Bonucci, l’amore-odio Juve e l’aneddoto BBC: “A Barzagli dissi che…”

L’ex difensore bianconero ripercorre le tappe della propria carriera: “Non ho rimpianti. Vialli da brividi, mi ispiro a Conte e Mancini”

Dopo il ritiro dal calcio giocato, arrivato al termine della scorsa stagione con il Fenerbahce, Leonardo Bonucci sta continuando il suo percorso per diventare allenatore. Negli scorsi mesi è infatti entrato nella Nazionale Under 20 come assistente del ct Bernardo Corradi. Un'esperienza che oggi ha voluto raccontare ai microfoni della Figc, tornando anche sul suo passato da calciatore con l'Italia e la Juventus.

Bonucci: "Mia moglie mi ha permesso di arrivare dove sono"

L'ex difensore ha iniziato l'intervista parlando delle sue origini e del rapporto con il calcio fin da bambino: “Da subito a Viterbo il calcio è stato parte di me. Da piccolo giocavo con mio fratello maggiore ed i suoi amici anche se tiravano forte. Ero testardo e 'capoccione' come si dice a Viterbo e sono diventato la mascotte del gruppo. Poi ho iniziato a giocare a calcio in una squadra dilettantistica per poi passare alla Viterbese. Da lì sono arrivato vicino all’esordio in Serie C prima della chiamata dell’Inter. Nel mio percorso da calciatore ho avuto la fortuna di incontrare mia moglie che è stata il punto d’equilibrio della mia vita. Mi ha permesso di diventare la persona che sono e di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Lei mi ha sempre aiutato, è il il mio porto sicuro e la devo ringraziare. Nei momenti difficili della mia carriera mi ha sempre supportato e sopportato. Abbiamo due maschi ed una femmina che adesso mi sto godendo, un po’ mi dispiace non averli vissuti quando erano più piccoli, ma il calcio in quel momento mi succhiava tutto. Ho fatto la parte del padre nei momenti che avevo a disposizione, ma il piccolo rammarico è quello. Oggi sto scoprendo quanto è bello passere il tempo insieme”. Poi su come ha affrontato la malattia del figlio Matteo“Sicuramente è stato un momento difficile, mia moglie si è preso carico di quello che stavamo attraversando lasciandomi la possibilità di continuare a giocare. Matteo aveva due anni, ma ora fortunatamente possiamo guardare avanti. Sta alla grande e fa tutto quello che un bambino della sua età dovrebbe fare. In quei momenti capisci quali sono veramente le cose importanti della vita. Non ci sono perché, bisogna avere la forza di affrontali e di trasmettere positività. Io mi sono affidato ai medici e alla fede”.

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Bonucci: "Juve e Milan? Sono stato amato ed odiato"

Bonucci ha quindi parlato della sua carriera caraterizzata da elogi, ma anche aspre critiche: “Non mi sono mai nascosto, ho sempre fatto quello che pensavo fosse giusto. Quando sei così crei contrasto e discussione. È stato l’insieme della mia carriera che è passata dall’essere osannato come giocatore della Juve, ad essere odiato per il trasferimento al Milan e poi amato di nuovo con la Nazionale ed odiato alla prima giornata di campionato con fischi ed insulti. Per me erano benzina, dimostrare di essere sempre lo stesso mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi. Penso di essere una persona buona e schietta. Ho dell’ego, ma so anche essere tenero ed amico. Queste sono le mie caratteristiche, il mio ego mi ha fatto fare grandi cose, ma ha anche creato situazioni difficili da gestire. Non ho rimorsi o rimpianti, ho chiuso bene la carriera”. Quindi sull'importanza del lavoro psicologico: “Ho iniziato nel 2008 quando il mental coach era un tabù. Tanti mi definivano un debole perché mi facevo aiutare, ma sono sempre andato avanti per la mia strada perché mi faceva stare bene. Ho fatto un percorso che mi ha aiutato tanto nei momenti difficili per spostare l’attenzione su quello che era importante e sugli obiettivi che volevo raggiungere. Oggi fortunatamente si parla sempre più spesso di queste figure, tutti hanno un lato di debolezza. Tirarlo fuori non ci rende deboli, ma ci fa solo migliorare”.

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Vialli, il ricordo da brividi di Bonucci

Spazio quindi al capitolo Nazionale: “È stato un percorso a due facce. Le due mancate partecipazioni al Mondiale sono delle cicatrici che non si rimargineranno mai. Se fossimo arrivati in Qatar avremmo potuto fare una cavalcata importante. Nel 2018 invece i segnali c’erano, qualcosa si era rotto già da dopo la sconfitta contro la Spagna. Non siamo riusciti ad intervenire in maniera corretta. Poi ci sono le grandi prestazioni agli Europei che vanno a lenire questo dolore, è il sogno di tanti bambini. Io sono riuscito a realizzarlo grazie ad un grande gruppo, un grande allenatore ed una grande squadra fuori dal campo. È stato l’apice di una grande carriera che senza questa ciliegina non sarebbe stata la stessa. Venivamo da un momento di vita difficile dopo il Covid, non ce l’eravamo ancora messa alle spalle. Siamo riusciti però a goderci le partite ed i momenti nel modo giusto". Sulla figura di Gianluca Vialli"La presenza di Luca era importante. Quando ci radunavamo nell’aula video e lui parlava si sentiva un’energia diversa. Percepivi che qualcosa più grande di te ti stava arrivando dentro. Ogni suo discorso ti lasciava un insegnamento, sono stato veramente fortunato. Sono grato al presidente e al mister che lo hanno portato lì, è stata una scuola di vita".

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La BBC, l'aneddoto di Bonucci

Bonucci ha risposto anche ad una domanda sul segreto dell'ormai iconica BBC: "È stato prima di tutto un gruppo di amici al quale mi piace aggiungere un’altra B che è Buffon. Se fosse mancato solo uno non avremmo fatto la storia per 10 anni. Ci conoscevamo a memoria, ognuno aveva il suo ruolo in campo e fuori. Questo ci ha permesso di essere uniti e di essere la colonna portante della Juve e della Nazionale. Il rapporto è stato sempre vero e schietto, questo ci ha permesso di diventare sempre più uniti. Io ho detto loro quello che pensavo nel bene e nel male. Ci siamo anche trovati in disaccordo e a discutere, ma parlavamo sempre per il bene dell’altro. È stato il segreto del successo che abbiamo avuto. Un aneddoto? C’è stato un episodio quando abbiamo perso a Madrid contro la Spagna. Ho parlato con Barzagli che aveva avuto un fastidio durante l’allenamento, gli ho detto che non si era comporto in maniera esemplare e che doveva far prevalere il bisogno che aveva la squadra. Lui dopo aver discusso un po’ ha capito che era la situazione migliore, poi purtroppo sappiamo come andò. Sono state settimane difficili".

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Bonucci: "Donnarumma è il leader dell'Italia"

Quindi sul leader dell'attuale Nazionale: “Oggi il leader è la squadra, ma se devo dire un nome direi quello di Donnarumma. È maturato tanto anche quando parla fuori dal campo, sta diventando grande anche lui. Poi quando hai un allenatore come Spalletti che è un leader già di suo diventa tutto più facile. Consiglio? Quando affronti certe competizioni il segreto è quello di non responsabilizzarsi troppo perché il carico che uno si mette addosso poi arriva anche in partita. Io ho sempre dato attenzione a quello che dovevo fare per me e per la squadra. Se riesci a divertirti il cacio è il lavoro più bello del mondo. Nell’intervallo della finale dell’Europeo parlai alla squadra per dire di stare sereni perché quelli che avevano tutto da perdere erano loro. Entrammo in campo con entusiasmo e pressione diversa”.

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Bonucci: "Mi ispiro a Conte e Mancini"

Infine sul possibile futuro da allenatore: “Adesso sto studiando e mi sto preparando per fare il corso UEFA A da allenatore. Con quello potrò lavorare in tutti i settori giovanili e fino alla Serie C. L’obiettivo è arrivare ad allenare una grande squadra ed una nazionale, poi sarà il campo a decidere. Oggi passare il tempo a casa mi piace, sto aspettando di vedere se dentro mi scatterà lo stesso fuoco che avevo da calciatore. Solo con quello puoi sacrificare tutto il resto ed ottenere grandi risultati. In caso contrario non mi vergognerei a cambiare idea e a dedicarmi ad altro. Ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi allenatori, se devo dirne due sono Conte e Mancini. Conte lo riconosco più vicino a me per come è incandescente, passionale e viscerale. Mancini invece con la sua calma entrava nel momento giusto e con le parole giuste senza essere aggressivo. Tutti e due tatticamente mi hanno insegnato tanto, sono loro che prenderò come riferimento. Voglio migliorare sotto l’aspetto caratteriale perché mi rendo conto che questo carattere mi potrebbe mettere in situazioni particolari e difficili ora che sono grande. Devo smussare un po’ gli angoli se voglio fare l’allenatore, servirà pazienza”.

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Dopo il ritiro dal calcio giocato, arrivato al termine della scorsa stagione con il Fenerbahce, Leonardo Bonucci sta continuando il suo percorso per diventare allenatore. Negli scorsi mesi è infatti entrato nella Nazionale Under 20 come assistente del ct Bernardo Corradi. Un'esperienza che oggi ha voluto raccontare ai microfoni della Figc, tornando anche sul suo passato da calciatore con l'Italia e la Juventus.

Bonucci: "Mia moglie mi ha permesso di arrivare dove sono"

L'ex difensore ha iniziato l'intervista parlando delle sue origini e del rapporto con il calcio fin da bambino: “Da subito a Viterbo il calcio è stato parte di me. Da piccolo giocavo con mio fratello maggiore ed i suoi amici anche se tiravano forte. Ero testardo e 'capoccione' come si dice a Viterbo e sono diventato la mascotte del gruppo. Poi ho iniziato a giocare a calcio in una squadra dilettantistica per poi passare alla Viterbese. Da lì sono arrivato vicino all’esordio in Serie C prima della chiamata dell’Inter. Nel mio percorso da calciatore ho avuto la fortuna di incontrare mia moglie che è stata il punto d’equilibrio della mia vita. Mi ha permesso di diventare la persona che sono e di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Lei mi ha sempre aiutato, è il il mio porto sicuro e la devo ringraziare. Nei momenti difficili della mia carriera mi ha sempre supportato e sopportato. Abbiamo due maschi ed una femmina che adesso mi sto godendo, un po’ mi dispiace non averli vissuti quando erano più piccoli, ma il calcio in quel momento mi succhiava tutto. Ho fatto la parte del padre nei momenti che avevo a disposizione, ma il piccolo rammarico è quello. Oggi sto scoprendo quanto è bello passere il tempo insieme”. Poi su come ha affrontato la malattia del figlio Matteo“Sicuramente è stato un momento difficile, mia moglie si è preso carico di quello che stavamo attraversando lasciandomi la possibilità di continuare a giocare. Matteo aveva due anni, ma ora fortunatamente possiamo guardare avanti. Sta alla grande e fa tutto quello che un bambino della sua età dovrebbe fare. In quei momenti capisci quali sono veramente le cose importanti della vita. Non ci sono perché, bisogna avere la forza di affrontali e di trasmettere positività. Io mi sono affidato ai medici e alla fede”.

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