Tudor, così ti puoi tenere la Juve: perché conviene e i limiti da superare

Il futuro sulla panchina dei bianconeri è ancora incerto mentre Igor si prepara al Mondiale per Club: pro e contro di una sua possibile permanenza

I profili di Conte e Gasperini, ordunque, resteranno ancorati a un passato in… bianco e nero. Ai tempi dell’apertura del ciclo più vincente nella storia del calcio italiano, l’uno, ai tempi del trionfo al Torneo di Viareggio con la Primavera, l’altro. Il presente della Juventus, infatti, si chiama ancora e sempre Igor Tudor. Al croato, da domani, il compito di guidare la squadra nell’inedita operazione Mondiale per Club.

Con tutti i suoi punti di forza e con tutti i suoi difetti. La lista dei pro e dei contro, a proposito della conferma del gigante di Spalato in panchina, è un dossier che da settimane fa capolino sulle scrivanie della Continassa. Con tutte le valutazioni che ne conseguono. E nella consapevolezza che l’elenco dei primi supera, almeno numericamente, l’elenco dei secondi.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Permanenza e successori

La permanenza di Tudor in panchina, infatti, garantirebbe quella continuità di conduzione tecnica che, nelle ultime due stagioni, ha fatto difetto al club bianconero, in aperta rottura con quello che racconta la tradizione di casa. Al burrascoso addio ad Allegri, d’altronde, ha fatto seguito la decisione di abortire anzitempo il progetto avviato con Thiago Motta. Al punto che un successore differente dal croato, adesso, rappresenterebbe il quinto volto diverso in panchina in poco più di un anno solare. La conferma di Tudor, al contrario, offrirebbe ai vertici societari la garanzia di proseguire il percorso con un tecnico tutto sommato aziendalista, oltre che dalla forte impronta genetica bianconera. Già, perché significherebbe ripartire da chi tanto aveva dato ai colori bianconeri da calciatore e altrettanto ha dato ora da allenatore, centrando per altro il risultato per cui era stato chiamato di fretta alla Continassa a fine marzo.

Igor da Spalato a Torino

Di fretta al punto tale che, per non perdere tempo, il diretto interessato si era messo al volante nella tarda mattina di una domenica dalla sua Spalato, raggiungendo Torino con la propria auto al termine di un viaggio di oltre dieci ore. A proposito di capacità di trasmettere lo spirito juventino, con l’esempio ancor più che con le parole, che comunque non hanno mai fatto difetto nel corso delle interviste e delle conferenza stampa degli ultimi due mesi.

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Dna e campo

La filosofia e il persino abusato concetto di dna, d’accordo. Ma poi c’è il campo. E proprio da lì potrebbe ripartire l’avventura di Tudor alla Juventus, senza che nessuno possa dichiararsi sorpreso. Perché il tecnico croato ha preso in mano una squadra con il morale sotto i tacchetti, appena fuori dalla zona Champions League, e l’ha trascinata con le unghie e con i denti a quel quarto posto che rappresentava la stella polare della sua chiamata torinese. Senza il bel gioco, certo, ma quello era difficile da pretendere dopo l’ondivaga stagione vissuta fino a quel momento. Però con scelte sempre semplici e razionali, prive di fantasiosi esperimenti e di bizzarre richieste ai giocatori: ecco un’altra voce da aggiungere alla lista dei pro, insomma.

Come la duttilità tattica che ne ha contraddistinto la carriera e che anche gli ultimi mesi a Torino, con il passaggio dalla linea difensiva a tre a quella a quattro, per esempio, a seconda di disponibilità di uomini e necessità contingenti. Senza trascurare il fattore economico, che di questi tempi rappresenta un aspetto cruciale: il croato percepisce uno stipendio contenuto rispetto a quello di molti colleghi e, soprattutto, non ha bisogno di passare attraverso alcuna trattativa, avendo già in vigore con i bianconeri un accordo fino al 2026. 

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Juve, l'assaggio di Tudor

Poi, naturalmente, c’è il risvolto della medaglia. Che genera, innanzitutto, dal carattere spigoloso del croato, motivo per il quale alcune sue passate esperienze - per quanto positive sul campo - si erano poi concluse anzitempo. E la stessa Juventus ne ha già avuto un assaggio, con le piccate dichiarazioni seguite alla cruciale vittoria di Venezia. A questo si aggiunge una sorta di disabitudine da parte di Tudor, almeno nelle vesti di allenatore, a gestire il doppio impegno settimanale, scoglio che - in qualche modo - potrebbe aver penalizzato anche Thiago Motta nell’ultima annata.

Oltre a una desuetudine a lavorare per stare al vertice e sollevare trofei, avendo finora collezionato da tecnico una sola Coppa di Croazia con l’Hajduk Spalato.  Sassolini su sassolini. Destinati, uno sommato all’altro, a far pendere l’ago della bilancia dall’una o dall’altra parte.
 
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I profili di Conte e Gasperini, ordunque, resteranno ancorati a un passato in… bianco e nero. Ai tempi dell’apertura del ciclo più vincente nella storia del calcio italiano, l’uno, ai tempi del trionfo al Torneo di Viareggio con la Primavera, l’altro. Il presente della Juventus, infatti, si chiama ancora e sempre Igor Tudor. Al croato, da domani, il compito di guidare la squadra nell’inedita operazione Mondiale per Club.

Con tutti i suoi punti di forza e con tutti i suoi difetti. La lista dei pro e dei contro, a proposito della conferma del gigante di Spalato in panchina, è un dossier che da settimane fa capolino sulle scrivanie della Continassa. Con tutte le valutazioni che ne conseguono. E nella consapevolezza che l’elenco dei primi supera, almeno numericamente, l’elenco dei secondi.

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