"Motta, empatia persa e il talento di Tudor. Juve, a parte lui nessuno..."

L'intervista a Legrottaglie che ha giocato con l'attuale tecnico bianconero per tre anni e mezzo tra la Vecchia Signora e il Siena: "Sempre stato onesto e diretto"

«Tudor ha avuto un impatto molto positivo sulla Juve. È evidente la mano di Igor nella squadra. Lo si vede, chiaramente, nello spirito manifestato in campo dai giocatori: adesso si respira un’atmosfera diversa in casa bianconera. Tudor è stato davvero bravo nel mettere i calciatori nelle condizioni tecniche e tattiche giuste per rendere al meglio». Parola di Nicola Legrottaglie che al fianco dell’attuale tecnico bianconero ha giocato per 3 anni e mezzo tra Juve e Siena. L’ex dt della Samp conosce bene la Vecchia Signora in tutte le sue sfaccettature per aver indossato la maglia juventina in 154 gare tra il 2003 e il 2011.

Quali sono i meriti di Tudor nella rinascita della Juve?

«Igor è stato bravo a impattare bene a livello prima emotivo e poi tecnico sui giocatori. È entrato nello spogliatoio con le idee chiare e si è visto subito nell’approccio avuto e nelle scelte fatte. Tudor ha saputo trasferire i propri principi di gioco ai calciatori, che hanno assorbito immediatamente le sue indicazioni».

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Il cambio modulo e le scelte di Motta

Tatticamente c’è stato il passaggio dal 4-2-3-1 mottiano al 3-4-2-1 dell’allenatore di Spalato… «Tudor però è stato attento nel mettere i giocatori a loro agio e soprattutto a collocarli nel loro ruolo preferito. Igor per certi aspetti ha fatto quello che tutti si aspettavano. Ha schierato Koopmeiners nella posizione dove aveva fatto benissimo all’Atalanta e sono arrivati segnali positivi. Contro il Lecce l’olandese ha giocato bene e trovato il gol. Così come Nico Gonzalez a destra ha tutt’altro impatto rispetto a quando veniva impiegato a sinistra. Idem Thuram che ora gioca molto più dentro il campo, dove può essere ancor più dominante. Lo stesso Yildiz messo più centrale e vicino alla porta diventa decisivo come dimostrano i gol a Genoa e Lecce rispetto a quando era schierato sulla fascia».

Col senno del poi si può si dire che le scelte di Motta si siano rivelate sbagliate?

«Thiago ha idee innovative, ma il suo calcio prevedeva troppi cambiamenti e non ha funzionato. In un altro contesto potrebbe tornare a funzionare e venire recepito meglio dai calciatori con risultati diversi da quelli della Juve. A grandi livelli i giocatori importanti hanno automatismi consolidati e non è facile rivoluzionarne caratteristiche e predisposizioni. Se metti molti elementi in ruoli diversi rischi di non essere più empatico col gruppo e andare in difficoltà…».

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"Tudor, ero convinto"

Lei ha giocato per anni al centro della difesa al fianco di Tudor: si aspettava potesse fare così bene? «Ero convinto potesse dare una sterzata e aiutare la Juve a risollevarsi. Le confesso però che, quando giocavamo insieme, non mi sarei immaginato una carriera in panchina per Igor, anche se Tudor già all’epoca era un leader in campo e nello spogliatoio».

Com’era da compagno di squadra?

«Era un talento e aveva il calcio nel sangue. Tudor spiccava per attitudine e personalità: aveva un carattere forte. Si faceva rispettare, ma al tempo stesso era molto leale con tutti. C’era una cosa che sono convinto si sia portato dietro nel percorso da tecnico…».

Quale?

«La grande caparbietà nel cercare di trasmetterti ciò in cui crede. Era empatico e diretto: caratteristiche importanti quando devi gestire un gruppo».

Ci svela un aneddoto?

«Igor mi ha regalato tantissime risate. Ci siamo divertiti tanto insieme. Ricordo che non sopportava le lunghe sedute analitiche al video che ci facevano fare gli allenatori. Immagino che ora passando dall’altra parte della barricata avrà cambiato idea (ride, ndr)».

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La difesa Juve e Vlahovic

Dove può arrivare la Juve targata Tudor? «La qualificazione in Champions è assolutamente alla portata. Questa Juve ha le carte in regola per giocarsela con tutte, ma guai a dare tutto per scontato. In futuro la Juventus può essere una concorrente per lo Scudetto, recuperando un campione come Bremer la cui assenza è costata quest’anno 7-8 punti».

Come vede l’attuale retroguardia bianconera?

«Al netto della mancanza pesantissima di Bremer ho visto buoni elementi come Veiga e Kalulu, ma nessuno che eccelle. Sono ottimi calciatori, ma l’unico top player della difesa juventina è il brasiliano, che è il solo ad avere doti di leadership per fungere da perno centrale e soprattutto in grado di comandare i compagni. Gli altri difettano un po’ in personalità».

Cosa farebbe con Vlahovic, il cui rendimento continua a dividere il mondo Juve?

«Tudor gli ha dato fiducia. Qualche segnale positivo c’è stato. Dusan l’ho visto poco attento e incisivo in fase di finalizzazione contro il Lecce, però è stato molto attivo nella partecipazione al gioco e nella costruzione delle azioni. Tanto che ha lasciato il segno con due assist, seppur non sia riuscito ad andare in gol».

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«Tudor ha avuto un impatto molto positivo sulla Juve. È evidente la mano di Igor nella squadra. Lo si vede, chiaramente, nello spirito manifestato in campo dai giocatori: adesso si respira un’atmosfera diversa in casa bianconera. Tudor è stato davvero bravo nel mettere i calciatori nelle condizioni tecniche e tattiche giuste per rendere al meglio». Parola di Nicola Legrottaglie che al fianco dell’attuale tecnico bianconero ha giocato per 3 anni e mezzo tra Juve e Siena. L’ex dt della Samp conosce bene la Vecchia Signora in tutte le sue sfaccettature per aver indossato la maglia juventina in 154 gare tra il 2003 e il 2011.

Quali sono i meriti di Tudor nella rinascita della Juve?

«Igor è stato bravo a impattare bene a livello prima emotivo e poi tecnico sui giocatori. È entrato nello spogliatoio con le idee chiare e si è visto subito nell’approccio avuto e nelle scelte fatte. Tudor ha saputo trasferire i propri principi di gioco ai calciatori, che hanno assorbito immediatamente le sue indicazioni».

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