“Il fondo Pif pensa anche alla Juve”: i soldi e la volontà di Elkann

Le ultime dichiarazioni dell’ad della parte italiana della banca d’affari internazionale Lazard hanno portato un po’ di scompiglio: la verità

"Pif ha comprato il Newcastle, ma non è una squadra con cui puoi esercitare quel soft power che i sauditi intendono esercitare attraverso lo sport. I sauditi cambiano molto velocemente i loro punti di vista, in questo momento sono più focalizzati per far sì che ogni partnership abbia un ritorno sul territorio. Visti i rapporti tra il nostro governo e quello saudita non escluderei che un domani Pif possa tornare a guardare squadre come Inter, Milan o Juventus". Il sasso è stato lanciato da Marco Samaja, amministratore delegato della parte italiana della banca d’affari internazionale Lazard nel corso dell’incontro “Merger & Acquisition Summit 2025”. E un po’ di scompiglio nello stagno del calcio italiano lo ha portato, perché se il fondo Pif si muove, si muove un colosso da 925 miliardi di dollari di patrimonio e che, solo nel 2024, ha investito 20 miliardi di dollari.

Juve, cosa sambia rispetto a Milan e Inter

Le tre più grandi squadre italiane sono sicuramente un affare interessante sotto molti aspetti, soprattutto per il peso politico-sociale (al momento nessuna delle tre rappresenta un affare particolarmente profittevole), anche se nessuna delle tre sembra essere in vendita. E se Milan e Inter appartengono a due fondi di investimento americani (Red Bird e Oaktree), quindi senza un legame storico o emotivo, ma con finalità economiche, la Juventus ha un elemento particolare: è di proprietà della stessa famiglia da 102 anni e il legame ha ragioni affettive e di tradizione molto forti.

 

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La Juve non è in vendita

La cessione della Juventus a Pif non sembra, almeno in questo momento, una prospettiva realistica. Proprio la scorsa settimana, John Elkann ha immesso nel club 15 milioni e dato disponibilità per arrivare a 110. Si è trattato di un tecnicismo contabile per mettere in sicurezza il patrimonio netto in un momento di incertezza sui risultati, ma la mossa ha un sottotesto molto più forte: la Juventus non è in vendita, è un gioiello di famiglia e, come tale, viene trattato (cioè con sfumature affettive e non solo con le fredde logiche del business). Qualcosa potrebbe cambiare nei prossimi anni? Nessuno può dirlo, ma il fatto che, in momento difficile ed economicamente zoppicante, John (che ieri era da Donald Trump a parlare di dazi sulle auto, per dire) non abbia fatto mancare il suo apporto concreto induce a pensare che ci sia un’intenzione forte di tenere il club in famiglia. Dopodiché i movimenti del fondo Pif vanno sempre monitorati con attenzione, soprattutto se nei progetti sauditi ci fosse un piano di rilancio per il calcio italiano.

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"Pif ha comprato il Newcastle, ma non è una squadra con cui puoi esercitare quel soft power che i sauditi intendono esercitare attraverso lo sport. I sauditi cambiano molto velocemente i loro punti di vista, in questo momento sono più focalizzati per far sì che ogni partnership abbia un ritorno sul territorio. Visti i rapporti tra il nostro governo e quello saudita non escluderei che un domani Pif possa tornare a guardare squadre come Inter, Milan o Juventus". Il sasso è stato lanciato da Marco Samaja, amministratore delegato della parte italiana della banca d’affari internazionale Lazard nel corso dell’incontro “Merger & Acquisition Summit 2025”. E un po’ di scompiglio nello stagno del calcio italiano lo ha portato, perché se il fondo Pif si muove, si muove un colosso da 925 miliardi di dollari di patrimonio e che, solo nel 2024, ha investito 20 miliardi di dollari.

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Le tre più grandi squadre italiane sono sicuramente un affare interessante sotto molti aspetti, soprattutto per il peso politico-sociale (al momento nessuna delle tre rappresenta un affare particolarmente profittevole), anche se nessuna delle tre sembra essere in vendita. E se Milan e Inter appartengono a due fondi di investimento americani (Red Bird e Oaktree), quindi senza un legame storico o emotivo, ma con finalità economiche, la Juventus ha un elemento particolare: è di proprietà della stessa famiglia da 102 anni e il legame ha ragioni affettive e di tradizione molto forti.

 

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