Tudor gonfia il petto: "Sono arrivato con la Juve in una buca profonda. Io inferiore a nessuno"

Il tecnico bianconero presenta la sfida contro l'Udinese: "Assenze non banali. Al completo squadra forte e alla pari di tutti"

Dopo il pareggio in extremis subito contro la Lazio, la Juventus si prepara a tornare in campo per la penultima giornata di Serie A. I bianconeri ospiteranno l'Udinese domenica 18 maggio alle 20:45 all'Allianz Stadium con l'obbligo di ottenere tre punti. Con due vittorie la squadra di Igor Tudor si garantirebbe infatti la qualificazione alla prossima Champions League. Nella conferenza stampa di rito, anticipata di ventiquattro ore, l'allenatore ha presentato il match contro i friulani, tra infortuni, "rimpianti" e qualche "stoccata" sulle voci che riguardano il futuro della pachina.

Juve-Udinese, la conferenza di Tudor

Come sta la squadra e come è andata la settimana? "La squadra sta bene, si è allenata bene, ed è stata una settimana più lunga del solito. Stamattina allenamento, domani rifitura e poi si va". Può recuperare qualcuno degli infortunati o, nel caso, cambiare modulo di gioco? Il tecnico chiosa così: "Gatti per quello che ha fatto, massimo può fare quello che ha fatto nell'ultima gara. Su queste domande tattice, chi gioca chi non gioca, preferisco non rispondere per non aiutare l'avversario".

Sulle voci sul possibile futuro della panchina bianconera e l'ombra di Antonio Conte, Tudor è netto: "Vivo la giornata, me la godo, soffro, ma non pensando a quel futuro. Soffro per come preparare al meglio l'Udinese, mi metto nei panni dei giocatori, sento la loro voglia di fare e questo mi da fiducia. Mi nutro di questo ed è il bello della vita dell'allenatore che tante volte è sofferta. Poi se mi sento inferiore a nessuno, no, dico di no, non mi sento inferiore a nessuno".

Come ci si sente ad avere il destino nelle proprie mani a due giornate dal termine? "Sicuramente ti dà qualcosa, ma dobbiamo anche giocare senza pensare a tutto questo, trovando il gusto nelle partite. Ma non vuol dire senza pensare a cosa fare, ma giocare a calcio come piace ai ragazzi, trovare gusto nel soffrire, difendere, fare le cose che alleniamo. Questa è sempre la cosa migliore".

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Tudor sulla squadra finita in un "buco profondo"

 Ma il tecnico è soddisfatto per quanto visto fino a oggi? "Il mio operato è sempre difficile parlare è meglio lasciare agli altri commentare. Per me si è fatto un buon lavoro, viste anche tutte le problematiche che ci sono state. Se una squadra non ha mai Gatti, Koopmeiners, Yildiz da tre quattro partite, così come Cambiaso. Non sono cose banali. Nel complesso abbiamo fatto un buon lavoro, abbiamo fatto tre belle vittorie in casa.Tre squadre dirette concorrenti in trasferta come Roma, Bolgna e Lazio. Si è fatta la partita contro il Parma, che ho già commentato. Poi non abbiamo meritato di perdere, contro il Bologna alla pari, con la Lazio fino a quando abbiamo giocato in undici eravamo meglio noi. Ho sempre avuto dopo tutte le gare una buona sensazione, che la squadra ha dato tutto quello che poteva dare in quel momento. Poi è chiaro che bisogna essere sempre esigenti e la Juve deve andare ovunque a vincere".

E aggiunge: "Questa sensazione che ho io dentro, che in tutte queste gare la squadra ha dato tutto nonostante le problematiche da quando sono arrivato io, che era in un buco profondo. Ora è una formazione più vogliosa, con la volontà di battagliare. Vorrei che si giocasse meglio, calcio champagne, ma in questo momento non si può fare e bisogna capire i momenti. Faccio i complimenti ai ragazzi, perché hanno dato tutto". E poi spiega il perché del "buco profondo": "Ma è davanti a tutti, non ho detto niente di nuovo. Abbiamo parlato 45 giorni fa, poi grazie al lavoro insieme siamo usciti da quel buco in un tempo abbastanza corto. Non ho detto nulla di nuovo".

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Tudor, le difficoltà e i "rimpianti"

Quanto impegno c'è, e c'è stato, da parte di Tudor dal punto di vista psicologico? La Juve ha avuto molte difficoltà soprattutto in trasferta: "In casa abbiamo vinto tre partite, ma non ci sono gare facili. Non esiste nel mio modo di pensare il calcio. Poi, l'allenatore è sempre uno psicologo, sia individuale che con la squadra. Deve avere approcci diversi con venti giocatori, sapere quando parlare e di cosa. Avere un approccio diverso per ogni gara dal punto di vista psicologico, e si guarda ci c'hai davanti. Quando hai davanti Giorgio Chiellini, Gigi Buffon, Bonucci, o gente di 30-35 anni con cinque scudetti dietro parli un modo e li motivi in un determinato modo. È una cosa importante nel bagagliaio di un allenatore".

A condizioni normali, quanto avrebbe potuto dare di più sia Tudor che la Juve? "Tanto, tanto... Dico le cose, perché è giusto che uno le dica. Siccome nel calcio conta anche quello che dicono gli altri all'esterno perché la gente vede, legge, è giusto che un allenatore viene e dice il suo punto di vista. Uno pensa che una squadra senza Gatti, Vlahovic, Koopmeiners, Bremer, sia la stessa cosa. Un tifoso dice "ma noi siamo la Juve", non è così. Quindi è giusto che io lo dica e le metta su carta. Posso ripetere quello che ho detto il primo giorno che sono arrivato: metto Cabal, Bremer, e tutti quelli che sono qua, con Gatti e Koopmeiners che stava uscendo, poi non c'è stato più, al completo questa squadra è forte e può combattere con tutti. Anche quest'anno".

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Tudor su Thuram e le assenze: il punto

Quanto peserà l'assenza in mezzo al campo di Thuram? "Una bella domanda, perché l'Udinese è una squadra fisica che corre tanto, molto fisica, difficile, che ho visto durante l'anno fare delle gare pazzesche. Quando uno dice che sulla carta è una gara facile, non ricorda la partita di Napoli e se la va a vedere può capire la difficoltà della partita di domani. Tra i giocatori che partono dall'inizio a quelli che entrano". Su Vlahovic: "C'è sempre una grande occasione per tutti, tra gli allenamenti e le partite. Parliamo di un giocatore importante che non è stato convocato per problemi fisici, ma ora ha recuperato e ci darà una mano fino alla fine".

Sula mancanza di Yildiz: "Ha sofferto tanto. È un giocatore fondamentale per la nostra rosa. Si è dispiaciuto per quanto accaduto. Gli ho detto di non sentire la responsabilità ora di farsi perdonare qualcosa, non deve andare a far vedere tutti e caricarsi psicologicamente, deve fare quello in cui è bravo e in alcune zone di campo solo quelli di qualità possono stare e fare bene". Sui giocatori della Next Gen che potrebbero essere convocati: "Vediamo, siccome siamo pochi potremmo portare uno o due giocatori, vediamo domani".

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Dopo il pareggio in extremis subito contro la Lazio, la Juventus si prepara a tornare in campo per la penultima giornata di Serie A. I bianconeri ospiteranno l'Udinese domenica 18 maggio alle 20:45 all'Allianz Stadium con l'obbligo di ottenere tre punti. Con due vittorie la squadra di Igor Tudor si garantirebbe infatti la qualificazione alla prossima Champions League. Nella conferenza stampa di rito, anticipata di ventiquattro ore, l'allenatore ha presentato il match contro i friulani, tra infortuni, "rimpianti" e qualche "stoccata" sulle voci che riguardano il futuro della pachina.

Juve-Udinese, la conferenza di Tudor

Come sta la squadra e come è andata la settimana? "La squadra sta bene, si è allenata bene, ed è stata una settimana più lunga del solito. Stamattina allenamento, domani rifitura e poi si va". Può recuperare qualcuno degli infortunati o, nel caso, cambiare modulo di gioco? Il tecnico chiosa così: "Gatti per quello che ha fatto, massimo può fare quello che ha fatto nell'ultima gara. Su queste domande tattice, chi gioca chi non gioca, preferisco non rispondere per non aiutare l'avversario".

Sulle voci sul possibile futuro della panchina bianconera e l'ombra di Antonio Conte, Tudor è netto: "Vivo la giornata, me la godo, soffro, ma non pensando a quel futuro. Soffro per come preparare al meglio l'Udinese, mi metto nei panni dei giocatori, sento la loro voglia di fare e questo mi da fiducia. Mi nutro di questo ed è il bello della vita dell'allenatore che tante volte è sofferta. Poi se mi sento inferiore a nessuno, no, dico di no, non mi sento inferiore a nessuno".

Come ci si sente ad avere il destino nelle proprie mani a due giornate dal termine? "Sicuramente ti dà qualcosa, ma dobbiamo anche giocare senza pensare a tutto questo, trovando il gusto nelle partite. Ma non vuol dire senza pensare a cosa fare, ma giocare a calcio come piace ai ragazzi, trovare gusto nel soffrire, difendere, fare le cose che alleniamo. Questa è sempre la cosa migliore".

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