Motta si fa i complimenti: "A un punto dall'obiettivo, la Juve non mi ha dato tempo"

L'ex tecnico bianconero e l'esperienza alla guida della Vecchia Signora: "Sono deluso, non sono d'accordo quando sento parlare di fallimento"

Perché è finita così presto la mia storia con la Juve? È difficile fare un'analisi, essendo così vicini a quello che è successo. Sicuramente sono deluso perché non è andata come speravamo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Però non sono d'accordo quando sento parlare di fallimento: il nostro lavoro è stato interrotto quando eravamo a un punto dal quarto posto in classifica che era, a inizio stagione, l'obiettivo prioritario”. Lo ha dichiarato Thiago Motta in un’intervista rilasciata a Walter Veltroni per il Corriere della Sera. Il tecnico si è soffermato sulla sua esperienza sulla panchina della Juventus, terminata recentemente con l’esonero.

 

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Le parole di Thiago Motta

Quando ho accettato questo incarico, con grande entusiasmo, sapevo che sarebbe stato un progetto triennale, fondato su una profonda rivoluzione della squadra, sul suo radicale ringiovanimento. So benissimo che, in squadre del livello della Juve, bisogna vincere. Tanto più dopo anni nei quali questo non è accaduto. Il progetto non è sicuramente andato come volevamo o come avevamo immaginato” ha spiegato Motta

 

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“Alla Juventus la vittoria è un imperativo”

Ho detto di aver la fiducia della società qualche giorno prima dell’esonero? Pubblicamente avevano espresso la loro fiducia e l’indicazione di proseguire il percorso. Segnali importanti, che alla fine danno tranquillità e stimoli per continuare a lavorare. Noi abbiamo sempre avuto la convinzione di continuare a impegnarci per finire la stagione arrivando al quarto posto qualificandosi in Champions. Ma conosco il calcio e so che le cose possono finire come sono finite perché in una squadra grande come la Juventus la vittoria è un imperativo e, soprattutto nelle ultime due partite, non abbiamo fatto bene e loro hanno, legittimamente, scelto un'altra strada” ha aggiunto l’ex tecnico bianconero.

 

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Motta e il suo lavoro: “Abbiamo fatto bene tante cose”

Motta ha poi spiegato: “Rimpianti? Tante cose abbiamo fatto bene, tante altre le cambierei, di sicuro. Ho sempre analizzato quello che si è fatto male, ma anche dopo una vittoria penso sempre che si possa cambiare qualcosa, una strategia di gioco, una sostituzione, una scelta, un titolare. Non è che quando si vince è tutto perfetto. Tante cose rifarei, tante cose cambierei. Nelle ultime due partite abbiamo giocato male e quindi certamente cambierei le mie scelte. Nessuno che non sia arrogante nega i propri errori. Ma non accetto che si butti via tutto il lavoro fatto. Una squadra tutta nuova, falcidiata dagli infortuni, stava per raggiungere l’obiettivo prefissato. Ma io ho accettato la scelta della società e spero il bene per la Juve”.

 

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Il rapporto con i giocatori

Sul rapporto con i calciatori: “Avevo i calciatori contro? Queste sono le cose che mi danno fastidio perché mi possono criticare come allenatore per le mie scelte e questo ovviamente l'accetto. Ma chi dice che io avevo lo spogliatoio contro è un bugiardo. Sono cose inaccettabili, non è vero. Alla Juve avevo un ottimo rapporto con tutti i miei giocatori dal punto di vista professionale e umano. Un rapporto basato sul rispetto, sulla chiarezza. Poi è normale che chi gioca meno possa essere meno contento. Questo modo di agire nell’ombra lo trovo arrogante e indecente perché il rapporto con i miei giocatori e con la squadra era ottimo e questi ragazzi hanno sempre dato tutto, hanno fatto sempre il massimo. Delle volte abbiamo vinto, delle altre no. Non accetto gli attacchi personali fondati su maldicenze“.

Giuntoli e Yildiz

Su Giuntoli: ”Giuntoli mi ha detto che si vergognava di avermi scelto?No. Non ho mai avuto la conversazione di cui si è scritto, mai. E mai ho avuto un litigio con il direttore, mai. Abbiamo parlato di come migliorare la squadra, come sempre, e lo abbiamo fatto con chiarezza e onestà, anche con opinioni diverse, come sempre si fa. Sono proprio queste bugie che non intendo lasciar passare”. Su Yildiz: “Non ho mai detto a Kenan che non doveva sentirsi Messi. Non ho mai avuto questa situazione con Kenan. Chi lo dice è un altro bugiardo. Kenan è un ragazzo giovane, con un potenziale enorme. Quando non l’ho schierato è perché volevo salvaguardarlo, negli inevitabili momenti di minore forma. Credo che Yldiz avrà un futuro da protagonista perché, al di là del suo talento, è un campione come ragazzo. Come giocatore, ha un grande talento naturale, ma la sua dote migliore è la voglia di lavorare, di migliorare, di fare le cose seriamente. Non è facile trovare un ragazzo, così giovane, con questa mentalità, questa cultura del lavoro”.

 

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Su Koopmeiners: “Ha pesato il costo del suo acquisto”

Su Koopmeiners: “Secondo me Koop è stato caricato fin da subito di troppe attese. Ha pesato il costo molto alto del suo acquisto. In questi casi le aspettative aumentano e gravano più di quanto si pensi sul giocatore. Però sono sicuro che saprà fare sempre meglio. È un giocatore di alto livello, è un giocatore che l'anno scorso nell'Atalanta e in Nazionale ha sempre giocato molto bene. Sono convinto che quando si equilibrerà e quando si normalizzeranno le aspettative lui tornerà ai suoi livelli. Se vedo in un giocatore impegno, dedizione, voglia di aiutare la squadra lo difenderò sempre. E non cercando qualcosa in cambio, neanche messaggi sui social. I social alterano la realtà. Per me sono veri e importanti i messaggi ricevuti dai giocatori in via privata. Cosa che è stata fatta da tanti di loro”

Il rapporto con Vlahovic

Sul rapporto con Vlahovic: “Dusan ha giocato tantissimo, qualcuno diceva troppo, perché l'ha meritato, perché ha lavorato bene. È un ragazzo intelligente, capace di discutere e condividere le scelte. Il rapporto con lui è stato buono, ma allo stesso tempo è normale che pesi il fatto di scendere in campo o no. Dusan quando non ha giocato non era felice, ma ha avuto sempre rispetto per le mie scelte, ha continuato a lavorare e quando è entrato in campo ha fatto il suo, dando il massimo e cercando di aiutare la squadra”.

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Le cessioni di Kean e Fagioli 

Un errore mandare via Kean e Fagioli? No, per me no, sono state scelte economiche e non solo tecniche. Certo, a inizio stagione la società non sapeva che Milik non sarebbe mai stato disponibile. Fagioli all'inizio con noi ha giocato molto bene, ma poi ha avuto un periodo di maggiore difficoltà e allora, sempre in sintonia con la società, si è deciso che facesse una nuova esperienza. Un giocatore che abbiamo sbagliato a non trattenere è Nicolussi Caviglia, che sta dimostrando grande qualità” ha detto Motta. Poi, il messaggio ai tifosi: "Li ringrazio per tutto quello che abbiamo vissuto insieme. La Juve è una grande squadra e ha bisogno di vincere, non basta mai partecipare. In 25 anni di calcio ho imparato che per vincere serve fiducia, serve chiarezza e serve che alla fine ognuno di noi assuma fino in fondo le proprie responsabilità. La Juve deve tornare a vincere. Il che non le accade da troppi anni, dopo un ciclo leggendario. Questa squadra avrebbe avuto bisogno di meno infortuni e di più tempo. Ma penso che quello che abbiamo seminato resterà. Ai tifosi dunque dico solo grazie per esserci stati vicini, anche criticamente, ma sempre con grande amore".

 

 

I ‘troppi’ capitani e le ‘troppe’ formazioni diverse

L’ex tecnico della Juve ha poi dichiarato:"È stato un errore quello di cambiare tanti capitani? Quando c'era Danilo il capitano era lui, ovviamente quando giocava. La Juve nata l’estate scorsa era un progetto nuovo, con tanti cambiamenti, con tanti nuovi in squadra. Dovevo trovare il giocatore adatto, perché fare il capitano per me non è un gioco. Per me il capitano ha una grande responsabilità nel quotidiano, in campo e fuori dal campo. Ho cercato la persona giusta. Lo sarebbe certamente stato Bremer, che aveva l’autorevolezza necessaria. Poi la scelta è caduta su Locatelli, che lo è da tempo e lo sta facendo bene. Un errore aver cambiato troppe formazioni? Sì, abbiamo cambiato spesso le squadre, anche perché abbiamo avuto infortuni, anche perché giocando ogni 2-3 giorni vedevamo che avevamo bisogno di ruotare alcuni giocatori per ottenere il massimo. Questo non vuol dire che ho fatto sempre tutto giusto, ma certo ho sempre fatto tutto per vincere. E come me hanno fatto i giocatori”.

 

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Perché è finita così presto la mia storia con la Juve? È difficile fare un'analisi, essendo così vicini a quello che è successo. Sicuramente sono deluso perché non è andata come speravamo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Però non sono d'accordo quando sento parlare di fallimento: il nostro lavoro è stato interrotto quando eravamo a un punto dal quarto posto in classifica che era, a inizio stagione, l'obiettivo prioritario”. Lo ha dichiarato Thiago Motta in un’intervista rilasciata a Walter Veltroni per il Corriere della Sera. Il tecnico si è soffermato sulla sua esperienza sulla panchina della Juventus, terminata recentemente con l’esonero.

 

“Motta mi diceva di restare, ma sapeva tutto”: Soulé si apre sulla Juve

Le parole di Thiago Motta

Quando ho accettato questo incarico, con grande entusiasmo, sapevo che sarebbe stato un progetto triennale, fondato su una profonda rivoluzione della squadra, sul suo radicale ringiovanimento. So benissimo che, in squadre del livello della Juve, bisogna vincere. Tanto più dopo anni nei quali questo non è accaduto. Il progetto non è sicuramente andato come volevamo o come avevamo immaginato” ha spiegato Motta

 

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