"Ero l'erede di Del Piero, Prandelli mi ha tradito. Tripletta alla Juve momento più bello della vita"

Ha da poco dato l’addio al calcio, adesso Giuseppe Rossi ripercorre le tappe più importanti della propria carriera: “A un passo dai bianconeri”
"Ero l'erede di Del Piero, Prandelli mi ha tradito. Tripletta alla Juve momento più bello della vita"
© Liverani

Dopo l'addio ufficiale al calcio giocato, arrivato con una speciale partita d'addio organizzata al Franchi, Giuseppe Rossi si è raccontato ai microfoni di RadioTV Serie A con RDS. L'ex attaccante, che in carriera ha vestito le maglie di Parma, Manchester United, Villarreal e Fiorentina, ha svelato alcuni interessanti retroscena di trasferimenti mancati.

Rossi: "Infortuni? Sono stati un periodo buio"

Pepito Rossi ha parlato dei tanti attestati di stima ricevuti dopo il ritiro: "Mi fa piacere sentire tanti giocatori e allenatori dire che si sono persi uno dei migliori giocatori del calcio moderno, mi rende molto orgoglioso per tutto quello che sono riuscito a dimostrare sia in partita che in allenamento, ma anche fuori dal campo". Invece sugli infortuni "Quando ti fai male, l'infortunio ti toglie tutto. Tu sei lì, consapevole di non poter fare nulla ed è bruttissimo. Quei momenti da solo, sono i momenti più pericolosi a livello psicologico, ti fai tante domande con il 'se' davanti. Quello che ho imparato in quei 1000 giorni di infortunio era di pensare meno ai se e di concentrarsi di più sugli obiettivi giornalieri che ti dai per migliorare e per andare avanti, per continuare a tenere vivo il sogno. Sono periodi bui che devi imparare ad affrontare".

C'è una figura in particolare che è stata importante in quel periodo: "Il direttore della Fiorentina Daniele Pradè è stato fondamentale: mi feci male una seconda volta dopo 5 mesi, nessuno mi voleva. Lui mi chiese di incontrarci a New York: fu bello, una squadra voleva puntare su di me. Cenammo insieme e capii che era la destinazione giusta per proseguire la mia carriera: gli devo tanto". Altra figura importante quella del papà: "Era tutto per me, mi ha lasciato un bigliettino che conservo ancora dove descrive i fondamentali del calcio: leggerlo ti fa comprendere la semplicità di questo sport. Se ti alleni sui fondamentali il calcio diventa più facile: se i calciatori si concentrassero su questi aspetti rispetto a tanti che si vedono in tv potrebbero diventare qualcuno di importante".

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Rossi: "La Juve mi voleva per il dopo Del Piero"

Pepito ha poi svelato degli incredibili retroscena di mercato riguardanti Barcellona e Juventus"Mi voleva il Barcellona di Guardiola, la figura principale era ovviamente Leo Messi. Si diceva che tutti i giocatori che andavano al Barcellona passassero da lui. Non so se fosse vero, quello che so è che mi vedevano nel tridente con lui e David Villa e questo fa capire che stagione avessi fatto, quello che ero diventato. La trattativa non andò a buon fine perché il Villarreal voleva qualcosa di più a livello di fisso, più che di bonus. Saltò tutto. Avrei giocato in una delle squadre più forti della storia del calcio. Nella stessa estate ci fu una grande possibilità di andare alla Juventus. Mi offrirono un bel contratto, parlai con Marotta e Conte e mi dissero che mi volevano per il dopo Alex Del Piero. Ricordo che all'inizio esitai, non ero convinto del fatto che fossero tornati ad essere quella grande Juve del passato. Mi fecero un'offerta che comunque non avrei potuto rifiutare. Perciò andai dal Villarreal a dire che volevo partire, ma il club bloccò la trattativa perché avevano già fatto cessioni importanti e dissero che in Champions volevano fare bella figura. Mi dissero: questo è il contratto, dicci quanto vuoi per rimanere. Da questo punto di vista, fu un bel momento".

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La rimonta Fiorentina sulla Juve

In tanto ricordano di 'Pepito' i gol segnati contro la Juve in un avvincente 4-2 al Franchi, in cui i viola rimontanoro le reti di Pogba e Tevez con la tripletta proprio di Rossi e la marcatura di Joaquin. A proposito di quella partita, Rossi ricorda: "La più bella mezz'ora non solo della carriera, ma di tutta la mia vita. In quel momento capii per i tifosi della Fiorentina cosa volesse dire quella rivalità. Dopo i due gol segnati dalla Juventus iniziammo a sentire i primi mormorii in tribuna: volevamo ribaltare il risultato e regalare una gioia ai nostri sostenitori. Per questo motivo venimmo fuori dagli spogliatoi colpire prima, senza quella parata incredibile di Neto su Marchisio, il 3-0 ci avrebbe sfondato. Il resto è storia".

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Rossi: "Nazionale? Sono stato tradito da Prandelli"

Infine sul capitolo Nazionale: "Il primo anno in Spagna feci 17 gol. Avevo 20 anni, volevo giocare a quei livelli e far vedere al mondo il mio talento. Così arrivò la Nazionale nell'anno dei Mondiali in Sudafrica, ma venne a mancare mio papà. Presi un mese per stare con la mia famiglia, tornai a marzo e feci due mesi di campionato. Iniziò il ritiro e il motivo per cui Lippi mi disse che non mi avrebbe portato era perché, secondo lui, a livello emotivo, non ero pronto. Avrei voluto parlargli prima della lista definitiva, dirgli che dopo la morte di mio papà avrei avuto invece un motivo in più per fare bene". Quattro anni dopo, invece, sfumò la chance di andare in Brasile."Ero capocannoniere in Serie A, la Fiorentina era seconda, stavamo facendo una stagione bellissima. Poi arrivò l'infortunio a gennaio, restai fuori tre mesi e tornai per le ultime tre partite, giocando bene. Nel pre-mondiale in Brasile, Prandelli mi chiese come stessi. Gli dissi 'Mister, la stupirò'. Facemmo tanti test, giocammo contro l'Irlanda, una partita che andò male, ma comunque mi sentivo sicuro di andarci ai Mondiali. Invece mi chiamò dentro lo spogliatoio per dirmi che non sarei rientrato nel gruppo finale. Mi sentii tradito da Prandelli. Ora l'ho superata, ma se ci ripenso il tradimento lo sento ancora".

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Dopo l'addio ufficiale al calcio giocato, arrivato con una speciale partita d'addio organizzata al Franchi, Giuseppe Rossi si è raccontato ai microfoni di RadioTV Serie A con RDS. L'ex attaccante, che in carriera ha vestito le maglie di Parma, Manchester United, Villarreal e Fiorentina, ha svelato alcuni interessanti retroscena di trasferimenti mancati.

Rossi: "Infortuni? Sono stati un periodo buio"

Pepito Rossi ha parlato dei tanti attestati di stima ricevuti dopo il ritiro: "Mi fa piacere sentire tanti giocatori e allenatori dire che si sono persi uno dei migliori giocatori del calcio moderno, mi rende molto orgoglioso per tutto quello che sono riuscito a dimostrare sia in partita che in allenamento, ma anche fuori dal campo". Invece sugli infortuni "Quando ti fai male, l'infortunio ti toglie tutto. Tu sei lì, consapevole di non poter fare nulla ed è bruttissimo. Quei momenti da solo, sono i momenti più pericolosi a livello psicologico, ti fai tante domande con il 'se' davanti. Quello che ho imparato in quei 1000 giorni di infortunio era di pensare meno ai se e di concentrarsi di più sugli obiettivi giornalieri che ti dai per migliorare e per andare avanti, per continuare a tenere vivo il sogno. Sono periodi bui che devi imparare ad affrontare".

C'è una figura in particolare che è stata importante in quel periodo: "Il direttore della Fiorentina Daniele Pradè è stato fondamentale: mi feci male una seconda volta dopo 5 mesi, nessuno mi voleva. Lui mi chiese di incontrarci a New York: fu bello, una squadra voleva puntare su di me. Cenammo insieme e capii che era la destinazione giusta per proseguire la mia carriera: gli devo tanto". Altra figura importante quella del papà: "Era tutto per me, mi ha lasciato un bigliettino che conservo ancora dove descrive i fondamentali del calcio: leggerlo ti fa comprendere la semplicità di questo sport. Se ti alleni sui fondamentali il calcio diventa più facile: se i calciatori si concentrassero su questi aspetti rispetto a tanti che si vedono in tv potrebbero diventare qualcuno di importante".

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