La profezia di Allegri
Le ha mai chiesto un giocatore sul mercato?
«Mai. Non ho mai sentito un nome da lui. Noi gli proponevamo dei giocatori e lui ci dava dei pareri, così diventava tutto più semplice. Max era veramente un aziendalista ed è sempre stato aperto al dialogo con la società. Ricordo, però, un parere profetico su un giocatore».
Quale?
«Lo avvisammo della trattativa che stavamo conducendo per portare Federico Marchetti a Cagliari. Prima di chiudere, ci rivolgemmo a lui. E Allegri ci disse: “Prendetelo subito, farà una grande carriera”. Due anni dopo ha giocato al Mondiale con la Nazionale».
Come siete riusciti a gestire i malumori della piazza dopo le prime cinque sconfitte in campionato?
«Fu meno complicato del previsto. Figuriamoci che gli facemmo firmare, proprio in quel periodo, un nuovo contratto in bianco: Cellino aveva una fiducia smisurata in lui. Era un rinnovo di due anni, ma il foglio sparì. Lui a fine stagione, nonostante la corte spietata della Lazio, decise comunque di restare a Cagliari. Fu riconoscente nei nostri confronti».
Eppure l’addio, nel 2010, fu turbolento.
«Sì, ma per un semplice motivo: Allegri aveva parlato col Milan da solo. E Cellino assisteva, da spettatore, alla trattativa. Galliani non gli aveva mai telefonato. Così il presidente, ad un certo punto, ha fatto muro. Mi diceva: “Se non parlano con me, non lo libero”. Così a piccoli passi Max agevolò il dialogo, fece lui stesso da mediatore tra Milan e Cagliari. Cellino poi lo lasciò senza nemmeno chiedere un euro».
