Tudor, Juve-Inter crocevia: solo Conte, Capello e Allegri meglio di te

Media punti come i big, è già un ritmo da primo posto: un solo ko in 11 partite di Serie A

Una missione l’ha già portata a casa. E non era facile: la qualificazione alla Champions League centrata lo scorso anno, raccogliendo i cocci della gestione Thiago Motta e in generale le tantissime scorie lasciate dalle delusioni racimolate in Europa e in Coppa Italia, resta un lavoro pregevole. Non è un caso che Igor Tudor, proprio grazie al quarto posto, sia riuscito a conquistare notevole credibilità. Agli occhi della società, dei giocatori e dei tifosi. Così si spiega la conferma: arrivare ad un allenatore migliore di lui sarebbe stato complicato per mille ragioni. Allora spazio alla meritocrazia, ad un rinnovo di fiducia che vale persino di più di qualsiasi discorso contrattuale. Nelle 11 partite disputate in Serie A, da tecnico della Juventus, la media punti è già da grande della storia bianconera: 2,18 a gara. Figlia di 7 vittorie, 3 pareggi e la sola sconfitta di Parma. Non male, anzi. Tudor si incastona perfettamente tra i grandi timonieri di casa Juve da quando esistono i 3 punti. Basti pensare che tutti gli allenatori che hanno fatto meglio o come il croato si sono cuciti sulla giacca almeno uno scudetto.

Da Conte a Capello ed Allegri: Tudor osserva

Certo, c’è chi ha avuto una militanza lunga ed estremamente produttiva: la media di Antonio Conte è spaventosamente alta e i tre anni del tecnico salentino sono difficilmente ripetibili, considerato il dominio incontrastato di quelle stagioni della rinascita. Anche Fabio Capello e Massimiliano Allegri non hanno certo bisogno di presentazioni. In questo senso, la media dell’attuale tecnico del Milan è decisamente alta, considerando la differenza di risultati tra la prima e la seconda gestione. Dopo Conte, Capello e Allegri c’è Tudor, in compagnia di Maurizio Sarri, il mister dell’ultimo tricolore. Le partite finora disputate non consentono voli pindarici, ma 11 gare sono già un campione analizzabile. O perlomeno una tendenza, sicuramente positiva. Ecco perché, proprio a questo punto del percorso, la sfida contro l’Inter diventa un interessante spartiacque per Tudor. Un momento che può rappresentare una svolta: in un big-match, contro una squadra sì più forte, ma in questo frangente un po’ più indietro a livello di certezze ed automatismi.

Tudor, crocevia Inter

La Juve di oggi, al contrario, ha una fisionomia chiara e definita. Sul rettangolo verde ci sono già tracce delle idee di Igor, la squadra è riconoscibile perché molto simile a quella della passata stagione. L’Inter, in compenso, sta abbozzando una rivoluzione. E come tale andrà aspettata: il 5-0 contro il Toro e il successivo capitombolo contro l’Udinese lasciano un buon ritratto del quadro attuale, ricco di dubbi e tentativi di lasciarsi alle spalle l’era Inzaghi. Tudor, invece, con le prime due uscite positive ha tracciato un sentiero. I punti dicono che è già grande tra i grandi, il tempo di permanenza trascorso a Torino non ancora. Precede persino Marcello Lippi, un totem della storia bianconera, ma che nelle sue parentesi al Delle Alpi (limitatamente alla sola Serie A, visto che il curriculum in campo internazionale è estremamente lusinghiero) ha vissuto periodi dorati, ma anche qualche tempesta. Il derby d’Italia bussa alla porta di Tudor, che ha bisogno di una notte così. Per vincere o per imparare. Ma continuare ad alimentare le fiamme divampate contro Parma e Genoa non sarebbe male. Porterebbe la sua media punti in Serie A con la Juve da 2,18 a 2,25: il podio, subito dietro Conte e Capello, fa gola. Eccome. Non ci sarebbe modo migliore per avvicinarsi alla Champions League. Competizione da inaugurare da guida della Juve e per questo con un percorso tutto da disegnare. Farlo in grande stile, cavalcando l’onda lunga del campionato, sarebbe perfetto. 

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