A tutto Pierre Kalulu. Il difensore della Juve, al lavoro col resto della squadra in vista del match con la Roma, è intervistato dai canali ufficiali del club a 'Small Talk', il nuovo podcast dove ci si addentra nelle storie dei protagonisti bianconeri, raccontando anche aspetti più reconditi. Aspetti legati al calcio ma anche e soprattutto di vita privata, per conoscere meglio chi indossa la maglia juventina. Il primo ospite in assoluto proprio Kalulu, che si è raccontato a 360° tra aneddoti e curiosità: passioni, l'arrivo in Italia, la sua francesità, il paragone Torino-Lione ma anche alcuni aspetti calcistici come i migliori di sempre dell'OL (squadra in cui è cresciuto) senza tralasciare un passaggio sui grandi centravanti affrontati (leggasi Osimhen e Haaland).
A tutto Kalulu: i cantanti Juve e...la PlayStation
L'intervista inizia simpaticamente, a ritmo di... musica: "Non ho mai cantato al Karaoke, alcuni amici mi ci volevano portare, ma per ora canto solo in macchina o mentre sto ai videogiochi. Sotto la doccia? No. Non credo di essere bravissimo. Chi è il migliore nello spogliatoio? Weah è bravo, ha una bella voce e una grande immaginazione. Anche McKennie è bravo, gli americani hanno il ritmo giusto. Lo fanno sembrare facile, sono bravi entrambi". Dal suo arrivo in Italia qualcosa è cambiato: "Da quando sono in Italia ho imparato a stare bene da solo. All'inizio è stato un po' strano perché sono nato in una famiglia numerosa e c'era sempre casino. Poi mi sono abituato con il tempo e adesso mi piace. Vado anche al ristorante da solo e posso fare lo stesso anche per il cinema. Se vado con qualcuno da qualche parte è perché lo voglio, altrimenti vado da solo".

Lo stare soli può essere difficile, ma Kalulu ha alcuni escamotage per uscirne: "La solitudine può essere però un problema, soprattutto quando lasci la tua famiglia e il tuo Paese. All'inizio c'era sempre qualcuno, ma non parlavo italiano e non potevo comunicare o scherzare. A casa giocavo molto ai videogiochi e mi ha aiutato molto. Stavo solo ad ascoltare la voce dei miei amici. I primi sei mesi è stata dura. La nostra vita sembra magica, alcune cose lo sono, altre invece sono dure, l'aspetto psicologico è importante. I videogiochi mi hanno evitato debolezze e distrazioni. Se ci giocavo già a Lione? Sì, però voglio precisare qualcosa: era il periodo del Covid e nessuno faceva nulla. E ho iniziato a giocare a NBA, Fifa, Call of Duty tutto il giorno. Dormivo un po' e poi giocavo. Se era troppo? Non è mai troppo. Poi sono arrivato in Italia ad agosto, quando la gente ha ricominciato a vivere, ma nonostante questo io avevo voglia di giocare alla Play".