TORINO - È ancora presto per tracciare rotte ai confini del mondo. La Juve, seppur speranzosa visti i tangibili effetti della mano Tudor, continua a navigare a vista. Troppe le variabili che potrebbero orientare le scelte future della società: dalla qualificazione in Champions - obiettivo da centrare senza se e senza ma per scongiurare l’ennesima rivoluzione tecnica (in ballo 60 milioni) - al prossimo Mondiale per club, che potrebbe portare nelle casse della Vecchia Signora fino a 117 milioni di euro. Ci vuole pazienza, dunque, ma anche un filo di progettualità, ecco perché la Juventus sta studiando una pista per poter quantomeno prolungare la permanenza di Renato Veiga a Torino.
Veiga, il nuovo muro Juve
Il centrale portoghese, arrivato a gennaio in prestito dal Chelsea per 4 milioni (+1.5 di bonus legati al raggiungimento di determinati obiettivi) si è rivelata l’operazione più azzeccata del mercato invernale dei bianconeri. Fin dalle prime uscite con Motta, Veiga ha mostrato un bagaglio tecnico incompatibile con quello degli altri compagni di reparto: oltre ai convenzionali compiti difensivi, l’ex Basilea sa come rendersi utile in fase di impostazione. Con le sue imbucate, la Juve riesce spesso a innescare le ripartenze degli esterni guadagnando tempi di gioco. Maresca, non a caso, stravede per lui, e se ha acconsentito al suo prestito in bianconero è solo per via di un momentaneo sovraffollamento nel reparto arretrato dei Blues. Il tecnico italiano non ha intenzione di privarsene. Anzi, sperava proprio che a Torino Veiga trovasse minuti e certezze in vista della prossima stagione in Premier League, ed è per questo che ha chiesto al club londinese di non inserire nell’operazione con la Juventus un possibile diritto di riscatto.