Buffon, lezione a Motta: "Alla Juve non si fa. Conte? Tutti sanno cosa accadrà"

La leggenda bianconera è intervenuta dopo il pareggio di Roma tra l'importanza di Tudor e l'esperienza di Thiago: "Ti deve far pensare..."

"Prima ognuno andava per la sua strada". Buffon ha parlato a Dazn della Juventus dopo il pari con la Roma. Il vantaggio di Locatelli nel primo tempo e poi il pari di Shomurodov nella ripresa per l'1-1 finale. Una gara in cui i bianconeri avrebbero meritato qualcosa di più per quanto fatto vedere all'Olimpico ma non è bastato per i tre punti. In ogni caso sono diversi gli aspetti positivi, gli stessi che ha sottolineato l'ex portiere e leggenda della Vecchia Signora: "Questa Juve mi pare unita". 

Buffon e le difficoltà con Motta

Buffon ha parlato a Dazn: "Li vedevo più in difficoltà e senza un pensiero comune. Sembrava che ognuno desse la sua interpretazione. Contro la Roma sembrava avessero qualcosa in più da dirsi e condividere... Tanti capitani? Quando arrivi qui la prima cosa da fare è conoscere la storia della squadra dove vai. Entri nello spogliatoio della Juve e vedi tutte le foto di 100 anni storia. E ti deve far pensare che un capitano va trovato. Perché un capitano è quello che, nei momenti delicati o quando c’è da portare il messaggio dell’allenatore, non deve essere depotenziato. Anzi, deve essere supportato e si deve sentire il punto nevralgico della squadra".

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Buffon, Tudor e la juventinità 

E su Motta: "Nel suo percorso di crescita anche questo tipo di step gli farà bene per migliorare ancora. Sul futuro di Thiago e su quello che diventerà ho tanta fiducia". Sulla lotta per la Champions League: "Penso che la Juve alla fine ce la farà. Per il resto, per quello che si vede, devo dirti il Bologna, ma vuol dire che devi togliere le altre squadre più in forma…".  Sulla juventinità di Tudor: "Penso che Igor abbia dimostrato anche a Roma ciò che trasmette, l’energia e la positività che contagia il gruppo, e di cui il gruppo aveva bisogno". A chiudere le parole su Kean e Fagioli: "Moise deve fare quello che lo rende felice. Ci sono alcuni giocatori che hanno bisogno di determinati ambienti per performare al meglio. Lui a Firenze ha trovato questa situazione. Ci sono anche altri esempi come Fagioli, anche per lui è stata una cosa simile. La sua esigenza era trovare una squadra che gli desse fiducia"

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Buffon, Conte  e le capacità comunicative

Chi può conoscere Antonio Conte meglio di Buffon? In pochi, anzi pochissimi. Chi ha giocato o chi è stato allenato da lui può spiegare bene cosa trasmette alla squadra: "Ha una capacità comunicativa nei confronti della squadra, di convinceri e di gasarti, oltre a trasmetterti un'energia clamorosa. Ha un'altra cosa, ovvero la chiarezza tattica. Quando i giocatori vanno in campo sanno esattamente quel che succederà, questo spinge tutti e i calciatori si abbandonano completamente perché accettare quello che ti fa fare il nostro amico Antonio è qualcosa di clamoroso però tutti lo accettano". L'ex portiere Gigi ha spiegato così, in poche parole, le capacità di Antonio di far rendere le sue squadre. 

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"Prima ognuno andava per la sua strada". Buffon ha parlato a Dazn della Juventus dopo il pari con la Roma. Il vantaggio di Locatelli nel primo tempo e poi il pari di Shomurodov nella ripresa per l'1-1 finale. Una gara in cui i bianconeri avrebbero meritato qualcosa di più per quanto fatto vedere all'Olimpico ma non è bastato per i tre punti. In ogni caso sono diversi gli aspetti positivi, gli stessi che ha sottolineato l'ex portiere e leggenda della Vecchia Signora: "Questa Juve mi pare unita". 

Buffon e le difficoltà con Motta

Buffon ha parlato a Dazn: "Li vedevo più in difficoltà e senza un pensiero comune. Sembrava che ognuno desse la sua interpretazione. Contro la Roma sembrava avessero qualcosa in più da dirsi e condividere... Tanti capitani? Quando arrivi qui la prima cosa da fare è conoscere la storia della squadra dove vai. Entri nello spogliatoio della Juve e vedi tutte le foto di 100 anni storia. E ti deve far pensare che un capitano va trovato. Perché un capitano è quello che, nei momenti delicati o quando c’è da portare il messaggio dell’allenatore, non deve essere depotenziato. Anzi, deve essere supportato e si deve sentire il punto nevralgico della squadra".

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