Tudor, le difficoltà e i "rimpianti"
Quanto impegno c'è, e c'è stato, da parte di Tudor dal punto di vista psicologico? La Juve ha avuto molte difficoltà soprattutto in trasferta: "In casa abbiamo vinto tre partite, ma non ci sono gare facili. Non esiste nel mio modo di pensare il calcio. Poi, l'allenatore è sempre uno psicologo, sia individuale che con la squadra. Deve avere approcci diversi con venti giocatori, sapere quando parlare e di cosa. Avere un approccio diverso per ogni gara dal punto di vista psicologico, e si guarda ci c'hai davanti. Quando hai davanti Giorgio Chiellini, Gigi Buffon, Bonucci, o gente di 30-35 anni con cinque scudetti dietro parli un modo e li motivi in un determinato modo. È una cosa importante nel bagagliaio di un allenatore".
A condizioni normali, quanto avrebbe potuto dare di più sia Tudor che la Juve? "Tanto, tanto... Dico le cose, perché è giusto che uno le dica. Siccome nel calcio conta anche quello che dicono gli altri all'esterno perché la gente vede, legge, è giusto che un allenatore viene e dice il suo punto di vista. Uno pensa che una squadra senza Gatti, Vlahovic, Koopmeiners, Bremer, sia la stessa cosa. Un tifoso dice "ma noi siamo la Juve", non è così. Quindi è giusto che io lo dica e le metta su carta. Posso ripetere quello che ho detto il primo giorno che sono arrivato: metto Cabal, Bremer, e tutti quelli che sono qua, con Gatti e Koopmeiners che stava uscendo, poi non c'è stato più, al completo questa squadra è forte e può combattere con tutti. Anche quest'anno".