TORINO - Tre ore per svoltare. No, la “cura Tudor” non è una di quelle formule magiche con cui sedicenti esperti illudono di poter modellare i corpi, tonificando o snellendo a piacere, in poco tempo. Dietro il lavoro appena cominciato alla Continassa dal tecnico croato, naturalmente, c’è molto di più: ci sono dettami tattici da inculcare, ci sono retaggi mentali da sbriciolare. E poi, certo, c’è una brillantezza atletica da restituire a una squadra intera. Da qui, appunto, la tesi che l’allenatore della Juventus aveva sciorinato già in Francia, ai tempi dell’Olympique Marsiglia:"Gli allenamenti davvero impegnativi tra una partita e l’altra sono due, massimo tre. E durano un’ora circa l’uno. Per questo non tollero che qualcuno non dia il massimo durante quelle tre ore in tutta la settimana". Il suo credo, scavallando al di qua delle Alpi, non è cambiato: il tecnico fuori dal rettangolo verde è descritto persino come un gran burlone, ma guai a sgarrare quando c’è da sudare. Per tre ore, appunto. O al limite quattro. Già, perché Tudor a Torino non ha trovato una squadra all’apice della condizione atletica. E anche su questo aspetto sta lavorando sodo nella sua prima settimana “vera” da guida tecnica della Juventus, dato che la passata era stata condizionata dal rientro alla spicciolata dei Nazionali, ovvero dei due terzi dello spogliatoio.
