Caso Osimhen, due pesi e due misure: i tifosi Juve meritano almeno un perché

Sul funzionamento della giustizia sportiva ognuno ha una sua idea e ognuno ce l’ha evidentemente sbagliata, almeno in parte

La scelta di non riaprire il processo sportivo sul Napoli non sorprende, né deve farlo. Allo stesso modo, non bisogna smettere di porsi certe domande. O almeno di pretendere dei perché, di farlo adesso con più forza, di prendere il caso Osimhen e di utilizzarlo come mezzo per arrivare a una verità più concreta. Legittimamente auspicata da tutti i tifosi juventini. E allora: perché, in una situazione analoga, certamente sovrapponibile, la Juventus è stata invece decapitata, con un impatto tremendo e distruttivo sul bilancio e un danno da oltre 100 milioni? Perché le prove di oggi hanno meno rilevanza di quelle raccolte sull’allora dirigenza bianconera? Perché la doppia velocità di esecuzione? E perché, ancora, questa sensazione persistente di inequità? Come fosse stato tutto deciso a monte, come se il resto adesso neanche contasse. Una porta chiusa già a chiave per evitare di mostrare le crepe di un sistema che rischia (nuovamente) di fare acqua da tutte le parti.

Giustizia sportiva: due pesi e due misure

L’effetto è l’impotenza, ed è ruggine sulla fiducia perché tanto sembra inutile lottare. Loro, i padroni, mulini a vento. Gli altri, coi cocci da raccogliere, a temere un’altra ondata che sembrerà ugualmente un urugano. Quanta fatica. Non si cura nemmeno con quel filo di rivoluzione che scorre nelle vene di chi vuol quantomeno capire. Un giorno, magari, spiegheranno il motivo per cui operazioni con un peso specifico del 3,5% sul bilancio risultino comunque più gravi di un colpo con un’incidenza di circa il 30% sui conti altrui. Oppure, sempre magari, racconteranno la realtà dei fatti, oggi solamente protagonista degli stessi retropensieri: anni fa, c’era più probabilmente un nemico da abbattere; oggi no, di sicuro non c’è più. E allora, i massimi sistemi, i numeri gonfiati, i pizzini e i libri neri, le chat - lì sì, rilevanti - e le telefonate, sono palloni da sgonfiare e non macigni da scagliare. Altri pesi e altre misure. Nessuno che venga però qui a raccontarlo, a far capire, in qualche modo a esplicitare. Ed è semplicemente un gran peccato, non è mica un’accusa. Sul funzionamento della giustizia sportiva ognuno ha una sua idea e ognuno ce l’ha evidentemente sbagliata, almeno in parte. Pertanto, perché? C’è una tifoseria ancora in attesa.

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