Più aggressiva e verticale: Tudor oltre Motta, come sarà la nuova Juve di Igor

All’esordio con il Genoa attesa soprattutto una scossa emotiva. Nella Lazio del nuovo tecnico bianconero più intercetti e passaggi progressivi rispetto a Thiago

TORINO - L’Allianz Stadium, all’ora dell’aperitivo, terrà domani a battesimo la Juventus di Igor Tudor. Una nuova Juventus, nata dalle ceneri del progetto affidato a Thiago Motta, dato alle fiamme prima ancora del rintocco di fine stagione. Calma, però: in ossequio all’orario della sfida al Genoa, infatti, la prima Juventus del tecnico croato non avrà subito le sembianze della portata principale, di una squadra fatta e finita secondo il credo dell’allenatore. Sembrerà più un antipasto, diciamo.

 

 

L’ex difensore bianconero, d’altronde, ha varcato i cancelli della Continassa da pochi giorni e per un paio di allenamenti appena ha avuto a disposizione i (tanti) giocatori impegnati con le proprie Nazionali. L’attesa, allora, è innanzitutto per quella scossa emotiva che in genere contagia lo spogliatoio quando si verifica un avvicendamento in panchina, a maggior ragione se con il timoniere precedente a difettare era l’empatia. Per tutto il resto occorrerà attendere almeno la trasferta di Roma, a margine della prima di tante settimane “intere” a disposizione del neo tecnico per plasmare la sua creatura. 

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Che squadra sarà la Juventus di Tudor?

Il 46enne di Spalato non può ignorare il contesto in cui è subentrato, a partire da un organico costruito su misura per un altro allenatore. Ma è evidente che – prima ancora di ingarbugliarsi nei freddi numeri che definiscono un modulo tattico – le sue squadre abbiano abitualmente del tratti distintivi molto chiari. E così, dunque, è lecito attendersi una Juventus differente da quella indottrinata da Thiago Motta. Una Juventus più offensiva, più aggressiva e più verticale, tendenzialmente. Come suggeriscono anche i dati che comparano le ultime formazioni guidate dai due tecnici, ovvero la Juventus dell’italo-brasiliano di quest’anno e la Lazio del croato della passata stagione. Spoiler: i numeri, a parte qualche eccezione, non sono poi così distanti. A partire da gol fatti e gol subiti, le cui medie sono sovrapponibili. Uno scenario che tende a strizzare l’occhio a Tudor, dunque, che quelle statistiche le ha fatte registrare non con una squadra di vertice (la Juventus, alla vigilia del big match con l’Atalanta, si sarebbe potuta addirittura riportare a -6 dalla vetta), ma con una di centro classifica (i biancoazzurri ereditati da Sarri galleggiavano soltanto in nona posizione). 
Se il dato sulle vittorie conquistate (55% a 44% in favore di Tudor) rappresenta una delle differenze più eclatanti, i numeri interessanti da un punto di vista più prettamente tattico sono altri. Non tanto il possesso palla, in realtà molto simile, a riprova della volontà dell’allenatore croato di dominare le partite almeno quanto professato da Thiago Motta. In maniera differente, però.

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Rispetto a Thiago Motta...

Se l’ormai ex allenatore bianconero amava passare attraverso una fitta ragnatela di passaggi (504 a 496, in media, ogni partita), il tecnico che farà il proprio esordio domani detiene invece un pensiero più verticale. Come racconta la statistica sui passaggi progressivi, ovvero quelli grazie ai quali ci si avvicina di almeno 10 metri alla porta avversaria: 43,3 a 40,3 in favore di Tudor, appunto. Che, abitualmente, chiede uno sforzo notevole ai propri giocatori in termini di aggressività, quando il possesso del pallone è nei piedi altrui: si spiega anche così, allora, il notevole divario negli intercetti (7,8 a 5,4), frutto anche del pressing portato per mandare in crisi la gestione avversaria della sfera.Un aspetto, quest’ultimo, sotto il quale è probabile iniziare a vedere qualche novità fin da domani, dal momento che si tratta di un aspetto tattico strettamente correlato a un’attitudine mentale.

Ovvero quella sulla quale Tudor può incidere maggiormente da subito, con discorsi collettivi cui già da giorni si stanno alternando colloqui individuali. Proprio per andare alla ricerca di quel “click” che possa far scattare l’interruttore nella testa dei giocatori. E, insieme, anche quello dei risultati, da impennare per puntare con decisione al quarto posto: l’unico, grande, obiettivo nel mirino da qui a fine maggio.

 

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TORINO - L’Allianz Stadium, all’ora dell’aperitivo, terrà domani a battesimo la Juventus di Igor Tudor. Una nuova Juventus, nata dalle ceneri del progetto affidato a Thiago Motta, dato alle fiamme prima ancora del rintocco di fine stagione. Calma, però: in ossequio all’orario della sfida al Genoa, infatti, la prima Juventus del tecnico croato non avrà subito le sembianze della portata principale, di una squadra fatta e finita secondo il credo dell’allenatore. Sembrerà più un antipasto, diciamo.

 

 

L’ex difensore bianconero, d’altronde, ha varcato i cancelli della Continassa da pochi giorni e per un paio di allenamenti appena ha avuto a disposizione i (tanti) giocatori impegnati con le proprie Nazionali. L’attesa, allora, è innanzitutto per quella scossa emotiva che in genere contagia lo spogliatoio quando si verifica un avvicendamento in panchina, a maggior ragione se con il timoniere precedente a difettare era l’empatia. Per tutto il resto occorrerà attendere almeno la trasferta di Roma, a margine della prima di tante settimane “intere” a disposizione del neo tecnico per plasmare la sua creatura. 

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