"Al Milan per Tony Parker, Torino meravigliosa. Haaland? Osimhen il più forte"

Kalulu a tutto campo, intervista fiume: "Meglio di Milano". Il Wesh e il coach, la Francia a colazione, il soprannome di Benzema

A tutto Pierre Kalulu. Il difensore della Juve, al lavoro col resto della squadra in vista del match con la Roma, è intervistato dai canali ufficiali del club a 'Small Talk', il nuovo podcast dove ci si addentra nelle storie dei protagonisti bianconeri, raccontando anche aspetti più reconditi. Aspetti legati al calcio ma anche e soprattutto di vita privata, per conoscere meglio chi indossa la maglia juventina. Il primo ospite in assoluto proprio Kalulu, che si è raccontato a 360° tra aneddoti e curiosità: passioni, l'arrivo in Italia, la sua francesità, il paragone Torino-Lione ma anche alcuni aspetti calcistici come i migliori di sempre dell'OL (squadra in cui è cresciuto) senza tralasciare un passaggio sui grandi centravanti affrontati (leggasi Osimhen e Haaland).

A tutto Kalulu: i cantanti Juve e...la PlayStation

L'intervista inizia simpaticamente, a ritmo di... musica: "Non ho mai cantato al Karaoke, alcuni amici mi ci volevano portare, ma per ora canto solo in macchina o mentre sto ai videogiochi. Sotto la doccia? No. Non credo di essere bravissimo. Chi è il migliore nello spogliatoio? Weah è bravo, ha una bella voce e una grande immaginazione. Anche McKennie è bravo, gli americani hanno il ritmo giusto. Lo fanno sembrare facile, sono bravi entrambi". Dal suo arrivo in Italia qualcosa è cambiato: "Da quando sono in Italia ho imparato a stare bene da solo. All'inizio è stato un po' strano perché sono nato in una famiglia numerosa e c'era sempre casino. Poi mi sono abituato con il tempo e adesso mi piace. Vado anche al ristorante da solo e posso fare lo stesso anche per il cinema. Se vado con qualcuno da qualche parte è perché lo voglio, altrimenti vado da solo".

Lo stare soli può essere difficile, ma Kalulu ha alcuni escamotage per uscirne: "La solitudine può essere però un problema, soprattutto quando lasci la tua famiglia e il tuo Paese. All'inizio c'era sempre qualcuno, ma non parlavo italiano e non potevo comunicare o scherzare. A casa giocavo molto ai videogiochi e mi ha aiutato molto. Stavo solo ad ascoltare la voce dei miei amici. I primi sei mesi è stata dura. La nostra vita sembra magica, alcune cose lo sono, altre invece sono dure, l'aspetto psicologico è importante. I videogiochi mi hanno evitato debolezze e distrazioni. Se ci giocavo già a Lione? Sì, però voglio precisare qualcosa: era il periodo del Covid e nessuno faceva nulla. E ho iniziato a giocare a NBA, Fifa, Call of Duty tutto il giorno. Dormivo un po' e poi giocavo. Se era troppo? Non è mai troppo. Poi sono arrivato in Italia ad agosto, quando la gente ha ricominciato a vivere, ma nonostante questo io avevo voglia di giocare alla Play".

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'Wesh', Torino-Milano-Lione e gli inizi

L'arrivo in Italia ha fatto comprendere al bianconero anche le differenze tra le sue abitudini e quelle italiane: "Quando sono arrivato in Italia ho capito di quanto fossi francese. Mi mancavano le piccole cose. Cosa fa di me un francese? Tre cose: saper scherzare, la colazione (ti devono piacere il pane, il croissant e il pain au chocolat) e lo slang molto forte, usiamo espressioni particolari come wesh o ouais. Wesh lo puoi usare in tutte le frasi, per descrivere le tue emozioni. Di base significa "ciao", ma lo uso anche in altri contesti, ad esempio quando sono sorpreso dico "Oh Wesh". Se lo usi sei un vero francese, è il simbolo della francesità". E invece per chiamare il mister che parola usa? "Coach, così non devi dire neanche il suo nome. Non abbiamo una parola specifica, puoi dire monsieur, ma suona strano". Sulla città che lo ospita invece: "Torino come una grande Lione? Essendo di Lione, non direi mai in questo modo perché già ci sentiamo grandi (ride ndr). La prima volta che sono uscito in centro mi è piaciuta molto la città, sembrava francese, poi c'è anche il fiume Po. E' una città tranquilla, la gente vive la sua vita. Per me dal punto di vista estetico è più bella di Milano. A Milano ci sono più cose da fare, ma Torino è meravigliosa".

Dall'ambiente circostante al terreno di gioco. Kalulu va a ritroso, parlando dei suoi inizi: "La prima volta che ho giocato a pallone ero molto piccolo, avevo 4 o 5 anni ed ero in un piccolo team chiamato Saint-Priest. Ho sempre vissuto lì e poi sono passato al Lione. Se i miei fratelli sono stati d'ispirazione? Ero il più giovane e facevo quello che facevano loro e giocare a calcio era anche un modo per passare del tempo insieme a loro. Poi ho capito, e lo dico con umiltà, che ero bravo. E' stato più difficile durante l'adolescenza a 14-15 anni, il mio corpo è cresciuto velocemente e non riuscivo a trovare il mio equilibrio. Ho finito la scuola un anno prima dei miei coetanei e non sapevo cosa fare. E mi sono concentrato sul calcio. Mi ripetevo che se non avessi sfondato nel calcio sarei dovuto ritornare a scuola. Ero bravo, andavo molto bene a scuola, ma il calcio è stata sempre la mia vera passione. Mi alzavo dal letto con il pensiero di allenarmi. Ed essere pagato per fare questo per me era un sogno. Mi sono allenato duramente ma non per aver grandi sogni, ma grandi obiettivi. Più crescevo e più capivo che fosse una cosa alla mia portata. Ho capito di poter giocare contro chiunque".

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"Il Milan? Scelto per Tony Parker"

Poi è arrivata l'opportunità del Milan: "Quando mi sono trasferito a Milano, nella mia testa pensavo 'La gente come fa a dire che è difficile'. Forse ero un po' matto ma io pensavo non fosse una sfida difficile, che ce l'avrei fatta e che avrei giocato. Io ne ero certo ed è una cosa legata al mio carattere e mi aiuta tanto. Il mio passaggio dal Lione B al Milan? Ora che lo dici sembra veramente qualcosa di grande. In quel momento però ho pensato alla squadra in cui sarei potuto crescere e ho scelto il Milan. Non voglio dire che sia stato semplice però, la scelta è stata difficile. Non potevo poi tornare a casa e non potevo sbagliare. Sono uscito fuori dalla mia comfort zone e mi ha fatto bene".

Nella scelta del trasferimento al Milan c'è stata influenza... particolare: "Se Tony Parker (stella NBA, ndr) ha avuto un ruolo nella mia decisione di andare al Milan? Sì, in Francia è una leggenda ed è una vera star. Come l'ho conosciuto? Stavo giocando ai videogames, sono uscito un attimo fuori a vedere la luce del sole e poi ho visto una chiamata sul telefono proveniente dagli Stati Uniti. Pensavo fosse un numero sbagliato o di qualche proposta commerciale. Poi ho ricevuto un messaggio da parte di una persona che mi ha detto che avrei ricevuto una chiamata da Tony Parker. Abbiamo parlato a lungo della sua carriera, che le scelte sono difficili ma da prendere e che serve coraggio. Abbiamo parlato degli aspetti positivi, di quanto il club mi volesse. Dopo la chiacchierata sentivo una strana certezza, solo che mi ha confuso un po'. Il cuore non si fermava e nemmeno il cervello, dormivo solo tre-quattro ore a notte. Avevo troppa pressione e non avevo ancora imparato come gestirla. Però è stato bello, ogni tanto vado a guardare il numero di Tony Parker (nella rubrica, ndr). E' stata la scelta giusta, se non l'avessi presa non sarei qui".

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La top10 Lione, Benzema, Haaland e Osimhen

Kalulu si è divertito, nell'arco dell'intervista, a creare la top 10 dei giocatori che sono nati a Lione, posizionando i giocatori nominati da Carlo Pastore: "Siamo fortissimi" - ha detto. "Kalulu? Può migliorare, diventare un campione e vincere qualcosa. Lo metto al primo...no no scherzo (ride, ndr)". Ecco le sue scelte:

1) Benzema

2) Lacazette

3) Djorkaeff

4) Kalulu (fratello)

5) Giuly

6) Aouar

7) Umtiti

8) Kalulu Pierre

9) Domenech

10) Abidal

Kalulu ha anche rivelato anche un soprannome di Benzema, ovvero "Le Fumier", che significa "Cecchino".  Poi il discorso prosegue, restando in tema Benzema e più in generale attaccanti: "Non ci ho mai giocato contro, ma sono cresciuto con lui. Chi è nato a Lione protegge sempre chi è nato a Lione. Siamo come una piccola setta. Benzema è stata un'ispirazione per me ed è il migliore. Il più difficile da marcare in Serie A? Penso sia stato Osimhen. Come è stato marcare Haaland in Champions? In quella partita non ha giocato bene così come tutto il City, penso non avessero tanta voglia. Come ci siamo sentiti dopo? E' stato un successo fantastico che ha dato fiducia, la squadra era forte e unita".

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Il Mondiale per Club e il messaggio al piccolo Kalulu

Il discorso si sposta Mondiale per Club e l'incontro a Filadelfia con l'amico Guerschon Yabusele (giocatore NBA, ndr): "Lo stimo molto come giocatore di basket, mio fratello gli è più vicino. Ciò che ha fatto è impressionante, soprattutto alle Olimpiadi. Lui è come LeBron James, un modello da imitare. Quest'anno sta afcendo molto bene e sono felice per lui". Poi sulla nuova manifestazione: "Sono contento, è un nuovo torneo e tutto il mondo lo guarderà. E' come quando da bambino giocavi ai videogames e creavi un nuovo torneo. Siamo curiosi di scoprire il livello delle altre squadre. Nessuno sa come sarà, sono entusiasta".

Infine Kalulu commenta una foto di lui quando aveva pochi anni: "Da piccolo ero un po' timido, ero un mammone. Che messaggio gli vorrei mandare a quel piccolo Kalulu? 'Goditi il processo perché la paura non esiste' (lo ha scritto sopra la foto, ndr). Quando cresci hai tanti dubbi e tante cose non le sai gestire. Bisogna apprezzare ogni momento, anche quelli più difficili perché se sai apprezzare quelli, poi saprai goderti ancora di più i momenti belli".

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A tutto Pierre Kalulu. Il difensore della Juve, al lavoro col resto della squadra in vista del match con la Roma, è intervistato dai canali ufficiali del club a 'Small Talk', il nuovo podcast dove ci si addentra nelle storie dei protagonisti bianconeri, raccontando anche aspetti più reconditi. Aspetti legati al calcio ma anche e soprattutto di vita privata, per conoscere meglio chi indossa la maglia juventina. Il primo ospite in assoluto proprio Kalulu, che si è raccontato a 360° tra aneddoti e curiosità: passioni, l'arrivo in Italia, la sua francesità, il paragone Torino-Lione ma anche alcuni aspetti calcistici come i migliori di sempre dell'OL (squadra in cui è cresciuto) senza tralasciare un passaggio sui grandi centravanti affrontati (leggasi Osimhen e Haaland).

A tutto Kalulu: i cantanti Juve e...la PlayStation

L'intervista inizia simpaticamente, a ritmo di... musica: "Non ho mai cantato al Karaoke, alcuni amici mi ci volevano portare, ma per ora canto solo in macchina o mentre sto ai videogiochi. Sotto la doccia? No. Non credo di essere bravissimo. Chi è il migliore nello spogliatoio? Weah è bravo, ha una bella voce e una grande immaginazione. Anche McKennie è bravo, gli americani hanno il ritmo giusto. Lo fanno sembrare facile, sono bravi entrambi". Dal suo arrivo in Italia qualcosa è cambiato: "Da quando sono in Italia ho imparato a stare bene da solo. All'inizio è stato un po' strano perché sono nato in una famiglia numerosa e c'era sempre casino. Poi mi sono abituato con il tempo e adesso mi piace. Vado anche al ristorante da solo e posso fare lo stesso anche per il cinema. Se vado con qualcuno da qualche parte è perché lo voglio, altrimenti vado da solo".

Lo stare soli può essere difficile, ma Kalulu ha alcuni escamotage per uscirne: "La solitudine può essere però un problema, soprattutto quando lasci la tua famiglia e il tuo Paese. All'inizio c'era sempre qualcuno, ma non parlavo italiano e non potevo comunicare o scherzare. A casa giocavo molto ai videogiochi e mi ha aiutato molto. Stavo solo ad ascoltare la voce dei miei amici. I primi sei mesi è stata dura. La nostra vita sembra magica, alcune cose lo sono, altre invece sono dure, l'aspetto psicologico è importante. I videogiochi mi hanno evitato debolezze e distrazioni. Se ci giocavo già a Lione? Sì, però voglio precisare qualcosa: era il periodo del Covid e nessuno faceva nulla. E ho iniziato a giocare a NBA, Fifa, Call of Duty tutto il giorno. Dormivo un po' e poi giocavo. Se era troppo? Non è mai troppo. Poi sono arrivato in Italia ad agosto, quando la gente ha ricominciato a vivere, ma nonostante questo io avevo voglia di giocare alla Play".

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