Pagina 2 | Prima Conte e Marotta, oggi Allegri: da demoni a santi, basta che vai via dalla Juve

La grande attesa di Juve-Milan e in particolare l’attenzione dei media in vista del ritorno di Massimiliano Allegri dopo 8 stagioni in bianconero induce ad alcune riflessioni I tifosi juventini presenti allo stadio gli tributeranno verosimilmente un applauso per salutarlo dopo tante battaglie condotte insieme dentro e fuori dal campo tra vittorie reiterate nei primi 5 anni, pochi acuti negli ultimi 3, giocatori avversari che sparivano dalle telecamere al Var, punti che venivano tolti, ridati e ritolti, cravatte azzurre, domande concitate sulla localizzazione del designatore arbitrale durante la finale di Coppa Italia e così via. Fuori dallo stadio, quindi online e nei bar, si approfitta invece dell’occasione per rinfocolare le eterne dispute tra fan e detrattori del tecnico, seguendo una polarizzazione tipica dell’epoca dei social, in cui le posizioni che prevedono sfumature vengono ignorate ove non espressamente derise: “in” a vita o “out” subito, super o capra, prego schierarsi tra queste opzioni, altrimenti meglio astenersi.

Sono tutti spariti...

Le riflessioni cui si faceva riferimento riguardano tuttavia maggiormente le reazioni esterne all’Allegri tornato rossonero dopo una vita alla Juve. Fateci caso, togliendo quei giornalisti che lo hanno sempre difeso a oltranza, anche quando magari non lo meritava del tutto: sono spariti tutti gli altri. Dopo anni di dibattiti sugli scudettini (al tempo era facile vincerne nove di fila, oggi è un’impresa memorabile sognare il secondo consecutivo), la Champions “fallita”, il gioco primitivo, i processi per direttissima televisiva quando era a un passo dal quinto titolo in cinque anni, le crociate di ex giocatori, giornalisti e opinionisti, insomma dopo tutto questo e ad appena due mesi dal suo ritorno al Milan pressoché l’intero mediatico italiano è ai piedi di Allegri: “avete paura? Lo rimpiangete? Avete perso il grande Max!”. Perfino i capostipiti della crociata contro di lui hanno cambiato idea. O meglio, a sentir loro dopo gli anni bianconeri sarebbe stato improvvisamente folgorato sulla via di San Siro imboccando finalmente la strada del bel gioco.

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© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Era già successo a Conte, Marotta e Del Piero

La stessa cosa gli accadde nella pausa tra il primo e il secondo mandato: dopo le mille polemiche che avevano accompagnato gli ultimi anni del suo periodo bianconero, nel periodo di stop veniva improvvisamente trattato come una sorta di guru contornato da ammiratori negli stessi palcoscenici che avevano dato luogo qualche tempo prima ai processi in diretta. Ora, se si trattasse della prima vicenda di questo tipo, potrebbe trattarsi di un caso. Ma un’esperienza analoga era toccata a Conte – scontroso, arrogante, colpevole nel caso scommesse al tempo e ora tecnico e uomo ammirato da tutta Italia, soprattutto dalla parte che lo disprezzava di più in assoluto -, a Marotta – che lascia la Juve inseguito dalle telecamere di Report per il caso ultrà e si ritrova poi dirigente illibato e stimato dalla stampa quando un caso in qualche modo analogo toccherà le vicende nerazzurre - e a tantissimi altri, perfino a Del Piero, oggetto delle critiche più disparate da giocatore juventino – tra accuse di doping con grande credito ai suoi accusatori, “finito” dopo l’infortunio, raccomandato in Nazionale, ci ha fatto perdere l’Europeo… – salvo poi, dal secondo in cui Agnelli ne annuncia l’addio, idolo incontrastato anche di chi lo aveva infamato, che da lì in avanti ci avrebbe guardato severamente per chiederci con aria incredula “ma davvero trattate uno come Del Piero in questo modo?”.

Chi, la Juve, l'ha sfiorata...

Questa trasformazione, pur se al contrario, è accaduta perfino a chi ha solamente sfiorato di vestire il bianconero: è per esempio il caso di Lukaku, gigante dal cuore d’oro e simbolo della lotta al razzismo fino al giorno della trattativa con la Juve e poi, proprio da quell’istante, icona dell’affarismo, della scorrettezza e della poca cura per la propria forma fisica. Tranquillizziamo tutti: appena saltata la trattativa, è tornato il bomber senza macchia che tutti conoscevamo. Potremmo andare avanti con mille altri esempi ma è tempo di prepararci per questo importante Juventus-Milan in cui i tifosi bianconeri tiferanno per Tudor, applaudiranno Allegri ma saranno perfettamente consci che l’unico vero cambiamento di questi mesi non riguarda il suo gioco, la mentalità e tantomeno i risultati, ma solamente la maglia, che oggi risulta molto meno indigesta di prima.

 

 

 

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Era già successo a Conte, Marotta e Del Piero

La stessa cosa gli accadde nella pausa tra il primo e il secondo mandato: dopo le mille polemiche che avevano accompagnato gli ultimi anni del suo periodo bianconero, nel periodo di stop veniva improvvisamente trattato come una sorta di guru contornato da ammiratori negli stessi palcoscenici che avevano dato luogo qualche tempo prima ai processi in diretta. Ora, se si trattasse della prima vicenda di questo tipo, potrebbe trattarsi di un caso. Ma un’esperienza analoga era toccata a Conte – scontroso, arrogante, colpevole nel caso scommesse al tempo e ora tecnico e uomo ammirato da tutta Italia, soprattutto dalla parte che lo disprezzava di più in assoluto -, a Marotta – che lascia la Juve inseguito dalle telecamere di Report per il caso ultrà e si ritrova poi dirigente illibato e stimato dalla stampa quando un caso in qualche modo analogo toccherà le vicende nerazzurre - e a tantissimi altri, perfino a Del Piero, oggetto delle critiche più disparate da giocatore juventino – tra accuse di doping con grande credito ai suoi accusatori, “finito” dopo l’infortunio, raccomandato in Nazionale, ci ha fatto perdere l’Europeo… – salvo poi, dal secondo in cui Agnelli ne annuncia l’addio, idolo incontrastato anche di chi lo aveva infamato, che da lì in avanti ci avrebbe guardato severamente per chiederci con aria incredula “ma davvero trattate uno come Del Piero in questo modo?”.

Chi, la Juve, l'ha sfiorata...

Questa trasformazione, pur se al contrario, è accaduta perfino a chi ha solamente sfiorato di vestire il bianconero: è per esempio il caso di Lukaku, gigante dal cuore d’oro e simbolo della lotta al razzismo fino al giorno della trattativa con la Juve e poi, proprio da quell’istante, icona dell’affarismo, della scorrettezza e della poca cura per la propria forma fisica. Tranquillizziamo tutti: appena saltata la trattativa, è tornato il bomber senza macchia che tutti conoscevamo. Potremmo andare avanti con mille altri esempi ma è tempo di prepararci per questo importante Juventus-Milan in cui i tifosi bianconeri tiferanno per Tudor, applaudiranno Allegri ma saranno perfettamente consci che l’unico vero cambiamento di questi mesi non riguarda il suo gioco, la mentalità e tantomeno i risultati, ma solamente la maglia, che oggi risulta molto meno indigesta di prima.

 

 

 

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