"Perché Kean è esploso e Vlahovic e i nuovi Juve no. Giuntoli e Motta..."

Brio, ex campione di Lecce e Juventus, analizza la stagione e il momento dei bianconeri: "Cosa deve fare Tudor per centrare la Champions"

Sergio Brio, come arrivano Lecce e Juventus alla sfida di sabato? «Una partita che per me rimarrà sempre speciale: la squadra della mia città sfida il club a cui ho dedicato gran parte della mia carriera. Il Lecce quest’anno è risultato un po’ sterile in fase realizzativa: a gennaio forse andava fatto qualcosa in più sul mercato, magari trovando un profilo che potesse agire al fianco di Krstovic. La classifica in zona retrocessione è cortissima e il calendario non sorride ai pugliesi. Credo comunque che con l’esperienza maturata in questi anni di Serie A riescano comunque a salvarsi. Anche la Juve ha vissuto una stagione complicata, ma è ancora in corsa per il quarto posto, motivo per cui ritengo eccessive le critiche nei confronti del club…». 

 
Che intende? 
«I bianconeri sono a -1 dalla zona Champions al netto dei problemi di adattamento dei nuovi arrivati e dei tanti infortuni subiti in stagione, a cominciare da quello di Bremer che per me è uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. Del resto, i numeri parlano chiaro: con il brasiliano in campo nelle prime sei partite la Juve non aveva subito nemmeno un gol. Se ci fosse stato anche lui in questi mesi credo che ci troveremmo a commentare tutta un’altra stagione. Fino a poco fa si parlava addirittura di una squadra che poteva ambire a vincere lo scudetto. Se Locatelli e compagni avessero 3/4 punti in più nessuno si permetterebbe di dirgli nulla. A questa Juve non si poteva chiedere di fare il campionato di Inter, Napoli o Atalanta che giocano con gli stessi interpreti da anni… L’obiettivo era e resta il quarto posto e sono convinto che la Juventus con Tudor lo consoliderà. Sono fiducioso». 

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La differenza tra Kean e Vlahovic

Lei di recente ha intrapreso un percorso per diventare mental coach: come si spiega le difficoltà di adattamento dei nuovi arrivati? Troppa pressione? 
«Assolutamente sì. Questa maglia pesa, non c’è niente da fare… Basti pensare a quello che sta facendo Kean alla Fiorentina. Un club ambizioso, sì, ma in cui non hai il dovere di vincere sempre a tutti i costi. Lì è maturato perché ha avuto l’opportunità di deresponsabilizzarsi. A Torino la tensione che hai addosso è un’altra, e non tutti sono in grado di gestirla…»

 

E che consiglio darebbe a Vlahovic per sbloccarsi? 
«Io stravedo per lui, deve cercare di essere più tranquillo quando riceve la palla perché ha grandi doti. Gli ho visto fare dei gol eccezionali. Un giocatore difficilissimo da marcare. Sicuramente Tudor saprà come motivarlo dandogli serenità. Nelle ultime due gare non ha segnato, ma mi è piaciuto perché si sbatteva per aiutare i compagni».
 

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"Motta? Facile giudicare, ma si parlava solo di lui e di Inzaghi"

Il mercato estivo l’ha convinta? 
«Per me non ha senso criticare Giuntoli, perché ha operato nel migliore dei modi, attenendosi alle direttive della società, intenta a svecchiare la rosa e alleggerire il monte ingaggi. In estate ho girato gli Juventus Club di tutta Italia e vi posso assicurare che l’entusiasmo per il mercato e per la scelta di Motta era palpabile. Un tecnico giovane con delle idee innovative. Io ho il patentino da allenatore e ogni anno devo seguire dei corsi per aggiornarlo. A giugno 2024 al raduno ci hanno mostrato per sei ore decine di filmati di due squadre in particolare: Bologna e Inter. Si parlava insomma solo di Motta e Inzaghi, i migliori tecnici della passata stagione. Puntare su Thiago ci stava: a posteriori è troppo facile giudicare». 


Che tasti dovrà toccare Tudor per la qualificazione in Champions? 
«I giocatori non mancano, dunque dovrà anzitutto cercare di alleggerirli a livello emotivo, e poi metterli nelle condizioni di rendere al meglio affidandogli ruoli più congeniali. Contro la Roma la Juve mi è piaciuta, soprattutto nel primo tempo. Una squadra serena, gagliarda, famelica e che voleva vincere a tutti i costi la partita. Atteggiamento che con Motta ho visto solo a tratti…». 

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Sergio Brio, come arrivano Lecce e Juventus alla sfida di sabato? «Una partita che per me rimarrà sempre speciale: la squadra della mia città sfida il club a cui ho dedicato gran parte della mia carriera. Il Lecce quest’anno è risultato un po’ sterile in fase realizzativa: a gennaio forse andava fatto qualcosa in più sul mercato, magari trovando un profilo che potesse agire al fianco di Krstovic. La classifica in zona retrocessione è cortissima e il calendario non sorride ai pugliesi. Credo comunque che con l’esperienza maturata in questi anni di Serie A riescano comunque a salvarsi. Anche la Juve ha vissuto una stagione complicata, ma è ancora in corsa per il quarto posto, motivo per cui ritengo eccessive le critiche nei confronti del club…». 

 
Che intende? 
«I bianconeri sono a -1 dalla zona Champions al netto dei problemi di adattamento dei nuovi arrivati e dei tanti infortuni subiti in stagione, a cominciare da quello di Bremer che per me è uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. Del resto, i numeri parlano chiaro: con il brasiliano in campo nelle prime sei partite la Juve non aveva subito nemmeno un gol. Se ci fosse stato anche lui in questi mesi credo che ci troveremmo a commentare tutta un’altra stagione. Fino a poco fa si parlava addirittura di una squadra che poteva ambire a vincere lo scudetto. Se Locatelli e compagni avessero 3/4 punti in più nessuno si permetterebbe di dirgli nulla. A questa Juve non si poteva chiedere di fare il campionato di Inter, Napoli o Atalanta che giocano con gli stessi interpreti da anni… L’obiettivo era e resta il quarto posto e sono convinto che la Juventus con Tudor lo consoliderà. Sono fiducioso». 

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