Tudor-Juve, svolta totale: il piano 2027 tra colpi di mercato e uno staff da battaglia

Alla Continassa l’entourage del tecnico vede subito la dirigenza per un anno in più sul contratto

TORINO - Dalle parole ai fatti, dall’idea all’esecuzione. Non si perde tempo, alla Continassa, perché una settimana dall’arrivo di Comolli a Torino è passata, e perché con la mini finestra di mercato chiusa ci si può concentrare sui macro temi aperti, sulle questioni in sospeso. Come i rinnovi, certo. E quello più pressante riguarda l’allenatore, confermatissimo in conferenza, eppure con un ingresso nella nuova stagione con un contratto in scadenza, pur fresco di prolungamento. Sembra un paradosso e invece non lo è, perché Cristiano Giuntoli allora era stato cristallino con Igor Tudor: portaci in Champions, poi scatta una conferma formale. Dalla quale la società avrebbe comunque potuto (e potrebbe persino adesso) liberarsi esercitando una clausola speciale, una buonuscita coi più sentiti ringraziamenti. Ecco: ciò non accadrà.

La Juve punta su Tudor

A Igor, che un mese fa si aspettava esattamente l’ultimo scenario, nelle prossime ore sarà presentato il progetto 2027, la proposta di un ulteriore anno di legame per iniziare a sviluppare ciò che sarà la Juventus. Un’idea che sembra la prosecuzione del discorso di John Elkann, in quella ormai celebre telefonata in grado di spegnere l’incendio divampato sul finire di maggio, tra le voci di Conte, la virata su Gasperini, la dirigenza in procinto di cambiare e la sensazione generale di una rivoluzione soltanto da applicare e che non avrebbe avuto superstiti. Contro ogni pronostico, un sopravvissuto c’è stato ed è stata proprio la guida tecnica, rimasta in zona rischiando di bruciarsi l’annata in costruzione pur di giocarsi le sue carte di permanenza in bianconero. Eh, mossa giusta. Giustissima. Perché il primo atto del neo direttore generale è stato dar seguito al passaggio della proprietà, anzi raddoppiarlo: non solo tenersi stretti e mantenersi fedeli, ma farlo con le giuste rassicurazioni contrattuali. Oggi sarà allora il giorno in cui alle promesse seguiranno i contatti, gli incontri, la realizzazione di quanto soltanto paventato e da concretizzare in tempi brevi, però al momento impossibili da quantificare.

 

 

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Comolli su Tudor

Comunque, il fatto che il round iniziale arrivi a giorni dalla partenza per il Mondiale per Club indica come le intenzioni siano serissime e in linea con quanto dichiarato alla stampa. Del resto, proprio in quelle dichiarazioni si sono manifestati rispetto e stima subito vociferati, quindi supportati dai ricordi. A rivelarli, Comolli in persona: "L’anno in cui era al Marsiglia ci ha battuti due volte - ha spiegato, riferendosi all’esperienza al Tolosa -. La prima volta qui gli ho detto: 'Ti ricordi? Per intensità e tenuta mentale, non ci sono molti allenatori in Francia che possono raggiungere quel livello'. E sì, ce l’aveva in mente". Il clima sembra dunque ideale per iniziare l’altra partita, da alleati e non da avversari, in contesti diversissimi e complessissimi, con quell’ossessione per la vittoria come punto centrale di una connessione che può rinsaldarsi nel quotidiano. O sciogliersi come neve al sole in mancanza della stessa. Ricreare quel filo col successo è la parte più delicata ed elettrizzante.

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Tudor la prima pietra della nuova Juve

Per questo l’incontro di oggi può essere davvero la prima pietra della nuova Juventus, guardandosi negli occhi, in sede, nell’ufficio dell’ultimo piano con affaccio sullo Stadium, dove ai due angoli della sala ci saranno da una parte Tudor e l’entourage, dall’altra il dg e lo stato maggiore juventino. Sul tavolo, non solo un allungamento del rapporto, ma un atto di fiducia di cui il croato sente tuttora il bisogno, per evitare i tranelli e per instaurare un legame solido che può farsi la base di ogni cosa. Ai fatti, seguiti dalle parole, seguiranno altre parole e altri fatti. Tanti di mercato, ma non solo. L’allenatore era stato in fondo chiaro: almeno quattro colpi e due in attacco (oltre a Kolo Muani, verso la permanenza per il 25-26) funzionali, quindi uno staff più robusto - e se ne parlerà - con i suoi uomini di fiducia. Intanto, c’è da aggiornarsi le promesse, come si fa nelle tappe cruciali dei matrimoni.

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Koopmeiners già corre verso una maglia da titolare

Lavoro atletico e partitella, prove più serie e più concrete della Juventus che si vedrà in campo dal 19 giugno per il Mondiale per Club. Nonostante le assenze - oggi dovrebbe rientrare alla base Chico Conceiçao, a proposito -, Igor Tudor lavora di ragionamenti e inizia a impostare quella che sarà la squadra per la rassegna americana. Pochi dubbi: sarà un segmento prestato dall’andatura del finale di stagione. Cioè: avrà le stesse caratteristiche, uguale sistema di gioco, ma un Koopmeiners in più per rendere quel 3-4-2-1 più dinamico e con più percussioni centrali. Il fatto che rientri l’olandese cambia sostanzialmente tanto, se non tutto. E il fatto che stia bene, con un altro giorno di allenamento alle spalle insieme ai compagni, è la migliore notizia possibile per proiettarsi negli Stati Uniti con un po’ di certezze legate alla formazione. Sì, se tutto proseguirà su questa strada, toccherà da subito a Koop, tra l’altro uno degli alibi - se così si vuole definirli - evidenziati dall’allenatore per ribadire la difficoltà nell’incidere sin dal suo arrivo. Negli Usa potrà sperimentare, capire, immaginare una situazione differente. Con una scelta quasi imbarazzante, guardandosi indietro e quindi in direzione panchina, l’equivalente di un sospirone di sollievo rispetto a quanto vissuto solamente qualche settimane fa, con l’undici deciso quasi in apnea.

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Tudor prepara il Mondiale per Club con la Juve

In difesa occorrerà invece comprendere le condizioni di Federico Gatti, rimasto con la Nazionale nonostante non abbia giocato alcun minuto. Le voci da Coverciano lo davano in ripresa, seppur lontano dalla migliore forma, e da questa fase con ogni probabilità saranno tutti costretti a ripartire. Avere Rugani può aiutare e non poco, soprattutto se Tudor dovesse decidere di risparmiare al numero 4 la prima con l’Al Ain, ipotesi tutt’altro che improbabile. Ad ogni modo, si deciderà soltanto in prossimità, il tempo di valutare innanzitutto quali siano le sensazioni del ragazzo, che come Locatelli farà di tutto per essere immediatamente protagonista in America. Sul centrocampista: sono giornate di terapie e attesa. L’orizzonte del recupero non è distante, ma bisogna raggiungerlo e perciò tocca armarsi di ulteriore pazienza. Senza il capitano, i bianconeri potrebbero rispolverare Douglas Luiz insieme a Thuram, o in alternativa accentrare McKennie con l’inserimento magari di Kostic sulla fascia. Insomma, s’è capito e pure bene: scarabocchiare sulla lavagnetta dei titolari sarà un’operazione che necessiterà di più minuti e più accortezza da parte del mister.  

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TORINO - Dalle parole ai fatti, dall’idea all’esecuzione. Non si perde tempo, alla Continassa, perché una settimana dall’arrivo di Comolli a Torino è passata, e perché con la mini finestra di mercato chiusa ci si può concentrare sui macro temi aperti, sulle questioni in sospeso. Come i rinnovi, certo. E quello più pressante riguarda l’allenatore, confermatissimo in conferenza, eppure con un ingresso nella nuova stagione con un contratto in scadenza, pur fresco di prolungamento. Sembra un paradosso e invece non lo è, perché Cristiano Giuntoli allora era stato cristallino con Igor Tudor: portaci in Champions, poi scatta una conferma formale. Dalla quale la società avrebbe comunque potuto (e potrebbe persino adesso) liberarsi esercitando una clausola speciale, una buonuscita coi più sentiti ringraziamenti. Ecco: ciò non accadrà.

La Juve punta su Tudor

A Igor, che un mese fa si aspettava esattamente l’ultimo scenario, nelle prossime ore sarà presentato il progetto 2027, la proposta di un ulteriore anno di legame per iniziare a sviluppare ciò che sarà la Juventus. Un’idea che sembra la prosecuzione del discorso di John Elkann, in quella ormai celebre telefonata in grado di spegnere l’incendio divampato sul finire di maggio, tra le voci di Conte, la virata su Gasperini, la dirigenza in procinto di cambiare e la sensazione generale di una rivoluzione soltanto da applicare e che non avrebbe avuto superstiti. Contro ogni pronostico, un sopravvissuto c’è stato ed è stata proprio la guida tecnica, rimasta in zona rischiando di bruciarsi l’annata in costruzione pur di giocarsi le sue carte di permanenza in bianconero. Eh, mossa giusta. Giustissima. Perché il primo atto del neo direttore generale è stato dar seguito al passaggio della proprietà, anzi raddoppiarlo: non solo tenersi stretti e mantenersi fedeli, ma farlo con le giuste rassicurazioni contrattuali. Oggi sarà allora il giorno in cui alle promesse seguiranno i contatti, gli incontri, la realizzazione di quanto soltanto paventato e da concretizzare in tempi brevi, però al momento impossibili da quantificare.

 

 

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