E cosi la Juve è tornata a vincere ed è una vittoria molto juventina

Le bianconere di Canzi riportano la Scudetto a Torino: il commento del direttore di TuttoSport

C ’erano tutti gli indizi di un fine ciclo: due secondi posti in due stagioni storte, mugugni dell’ambiente, un calo dell’entusiasmo dopo un quinquennio di trionfi dati sempre un po’ troppo per scontati. Insomma, un problema tipicamente juventino. È per questo che serviva una soluzione altrettanto juventina. Per cambiare quello che si doveva cambiare, in panchina e in campo, servivano senso pratico e una filosofia molto chiara: non partire, per esempio, dai grandi nomi, ma dalle grandi persone; dai valori umani prima che dalle diagonali; da un calcio concreto senza quella pretesa di reinventare il pallone che striscia tra panchine e salottini social senza collezionare molti trofei. E così la Juventus è tornata a vincere e ha rilanciato il ciclo con un’equilibrata miscela di nuovi arrivi e di chi è lì da anni, di gioventù ed esperienza, legando tutto con il senso di appartenenza di chi ama il club e sa insegnare in fretta ad amarlo.

Una Juventus di juventine

La tradizione e le regole non scritte rendono la Juventus un club difficile da guidare, non si sterza mai bruscamente, non è una società da ribaltoni; si può e si deve cambiare, ma in modo ragionato, senza buttare via quello che funziona solo perché è il “passato”. Una società che ha la stessa proprietà da 102 anni deve sempre annodare il suo presente alla sua storia che rappresenta forza, non zavorra. Quella delle Women è una storia tanto breve quanto gloriosa, ma Bonansea, Gama, Rosucci, Salvai, Boattin, Girelli e Caruso la incarnano in modo esemplare, creando il tessuto su cui ragazze come Kullberg e Bennison (così come gli acquisti di gennaio) si sono potute innestare perfettamente. E Canzi, accolto con qualche scetticismo perché privo di grande nome e idee modaiole, si è invece rivelato il tecnico giusto per rimpastare la Juventus, senza snaturare nulla, correggendo gli errori del recente passato, conservando i punti di forza. Alla fine ne è uscita una Juventus di juventine, pensata da uno juventino, come Stefano Braghin, da 13 anni in società, da 8 alla guida delle Women, nei quali ha festeggiato 6 scudetti e 3 coppe Italia. Una cosa molto juventina.  

 

 

 

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