportivo. Invece se, com'è normale nel lavoro giornalistico, tu giudichi e racconti quello che vedi… Quello che stava succedendo alla Juventus sulla vicenda dei fuori rosa era quanto di più autolesionistico che si potesse fare". 

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Motta-Yildiz, retroscena e disguidi

Il retroscena del giornalista, però, è proseguito raccontando qualcosa sull'attualità e legato a Yildiz. Il 10 della Juve, uno dei talenti sui cui il club ha puntato per il presente e per il futuro, avrebbe avuto qualche problema con Motta. A raccontarlo è stato proprio Sabatini: "Yildiz a un certo punto evapora nelle gerarchie di Thiago Motta (in panchina nella gara di Firenze contro la Fiorentina, l'ultima del tecnico italo-brasiliano alla Juve ndr). Lui è un ragazzo giovane, si è trovato sballottato a destra e a sinistra e in un paio di frangenti, in allenamento, Motta gli ha detto: 'Ma chi ti credi di essere? Non sei mica Messi'"

In una delle ultime conferenze di Motta gli è stato chiesto proprio del minutaggio ridotto del turco nelle ultime gare, qualcuna da titolare e sostituito in anticipo rispetto ad altre gare. La risposta del tecnico è andata subito sulla meritocrazia: "Non vuol dire che non ha fatto bene, ma qualcun altro ha meritato di più di lui"

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L'addio di Thiago Motta ha un motivo ben preciso e non è soltanto legato agli ultimi risultati perché il tecnico ha pagato anche una gestione dello spogliatoio da rivedere. Da tutti quei giocatori lasciati andare con troppa facilità fino alle ultime situazioni con Danilo in pole o quella legata a Vlahovic, relegato in panchina dopo sei mesi in cui ha tirato il carro da attaccante solitario. Non sono stati gli unici, evidentemente, perché il mancato saluto della squadra al tecnico è stato un altro segnale in questa direzione, soltanto Bremer e Mbangula hanno scritto un messaggio per Thiago. Oltre a questo anche qualche altro spiffero, uscito dalla Continassa, in una presunta confessione di un calciatore ad un amico: "Non lo sopporto, ma nessuno nello spogliatoio". Parole e retroscena forti, come l'ultimo raccontato da Sabatini, giornalista, su Yildiz e non solo.

Allegri e le fake  news

Per prima cosa Sabatini ha parlato al Podcast Calcio Selvaggio di Allegri, su cui qualche giorno fa si è espresso anche Capello: "È stata fatta la più grande campagna di fake news che io ricordi nella storia del calcio. Il mio rapporto con Allegri nasce da quando lui era all'Aglianese, non è una questione di amicizia ma di stima. A un certo punto l'errore che è stato fatto è quello di schierarsi, anziché raccontare. Quindi se ti schieri e non racconti, qualsiasi cosa possa succedere dici sempre la stessa cosa sull'allenatore, sui giocatori e sul direttore sportivo. Invece se, com'è normale nel lavoro giornalistico, tu giudichi e racconti quello che vedi… Quello che stava succedendo alla Juventus sulla vicenda dei fuori rosa era quanto di più autolesionistico che si potesse fare". 

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