Ottolini, Ministro degli Esteri per la Juve: le grazie di Comolli e "la persona giusta" di Cherubini

Nella tesi per diventare ds a Coverciano la sintesi della sua visione. L'esperienza all'estero e perché il direttore generale bianconero ha scelto proprio lui

Marco Ottolini è diventato formalmente direttore sportivo l’8 ottobre 2020. La sua tesi, intitolata “Le relazioni internazionali nel calcio globale. Un direttore sportivo ad hoc”, è stata la migliore del suo corso: la Figc gli ha persino riconosciuto una borsa di studio. Nel contenuto dell’elaborato, a distanza di cinque anni, c’è tutto il suo metodo. La sua idea del ruolo, la sua intera vita professionale alla ricerca di un incarico che nel calcio italiano non è mai sostanzialmente esistito. Tra le righe, si intuisce facilmente il motivo che sta spingendo la Juventus a puntare sul suo ritorno, a poco più di tre anni di distanza dall’addio. Filippo Fusco, oggi ds del Cesena, ha firmato la postfazione della tesi.

"Un Ministro degli Esteri"

Lì c’è la definizione di Ottolini negli anni a Torino: "Marco agisce quasi come un Ministro degli Esteri del club. Fa in modo che tutte le relazioni, tutti i rapporti che riesce a creare e coltivare nell’ambito della propria area diventino strumenti per l’area tecnica, la direzione sportiva e lo scouting, con qualche spunto per l’area organizzativa". Ottolini è una persona della quale ci si può fidare: lo pensano soprattutto i club coi quali ha avuto a che fare alla Juve. È esattamente il tipo di direttore sportivo che cerca Damien Comolli: un esperto di relazioni internazionali, un professionista con una rubrica infarcita di prefissi stranieri. Nella tesi di Ottolini si percepisce l’ammirazione per Giovanni Sartori: ha iniziato al Chievo, con un modello rappresentato da una filiera esclusivamente italiana o quasi, e ha poi saputo adattarsi al calcio globale. Diventando un maestro del mercato straniero: i risultati con Atalanta e Bologna parlano da soli.

Cherubini e l'arrivo alla Juve

L’attuale ds del Genoa deve tantissimo all’Anderlecht e all’uomo che gli ha fatto chiudere la carriera da agente: Herman Van Holsbeeck. Il colpo di fulmine tra i due nasce col trasferimento in Belgio di Stefano Okaka, segnalato proprio da Ottolini. A Bruxelles ha incarnato una filosofia: formare a poco, valorizzare e rivendere. A maggio 2016, lo racconta Federico Cherubini nella prefazione, nasce informalmente il primo contatto con la Juve. Cherubini capisce che a Torino serva un dirigente che possa ampliare la rete di collaborazioni estere. Il resto è storia: nel 2018 Ottolini varca i cancelli di Vinovo. Col Club15 porta avanti tantissime idee. Crea i “Club Meetings”, cura insieme a Claudio Chiellini ogni singolo dettaglio delle relazioni coi club esteri, tutte sintetizzate da report estremamente ricchi di informazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Ottolini, prima di tutto...

Stila persino il RQR (Relation Quality Rating), indice che sintetizza la prolificità del rapporto tra la Juve e i club esteri. Crea tre diverse chat su Whatsapp, sempre per ottimizzare i rapporti con società e intermediari: la prima per le informazioni più urgenti sui giocatori in prestito, la seconda per le segnalazioni scouting delle società partner e la terza solamente interna tra l’Area Loan Players e Club15 a supporto dell’attività quotidiana. Pianificazione prima di tutto. Ottolini nella tesi rimarca l’importanza di un ds esclusivo per l’estero. Una traccia fondamentale per capire il perché sia entrato nelle grazie di Comolli, attratto dalla prospettiva di portare a bordo un dirigente innovativo, lontano dagli antichi retaggi su questo ruolo. Un uomo naturalmente portato ad andare oltre i confini italiani: l’ultimo mercato estivo, del resto, rappresenta un assaggio della strada presa dalla Juve. Il “ministro degli Esteri”, come l’ha definito Fusco cinque anni fa nella postfazione della tesi, ambisce a riprendersi la poltrona.

Sorrentino: "Ha una preparazione fuori dal comune"

Stefano Sorrentino, oggi direttore tecnico del Bra in Serie C, è stato compagno di corso di Ottolini a Coverciano. L’ex portiere non usa mezzi termini per definirlo: "È un professionista straordinario, ha un livello di preparazione fuori dal comune. E poi è un’ottima persona, dalla mentalità aperta: parliamo di un uomo abituato ad avere contatti con tantissimi addetti ai lavori". Già, è proprio così. In questo senso è stato agevolato, soprattutto nei contatti proficui con l’estero, dalla predilezione verso l’apprendimento delle lingue straniere. Con l’inglese ha una storia molto particolare, raccontata sempre all’interno della tesi presentata per diventare ds: la sorella, appassionata di musica, portava alcune cassette a casa. Ottolini un giorno canticchiava una canzone, che la sorella ha subito riconosciuto: era “Another One Bites the Dust” dei Queen. Dalla stima per Freddie Mercury scatta l’affezione per l’inglese. Inizialmente, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Ottolini scelse di frequentare Scienze Motorie all’Università. "Dopo otto esami in due anni cambiai idea", racconta il dirigente. Passa a Lingue: impara pure tedesco, francese e spagnolo. I suoi idoli calcistici furono Rui Barros, Casiraghi e Roberto Baggio, che poi ha conosciuto di persona al Brescia.

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Dalla mancata serie A alla scelta di diventare agente

Quando da calciatore capì che non sarebbe arrivato in Serie A, decise di diventare un agente. All’Anderlecht, in principio, si fece apprezzare anche per il trasferimento di Walter Baseggio al Treviso: era il 2005, Ottolini aveva appena 25 anni e aveva avuto un ruolo chiave. In qualche modo, il passaggio in Belgio, lo salvò dal punto di vista professionale. Anche perché il ds oggi al Genoa non era più appagato, come spiega nell’elaborato: "Seguire calciatori per anni a ricavo zero e vederseli soffiare in maniera “equivoca” nel momento in cui stavano diventando importanti mi pesava molto". Il giro lungo in Europa l’ha poi condotto fino alla Juve. interessante, nella prefazione della tesi, la considerazione di Cherubini su Ottolini: "La sua storia di ex calciatore, il coraggio nell’affrontare l’estero, la sua esperienza da agente unita alle sue qualità mi ha fatto capire che lui fosse la persona giusta: appena ha chiuso con l’Anderlecht è entrato nella nostra famiglia sportiva". E conclude: "Nei top club europei si può operare valorizzando il patrimonio tecnico anche attraverso lo sviluppo di partnership, condividendo conoscendo e agevolando operazioni di mercato". Esattamente il ritratto di Marco Ottolini.

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Marco Ottolini è diventato formalmente direttore sportivo l’8 ottobre 2020. La sua tesi, intitolata “Le relazioni internazionali nel calcio globale. Un direttore sportivo ad hoc”, è stata la migliore del suo corso: la Figc gli ha persino riconosciuto una borsa di studio. Nel contenuto dell’elaborato, a distanza di cinque anni, c’è tutto il suo metodo. La sua idea del ruolo, la sua intera vita professionale alla ricerca di un incarico che nel calcio italiano non è mai sostanzialmente esistito. Tra le righe, si intuisce facilmente il motivo che sta spingendo la Juventus a puntare sul suo ritorno, a poco più di tre anni di distanza dall’addio. Filippo Fusco, oggi ds del Cesena, ha firmato la postfazione della tesi.

"Un Ministro degli Esteri"

Lì c’è la definizione di Ottolini negli anni a Torino: "Marco agisce quasi come un Ministro degli Esteri del club. Fa in modo che tutte le relazioni, tutti i rapporti che riesce a creare e coltivare nell’ambito della propria area diventino strumenti per l’area tecnica, la direzione sportiva e lo scouting, con qualche spunto per l’area organizzativa". Ottolini è una persona della quale ci si può fidare: lo pensano soprattutto i club coi quali ha avuto a che fare alla Juve. È esattamente il tipo di direttore sportivo che cerca Damien Comolli: un esperto di relazioni internazionali, un professionista con una rubrica infarcita di prefissi stranieri. Nella tesi di Ottolini si percepisce l’ammirazione per Giovanni Sartori: ha iniziato al Chievo, con un modello rappresentato da una filiera esclusivamente italiana o quasi, e ha poi saputo adattarsi al calcio globale. Diventando un maestro del mercato straniero: i risultati con Atalanta e Bologna parlano da soli.

Cherubini e l'arrivo alla Juve

L’attuale ds del Genoa deve tantissimo all’Anderlecht e all’uomo che gli ha fatto chiudere la carriera da agente: Herman Van Holsbeeck. Il colpo di fulmine tra i due nasce col trasferimento in Belgio di Stefano Okaka, segnalato proprio da Ottolini. A Bruxelles ha incarnato una filosofia: formare a poco, valorizzare e rivendere. A maggio 2016, lo racconta Federico Cherubini nella prefazione, nasce informalmente il primo contatto con la Juve. Cherubini capisce che a Torino serva un dirigente che possa ampliare la rete di collaborazioni estere. Il resto è storia: nel 2018 Ottolini varca i cancelli di Vinovo. Col Club15 porta avanti tantissime idee. Crea i “Club Meetings”, cura insieme a Claudio Chiellini ogni singolo dettaglio delle relazioni coi club esteri, tutte sintetizzate da report estremamente ricchi di informazioni.

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Ottolini, Ministro degli Esteri per la Juve: le grazie di Comolli e "la persona giusta" di Cherubini
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