Platini-Juve: più amore che nostalgia
Ha quasi settant’anni, ha un glorioso passato da atleta e una carriera da dirigente che è tornata a brillare, ora che è stata ripulita dagli ultimi schizzi di fango; vive a Cassis, in un meraviglioso angolo di Costa Azzurra e sa benissimo di essere ancora molto amato, se non proprio venerato, dal popolo bianconero. Se n’è reso conto a novembre, quando si è concesso uno dei rari bagni di folla nello Juventus Club siciliano di Santa Lucia del Mela, dove, davanti a un palazzetto pieno di tifo transgenerazionale, ha ripercorso quei cinque anni a Torino, cinque dei più begli anni della sua vita e della storia del club. C’era molto amore nelle sue parole, ma non quella nostalgia struggente che può spingerti di nuovo lì, questa volta senza maglietta fuori dai calzoncini, ma con la cravatta bene allacciata. Ci sono vicende che segnano nel profondo e possono farlo in modo più profondo ancora dieci anni di una guerra giudiziaria che lo ha, tecnicamente, estromesso dal mondo del calcio, con la profonda consapevolezza di essere innocente e la cristallina certezza che si trattava di una strategia per tenerlo a distanza di sicurezza dal potere.