Juve, Tudor non perde mai ma così non c’è crescita: la priorità di Igor e quello che gli manca

La sensazione è che il tecnico dei bianconeri cammini sulle uova: se la chiave non è il cambio di modulo, allora mettere mano ai concetti diventa un obbligo

Igor Tudor non ha gli occhi bendati, per fortuna. Si è accorto in fretta di un problema: la necessità di trovare almeno un esterno che possa alzare il livello. Esigenza ritenuta persino prioritaria rispetto al potenziamento del centrocampo, reparto più sguarnito di soluzioni. Per il croato la priorità è la fascia, dunque. Pensiero, però, che stride con l’idea di andare avanti così. Di non arrendersi di fronte alla possibilità di trovare un nuovo assetto: la sua creatura è nata col 3-4-2-1 e così andrà avanti. Orgoglio davanti a tutto, convinzione feroce del lavoro settimanale prima di ogni cosa. Il modulo non cambia, ma i due concetti sui quali insistere non ammettono modifiche.

Reparto offensivo da sbloccare

Primo: l’equilibrio. Va trovato rapidamente. Quando la Juve attacca, è spaventosamente sbilanciata e concede il fianco con troppa facilità: i gol subiti contro Inter e Dortmund non hanno fatto riflettere abbastanza. Allo stesso modo, quando la Juve indossa l’elmetto, diventa improduttiva davanti. La partita contro il Milan è l’emblema: la sola occasione firmata Gatti, peraltro episodica, è davvero poca cosa. A inizio ottobre, poi, quando i punti non hanno lo stesso peso specifico rispetto a marzo. La montagna non partorisce niente di più del topolino, di questi tempi, nonostante un reparto offensivo invidiabile: chi ha una batteria di trequartisti/attaccanti migliore in Serie A?

La Juve non cresce

Secondo aspetto: il coraggio. Un po’ di sana spregiudicatezza nelle scelte è necessaria: Kalulu proposto a tutta fascia anche contro il tenero Bartesaghi non è una mossa da grande squadra. E poi Zhegrova: non aveva neppure 20’ nelle gambe per provare a spaccare la partita? In questo senso, a Tudor manca ancora questo step, questo clic mentale che spinga la Juve pure oltre i propri limiti. Oltre le difficoltà oggettive: Joao Mario non sembra pronto, sì, ma va provato con convinzione. Almeno in partite in cui i bianconeri hanno la necessità di far valere il proprio status. La sensazione è che Igor cammini sulle uova. Non perde mai, sì, ma la sua Juve non cresce. Se la chiave non è il cambio di modulo, allora mettere mano ai concetti diventa un obbligo.

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