Nervoso e con poca leadership: Juve, sicura di volere un Vlahovic così?

Passano gli allenatori, ma Dusan non svolta: rinnovo difficile se non con uno sforzo estremo. Ne vale la pena?

Sette partite alla fine del campionato. 630 minuti per assegnare alla Juventus il giudizio definitivo su una stagione che era partita con ben altre aspettative. Sarà impietoso se la squadra di Tudor non riuscirà a centrare la Champions League, un po’ più clemente se almeno il quarto posto arriverà da sedativo dopo il fallimento della gestione Motta. Tutto questo al netto del Mondiale per Club, che meriterebbe un capitolo a parte. Le sette partite sono anche quelle di Dusan Vlahovic. Pagato 80 milioni, finito un po’ ai margini con Thiago e ritornato in auge con l’avvento di Tudor. Same old story, verrebbe quasi da dire. Perché l’impressione è costantemente la stessa, ovvero l’immagine di un attaccante che fatica a trascinare la squadra, che s’innervosisce quando una giocata non riesce e che pecca di continuità in una caratteristica che per uno che fa il suo mestiere dovrebbe essere prioritaria: fare gol. Anche ieri, nel pareggio contro la Roma, la differenza con Dovbyk s’è vista. Uno ha lottato, facendo a spallate su ogni pallone come fosse il Lukaku contiano, l’altro ha gironzolato sul campo sbraitando contro qualche compagno di squadra per un passaggio fuori misura.

Il nome che metterebbe tutti d'accordo

Gli exit poll ci dicono che Vlahovic, il prossimo anno, non sarà l’attaccante titolare della Juventus. Questa probabilmente è una delle poche certezze. Il contratto da 12,5 milioni a stagione scade nel giugno del 2026 e l’intenzione di firmare a cifre inferiori dalle attuali non è al momento un’opzione presa in considerazione. Il rischio di perderlo a zero c’è, tocca dunque trovare una squadra che in estate si faccia carico di un ingaggio così pesante per evitare di abbracciare in parallelo la situazione vissuta con Chiesa. E con il futuro di Kolo Muani ancora in ballo (difficile la permanenza, a maggior ragione in caso di mancata Champions), viene naturale chiedersi in che modo verrà ristrutturato il reparto offensivo.

Dopo aver rivolto i pensieri agli antichi fasti di Tevez, Higuain e Ronaldo - e qui il tifoso bianconero verserà di sicuro qualche lacrima -, il nome che potrebbe mettere d’accordo la stragrande maggioranza del popolo Juve è quello di Osimhen, pallino mai dimenticato da Giuntoli. David e Lookman nì: il primo ha pretese economiche troppo elevate, il secondo non è un bomber e nonostante le qualità indiscutibili è pur sempre accompagnato dall’aura di Gasperini re Mida. Sarebbe in grado di rendere come fatto con l'Atalanta? I casi ormai si sprecano, l’ultimo (per adesso) è Koopmeiners. Di sicuro, in attesa di sapere che fine farà la Juventus, che tipo di risorse avrà a disposizione per il mercato, chi sarà il nuovo allenatore, il grattacapo legato all’attaccante è da risolvere con estrema priorità. Sicuri di voler continuare con un Vlahovic così?

 

 

 

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