Sinner e Ferrari
Da giocatore di ottimo livello, da appassionato e da esperto di tennis: cosa pensa di Sinner e Alcaraz?
«Sinner è una bellissima cosa capitata allo sport italiano. Ma fatemi dire che tutta la nuova generazione, perché mi piacciono tutti, Sonego, Cobolli, Musetti, Darderi, Berrettini, devono qualcosa a Fabio Fognini. Sinner è un fenomeno e, se devo dire una cosa che non è stata detta su di lui, dico che il merito è dei genitori. Perché lo hanno sempre supportato, senza mai esagerare. Non sono i genitori che vanno in tribuna a insultare gli avversari e non sono neanche genitori che non si interessano. Sono la giusta via di mezzo, quelli che, magari, fanno saltare un allenamento al giovane Jannik per passare una serata insieme. Credo che da questo dipenda l’equilibrio di Jannik. Quando è tornato dopo tre mesi di pausa e ha giocato allo stesso livello di prima, come se non fosse successo niente, ho capito che è un fenomeno. Così come lo sta dimostrando adesso che è diventato numero due e lo ha trasformato in uno stimolo: straordi nario».
Qualcuno inizia a temere che Alcaraz abbia più colpi di Sinner.
«Ma no, stiamo calmi. Sono due campioni in evoluzione. Uno fa un passo avanti, poi lo fa l’altro, poi uno ne fa due, eccetera. Lo vedremo tra un po’ quello che diventeranno, adesso godiamoceli. Io, comunque, tifo Sinner».
Sulla Ferrari diciamo qualcosa o soprassediamo?
«Quando hai vissuto all’interno della scuderia, conosci certi meccanismi, certe difficoltà di carattere tecnico. Una supercar è fatta di 5000 componenti e hai quattro anni per metterla a punto. Una Formula 1 ne ha 50mila e hai sei mesi. Se commetti un errore te lo porti dietro per quasi tutta la stagione ed è difficile correggerlo. Vasseur è una persona serie e ne capisce. Io avevo la vita facile perché parlavo italiano e riuscivo a cogliere tutte le sfumature, tutte le parole e le idee di chiunque».
Ma il problema qual è?
«Siamo un po’ in ritardo sui compositi e sull’aerodinamica, perché i motori continuiamo a farli meglio di tutti. Gli inglesi nella zona di Oxford hanno sviluppato quel tipo di tecnologia e sono avanti. Quindi, per recuperare questo gap fatto di tradizione, ma anche di competenze e di Università che sono molto vicine alla produzione, dobbiamo lavorare parecchio. Noi però stiamo arrivando. Ci vuole pazienza, ma la Ferrari è sulla strada giusta. E quel tipo di progresso potrà servire anche al Paese, in Incghilterra ci lavorano trentamila persone, non è solo vincere le corse, è progredire a livello industriale».
