TORINO - La curiosità era legittima, perfino cronisticamente doverosa, e la risposta di Igor Tudor al quesito è stata altrettanto logica e perfino inevitabile dopo soli tre giorni di allenamento a ranghi completi: "Me la sono sentita così". A rendere potabile tutto quanto, poi ha copiosamente contribuito la luna di miele alzatasi con l’arrivo del nuovo tecnico, illuminata dal copioso richiamo all’identità e soprattutto benedetta dalla vittoria contro il Genoa che ha cementato in gloria tutte le premesse di cui sopra. Mica un dettaglio, soprattutto quest’ultimo, perché se non fossero arrivati i tre punti avrebbe inevitabilmente assunto un peso specifico ben diverso nelle valutazioni la scelta di non far entrare Kolo Muani e di effettuare solo tre cambi, di cui uno peraltro obbligato dall’infortunio di Gatti. E non è nemmeno da rubricare come episodica la risposta di Tudor che ha, vivvadio, riportato al mondo quella indispensabile caratteristica che deve saper sviluppare un bravo allenatore: la “sensazione”.
Kolo Muani: c'è la fiducia di Tudor
Perché sì: ci sono le mappe luminose i gps i dati le statistiche le lavagne e i foglietti da mostrare quando entrano in campo (il dio del calcio li perdoni), ma poi dalla panchina devi saper “sentire” il polso della squadra e il momento della partita. Perché i cambi possono perfino mandare massaggi sbagliati - spingere per esempio ad abbassarsi troppo o a credere che ormai basti gestire - e poi non la raddrizzi più. Meglio dunque, soprattutto dopo solo tre giorni di allenamento, non combinare troppi casini e lasciare le cose come stanno. Una decisione che non equivale certo a una bocciatura nei confronti di Randal Kuolo Muani nei confronti del quale Tudor aveva espresso concetti positivi in sede di presentazione, prefigurando anche la possibilità di far giocare insieme il francese e il serbo. Quando e come, ecco, questo è un altro discorso che dovrà tenere conto tanto dell’equilibrio della squadra quanto delle caratteristiche dell’avversario.