Tudor, la Champions si conquista così: le cinque mosse per risollevare la Juve

Dalla difesa a Yildiz, le chiavi del nuovo tecnico bianconero per centrare la qualificazione in Europa

TORINO - Nessun sensazionalismo figlio di quella gretta logica risultatista che troppo spesso orienta - o meglio manda fuori strada - le analisi di tifosi e addetti ai lavori. Nessuna frenesia o approssimazione nel giudicare l’operato di un tecnico arrivato neanche due settimane fa, ma semplici fatti: con Tudor in panchina la Juve pare essere tornata alla vita. Sia chiaro, il croato non ha risolto ogni problema - per guarire il gruppo squadra da ogni malanno occorrerebbe un’intera estate di preparazione all’insegna del sudore e dei chilometri - ma ha dato una scarica ad alto voltaggio, nella speranza di salvare il salvabile. Non c’è tempo per la bellezza: la qualificazione in Champions è ormai l’unica scialuppa disponibile per scongiurare un altro anno zero. Tudor lo sa meglio di chiunque altro, ed è per questo che ha impostato il lavoro in cinque semplici mosse.

 

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Solidità difensiva

Dopo le umilianti imbarcate subite contro Atalanta e Fiorentina, la prima missione da portare a termine stava - e sta tuttora - nel ridisegnare l’assetto difensivo della Juventus, con il passaggio alla difesa a tre. Risultato: un solo gol subito nelle due uscite contro Genoa e Roma, ma soprattutto diversi spunti di analisi positivi. A cominciare da Veiga, utilissimo in fase di costruzione per trovare uscite pulite ed eludere così la pressione degli avversari, passando per Kalulu - miracoloso su Dovbyk all’Olimpico - e Kelly. Il centrale inglese, tra i più in difficoltà negli ultimi mesi, contro i giallorossi ha giocato la miglior gara dal suo arrivo alla Juventus, come certificano i dati sui duelli vinti a terra (3 su 3) e quelli aerei (4 su 4). Il tutto condito dall’ottima percentuale di passaggi riusciti (84%). Decisamente un altro giocatore rispetto a quello plasmato da Motta... 

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Nuove gerarchie

Niente più rivoluzioni con interpreti promossi e bocciati successivamente senza un apparente motivo: Tudor ha varato l’ossatura di quello che sarà da qui alla fine della stagione l’11 titolare della Juventus, eleggendo 7/8 pilastri da cui ripartire di giornata in giornata. Ma soprattutto, verrà archiviato del tutto il concetto della “fascia mobile”: il capitano e primo punto di riferimento è e resterà Locatelli. Punto. Sarà pure un caso che l’ex Sassuolo abbia interrotto il digiuno di reti proprio con l’arrivo del tecnico croato...

 

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Yildiz più libero

Il nuovo modulo, con due trequartisti a supporto di un’unica punta, mette Yildiz nelle condizioni di poter sfruttare al meglio le sue caratteristiche. Il turco sotto la gestione di Motta si trovava spesso a galleggiare isolato sulla corsia sinistra. Ora può agire da dieci puro, svariando su tutto il fronte offensivo e - di conse guenza - essere coinvolto maggiormente nella manovra della Juventus. Contro Genoa e Roma non ha sbagliato un solo tocco, disimpegnandosi sempre con classe nel traffico.

 

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Sfrontatezza

All’incessante ricerca di un possesso palla cervellotico e orizzontale, rivelatosi diverse volte fine a se stesso, Tudor prediligerà una serie di manovre codificate, fatte di transizioni veloci per sfruttare l’abilità degli esterni. Decisivo, in questo senso, il rientro dall’infortunio di Andrea Cambiaso: l’esterno azzurro in carriera ha dimostrato di esaltarsi maggiormente quando schierato da “quinto” anziché da terzino.

 

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Attacco pesante

Infine il compito più difficile, quello per il quale potrebbe occorrere più tempo: ridare linfa al reparto offensivo dei bianconeri. Tudor, fin da subito, ha deciso di puntare tutto su Vlahovic, senza che il serbo riuscisse a invertire il trend negativo degli ultimi mesi. Con un successo e un pari, la Juventus ha iniziato a viaggiare a una media di 2 punti per partita. Serve ancora quel passetto in più per dare scacco matto alle varie pretendenti e blindare in scioltezza il quarto posto. E quel “passetto” dovranno farlo gli attaccanti a cominciare da Dusan e Kolo Muani: il francese contro il Lecce potrebbe essere schierato per la prima volta con Yildiz a supporto di Vlahovic. Un tridente ambizioso e pesante. E chissà che questa non si riveli la ricetta giusta per porre fine a ogni male...

 

 

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TORINO - Nessun sensazionalismo figlio di quella gretta logica risultatista che troppo spesso orienta - o meglio manda fuori strada - le analisi di tifosi e addetti ai lavori. Nessuna frenesia o approssimazione nel giudicare l’operato di un tecnico arrivato neanche due settimane fa, ma semplici fatti: con Tudor in panchina la Juve pare essere tornata alla vita. Sia chiaro, il croato non ha risolto ogni problema - per guarire il gruppo squadra da ogni malanno occorrerebbe un’intera estate di preparazione all’insegna del sudore e dei chilometri - ma ha dato una scarica ad alto voltaggio, nella speranza di salvare il salvabile. Non c’è tempo per la bellezza: la qualificazione in Champions è ormai l’unica scialuppa disponibile per scongiurare un altro anno zero. Tudor lo sa meglio di chiunque altro, ed è per questo che ha impostato il lavoro in cinque semplici mosse.

 

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