23 punti buttati! Dall’esperienza al carattere: Juve, tutto quello che non va

Quante ingenuità nei minuti finali di gara. E nelle sfide decisive… braccino. Senza gli sprechi sarebbe già in Champions

Di fronte alla straripante vittoria all’esordio contro il Como, ci chiedevamo quale posto nel mondo spettasse a questa nuova Juventus di Thiago Motta. Nessun maldestro tentativo di emulazione nei confronti di un passato glorioso: il club è ripartito da zero con una rosa verde e promettente che potesse - nel giro di tre anni - costruire i presupposti per tornare competitivi in Italia e nel mondo. A nove mesi da quell’afosa serata di fine agosto, i bianconeri restano un punto interrogativo. Un collettivo di ragazzi dal potenziale inespresso, che non conosce ancora il suo reale valore, ma che ha bene in mente ciò che vuole diventare. Insomma, per dirla alla Zanotti - il frontman dei Pinguini tattici Nucleari - è la Juve dei “Giovani Wannabe”.

 

Juve, i punti persi da situazione di vantaggio

Basta analizzare la classifica di Serie A alla voce “punti persi da situazione di vantaggio” per certificare la parziale inconsistenza del gruppo squadra ereditato da Igor Tudor: la Juve ne ha visti evaporare ben 23. Solo Venezia e Como hanno fatto peggio (30 e 24 rispettivamente). Il pari al fotofinish contro la Lazio nel segno dell’ex nerazzurro Vecino, infatti, non è che l’ultimo di una lunga serie: in campionato la Juve per ben 10 volte è andata avanti nel parziale per poi farsi riacciuffare nei minuti finali. Se alcuni di questi pareggi - come quelli contro Inter, Atalanta e Fiorentina prima; Roma e Bologna poi - potevano essere quantomeno auspicabili, non si può dire lo stesso di quelli siglati con realtà oggi relegate nella parte più bassa della classifica... Gare indirizzate nel migliore dei modi, prima di fare i conti con una delle più ferree e ineluttabili leggi del calcio moderno: se non chiudi la partita, prima o poi, il gol lo prendi... È stato così a Lecce, forse il più brutto fra i match buttati via dai bianconeri, con Rebic a rispondere - a tempo scaduto - al gol del vantaggio di Cambiaso. Per non parlare delle sfide contro Cagliari, uscito indenne dalle mura dell’Allianz grazie al rigore trasformato da Marin al’88° minuto, Venezia e Torino.

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Juve con la Champions già in tasca

Se la Juventus avesse gestito al meglio anche solo la metà di questi incontri, oggi si ritroverebbe a quota 74, a sole tre lunghezze dall’Inter di Inzaghi e con la qualificazione in Champions già in tasca. Ben lungi dal tracciare futuri alternativi a posteriori, è davvero difficile rimanere indifferenti di fronte alla natura stessa di questi pareggi, poiché maturati - in gran parte - negli ultimi 5/10 minuti di gioco. La Juve non è mai riuscita a riesumare quella caratteristica con cui ha costruito gran parte dei suoi successi: il saper sguazzare con le unghie e con i denti nella sofferenza, compattandosi nei finali come un vero collettivo, in funzione dell’unica cosa che conta, cioè vincere.

Le parole di Padovano

«Ormai è una consuetudine questa pareggite da malessere incredibile - ha commentato l’ex bandiera bianconera, Michele Padovano, a Juventibus - La tendenza è la stessa di prima, io mi ricordo di una Juventus che quando andava in vantaggio le partite erano finite, adesso non è così. Si poteva portare a casa con un po’ di esperienza in più. Una volta manca esperienza, altre qualche giocatore importante e le vittorie sono sempre meno».

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Mancano i veterani e i leader

Del resto, lo ha ammesso lo stesso Locatelli: a questa squadra mancano i cosiddetti veterani. Leader tecnici e umorali di esperienza: da Ferrara a Buffon, passando per Furino, Tardelli, Chiellini, Barzagli, Pirlo... Quelli che trasudavano juventinità da tutti i pori e a cui bastavano 5 parole per rivoltare uno spogliatoio intero o, viceversa, per risollevare lo spirito dei più giovani. Compiti appartenuti, almeno fino all’anno scorso, a Danilo e Szczesny... Al netto dei tanti infortuni, a cominciare da quello di Bremer, che inevitabilmente hanno limitato e non poca la stagione dei bianconeri, occorre fare tesoro delle recenti lezioni già a partire dalla delicata gara di domenica con l’Udinese. L’ultima dei bianconeri all’Allianz Stadium, dove - con Tudor alla guida - hanno raccolto tre vittorie su tre. La partita di Yildiz, al rientro dalla squalifica dopo il rosso rimediato contro il Monza. Il simbolo perentorio di una Juve grezza e adolescenziale, ancora alla ricerca della miglior versione di se stessa. Un caso che il brano dei Pinguini Tattici Nucleari a cui facevamo riferimento in apertura sia diventato virale proprio nell’estate del 2022. Quella in cui Yildiz decise di cedere alle avances della Juventus...

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Di fronte alla straripante vittoria all’esordio contro il Como, ci chiedevamo quale posto nel mondo spettasse a questa nuova Juventus di Thiago Motta. Nessun maldestro tentativo di emulazione nei confronti di un passato glorioso: il club è ripartito da zero con una rosa verde e promettente che potesse - nel giro di tre anni - costruire i presupposti per tornare competitivi in Italia e nel mondo. A nove mesi da quell’afosa serata di fine agosto, i bianconeri restano un punto interrogativo. Un collettivo di ragazzi dal potenziale inespresso, che non conosce ancora il suo reale valore, ma che ha bene in mente ciò che vuole diventare. Insomma, per dirla alla Zanotti - il frontman dei Pinguini tattici Nucleari - è la Juve dei “Giovani Wannabe”.

 

Juve, i punti persi da situazione di vantaggio

Basta analizzare la classifica di Serie A alla voce “punti persi da situazione di vantaggio” per certificare la parziale inconsistenza del gruppo squadra ereditato da Igor Tudor: la Juve ne ha visti evaporare ben 23. Solo Venezia e Como hanno fatto peggio (30 e 24 rispettivamente). Il pari al fotofinish contro la Lazio nel segno dell’ex nerazzurro Vecino, infatti, non è che l’ultimo di una lunga serie: in campionato la Juve per ben 10 volte è andata avanti nel parziale per poi farsi riacciuffare nei minuti finali. Se alcuni di questi pareggi - come quelli contro Inter, Atalanta e Fiorentina prima; Roma e Bologna poi - potevano essere quantomeno auspicabili, non si può dire lo stesso di quelli siglati con realtà oggi relegate nella parte più bassa della classifica... Gare indirizzate nel migliore dei modi, prima di fare i conti con una delle più ferree e ineluttabili leggi del calcio moderno: se non chiudi la partita, prima o poi, il gol lo prendi... È stato così a Lecce, forse il più brutto fra i match buttati via dai bianconeri, con Rebic a rispondere - a tempo scaduto - al gol del vantaggio di Cambiaso. Per non parlare delle sfide contro Cagliari, uscito indenne dalle mura dell’Allianz grazie al rigore trasformato da Marin al’88° minuto, Venezia e Torino.

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