Alberto Costa cambia le carte in tavola: se Cambiaso e Savona salutano…

L’esterno portoghese in evidenza nelle ultime due gare della Juve dopo i primi mesi da oggetto misterioso

TORINO - Quattro mesi nell’ombra più totale. Un agente in incognito misterioso, indecifrabile, specie se paragonato a chi - come lui - era approdato alla Juventus nella finestra di mercato invernale. Del resto, per farsi un’idea sui vari Veiga, Kelly e Kolo Muani, ai tifosi è bastato attendere le prime gare di febbraio, quando Motta ha deciso di promuoverli in toto per via dell’emergenza infortuni. All’appello mancava solo lui: il giovane esterno portoghese di spinta, messosi in luce tra le fila del Vitoria Guimaraes, prima di andare incontro a due “bocciature” consecutive in bianconero. In primis, con Thiago, che dopo un paio di sedute di allenamento, lo esclude subito dalla lista Champions, poiché - a detta sua - sembrava offrire poche certezze in termini difensivi; e poi con Igor Tudor che, per risollevare la squadra in tempi record, ha preferito puntare su profili esperti e navigati, troncando sul nascere qualsiasi esperimento avanguardistico.

La crescita di Alberto Costa

Insomma, tutto sembrava procedere verso l’epilogo più scontato e auspicabile: l’addio, o meglio il prestito a fine stagione, in una realtà minore, in cui Alberto Costa si sarebbe potuto concedere il lusso di crescere in pace, ben lontano dai riflettori, nel segno del più classico dei “il ragazzo si farà”. Poi i ko congiunti di Cambiaso e Gatti ad assottigliare ulteriormente le soluzioni di un reparto già martoriato dagli infortuni. Tudor, a quel punto, in vista dei delicatissimi impegni contro Lazio e Udinese, non ha più avuto scelta, promuovendo il portoghese - sulla falsa riga di quanto fatto con Kolo Muani - per la prima volta in tutta la stagione fra gli 11 titolari.

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Sliding doors

Ad Alberto Costa sono bastati giusto 169 minuti per cambiare nuovamente le carte in tavola. Due gare intense, giocate dall’ex Vitoria con applicazione, ordine e coraggio in tutte le zone del campo. Contro i biancocelesti, da esterno alto nel centrocampo a quattro bianconero, si è rivelato utilissimo in entrambe le fasi di gioco, specie in quella offensiva, con Pellegrini chiamato agli straordinari per arginarne gli strappi in campo aperto. Il tutto, senza mai lasciare scoperta la retroguardia della Juventus. Come dimostrano i dati delle ultime due uscite in campionato, a cominciare dai duelli a terra vinti (10/10), passando per i tackles completati (4/6) e gli intercetti in area di rigore (3/3). Ottima anche la percentuale di passaggi riusciti (82%) così come quella dei dribbling (3/3). Contro l’Udinese, Tudor ha preferito schierare il portoghese nel trio di difesa, eppure - heatmap alla mano - il suo contributo offensivo non è mancato (addirittura 7 i tocchi nell’area avversaria).

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Esami superati

Due esami superati a pieni voti, nel segno di una duttilità che potrebbe tornare particolarmente utile al tecnico croato non solo per l’ultima gara di campionato contro il Venezia, ma anche per il Mondiale per club. E pensare che, neanche un mese fa, c’era chi riteneva esagerati quei 12,5 milioni spesi da Giuntoli per portarlo alla Juventus... Del resto - a costo di cadere nella più becera retorica da bar - è proprio vero che nel calcio, come nella vita, sta tutto nel farsi trovare pronti quando chiamati in causa. A Costa ora il compito di confermarsi anche a Venezia. L’ultimo ostacolo in ottica Champions League. Poi per il club ci sarà tutto il tempo del mondo per programmare il prossimo futuro. Una cosa è certa: con Cambiaso e Savona tra i possibili partenti, non è da escludere un possibile balzo in avanti del portoghese nelle gerarchie di Tudor, già a partire dalla gara di domenica... 

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TORINO - Quattro mesi nell’ombra più totale. Un agente in incognito misterioso, indecifrabile, specie se paragonato a chi - come lui - era approdato alla Juventus nella finestra di mercato invernale. Del resto, per farsi un’idea sui vari Veiga, Kelly e Kolo Muani, ai tifosi è bastato attendere le prime gare di febbraio, quando Motta ha deciso di promuoverli in toto per via dell’emergenza infortuni. All’appello mancava solo lui: il giovane esterno portoghese di spinta, messosi in luce tra le fila del Vitoria Guimaraes, prima di andare incontro a due “bocciature” consecutive in bianconero. In primis, con Thiago, che dopo un paio di sedute di allenamento, lo esclude subito dalla lista Champions, poiché - a detta sua - sembrava offrire poche certezze in termini difensivi; e poi con Igor Tudor che, per risollevare la squadra in tempi record, ha preferito puntare su profili esperti e navigati, troncando sul nascere qualsiasi esperimento avanguardistico.

La crescita di Alberto Costa

Insomma, tutto sembrava procedere verso l’epilogo più scontato e auspicabile: l’addio, o meglio il prestito a fine stagione, in una realtà minore, in cui Alberto Costa si sarebbe potuto concedere il lusso di crescere in pace, ben lontano dai riflettori, nel segno del più classico dei “il ragazzo si farà”. Poi i ko congiunti di Cambiaso e Gatti ad assottigliare ulteriormente le soluzioni di un reparto già martoriato dagli infortuni. Tudor, a quel punto, in vista dei delicatissimi impegni contro Lazio e Udinese, non ha più avuto scelta, promuovendo il portoghese - sulla falsa riga di quanto fatto con Kolo Muani - per la prima volta in tutta la stagione fra gli 11 titolari.

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