Patti chiari e amicizia lunga: a Torino il tempo delle transizioni è finito. Per troppi anni la Juventus ha camminato sul filo dell’equilibrio, tra prudenza e ambizione, tra conti da sistemare e sogni da rincorrere. Ora la direzione è tracciata, e l’orizzonte torna a parlare di trionfi. A certificarlo - senza troppi giri di parole - è stato proprio l’uomo che sarà chiamato a invertire il trend delle ultime stagioni, Damien Comolli, nella conferenza stampa di presentazione dello scorso giugno: "Vincere sarà la mia ossessione, dovremo provare a farlo in ogni competizione". Mica male, se si considera il grigiore comunicativo della recente storia juventina. E no, non è retorica, perché il dg bianconero - che a breve dovrebbe prendere il posto di Scanavino nel ruolo di amministratore delegato - è stato scelto proprio per questo. Per trasformare la pazienza in successi, attraverso una pianificazione che ha già una data di scadenza ben precisa. Due anni: è questo l’arco temporale che la società ha fissato per il ritorno al vertice. Due anni per passare dalla semina alla mietitura, dal cantiere al campo, con mercati all’altezza delle ambizioni e una squadra che torni a far paura. In Italia, come in Europa. Per farlo, ovviamente, serviranno risorse sostanziose, e il prossimo aumento di capitale - che dovrebbe essere annunciato a ridosso della prossima riunione del Cda, in programma il 7 novembre - sarà il primo segnale concreto.
Dal mercato gennaio arriveranno altri innesti
Non solo un fatto economico, ma una dichiarazione di intenti. Significa che Comolli non dovrà limitarsi a fare calcoli tra grafici excel e algoritmi: potrà costruire. Guai dunque ad illudersi che la linea operativa di quest’estate - all’insegna di una ricerca quasi ossessiva della sostenibilità finanziaria - possa ripetersi nel prossimo futuro. Se Comolli non ha potuto operare come avrebbe voluto è solo in virtù dei vari riscatti della precedente gestione: da Kelly a Nico Gonzalez, passando per Conceiçao, Kalulu e Di Gregorio. Senza dimenticare il caso Vlahovic, che ha limitato - e non di poco - il raggio d’azione sul mercato. Eppure, il dg bianconero è riuscito comunque a rimpolpare l’organico con quattro innesti di qualità, che nei mesi a venire (dopo un avvio complicato) saranno chiamati a giustificare i rispettivi investimenti: Zhegrova, David, Openda e Joao Mario. Ma sarà nelle prossime sessioni che Comolli avrà finalmente la possibilità di spaziare. Di plasmare un gruppo con profili degni della Juventus, utili per ricreare i presupposti per tornare a vincere. A cominciare dalla finestra di mercato di gennaio, che dovrebbe portare in bianconero un esterno - nel mirino per ora ci sono Teze, Guerreiro, Arnau Martinez e Norton-Cuffy - e un centrocampista che possa far rifiatare il duo Locatelli-Thuram.
