TORINO - Evidentemente non bastava un avvio stagionale all’insegna della “pareggite”, speculare - in tutto e per tutto - a quello della gestione Motta con 12 punti nelle prime 6 di campionato. Servivano giusto gli infortuni di Juan Cabal e Gleison Bremer (costretti a dare forfait anzitempo tra ottobre e novembre 2024) per far sì che i tifosi si rassegnassero a vivere in questo perpetuo stato di deja-vu. Così, dopo la lesione al retto femorale del difensore colombiano - il cui rientro è previsto a margine della prossima sosta per le nazionali - ecco l’ennesimo ko dell’ex Torino. Sulla carta, stavolta, nulla di troppo grave, anche se avremo più certezze sui tempi di recupero solo a seguito dell’intervento chirurgico a cui si sottoporrà questa mattina per porre rimedio alla lesione del menisco mediale del ginocchio sinistro. Nella migliore delle ipotesi, si tratterà comunque di uno stop di 6/8 settimane, che terrà Bremer lontano dal campo per almeno una decina di partite.
Out anche il goiellino Next Gen
Un ko pesantissimo, non solo per lo status tecnico di Gleison nell’11 titolare, ma perché metterà Igor Tudor di fronte a un bivio tattico che potrebbe decidere - nel bene e nel male - il futuro della sua panchina. Sì, perché adesso dovrà scegliere se mettere mano o meno al modulo che da 7 mesi a questa parte caratterizza l’esistenza juventina. In sostanza, se scegliere di iniziare a giocare con la difesa a 4, o rischiare che i tanti impegni ravvicinati spediscano altri interpreti in infermeria. Anche perché l’ipotesi di aggregare in prima squadra il gioiellino della Next Gen, Pedro Felipe, non è percorribile, dal momento che il brasiliano starà fuori ancora per un paio di settimane, poiché alle prese con un leggero risentimento muscolare all’ i leopsoas.
La Juve e la difesa a 4
La logica porterebbe a vedere nella difesa a 4 la soluzione più plausibile, se si considera il fatto che Tudor abbia deciso di reinventare Kalulu da esterno a tutta fascia, pur di non promuovere dal primo minuto il neo arrivato Joao Mario. Il che fa di Gatti, Kelly e Rugani gli unici 3 centrali a disposizione. Ed è impensabile giocare su più fronti con una coperta così corta. Ma un cambio di modulo, soprattutto, potrebbe aiutare la Juventus a ritrovare equilibrio nello sviluppo della manovra, con il duo Locatelli-Thuram libero di spartirsi i compiti del centrocampo con un interprete in più tra McKennie e Miretti, che ieri ha ripreso ad allenarsi regolarmente in gruppo. Tra i limiti mostrati dai bianconeri in queste prime uscite stagionali, rientra proprio la mancanza di soluzioni offensive codificate. Come del resto dimostra il fatto che tutti i gol segnati fin qui dalla Juventus siano arrivati grazie a ripartenze in campo aperto o dagli sviluppi da corner. Quando i bianconeri si ritrovano a costruire dal basso, raramente riescono ad arrivare in porta. Con questo assetto - in assenza di esterni in grado di creare la superiorità numerica - i due di centrocampo faticano (e non poco) a far girare il pallone con la giusta velocità, e i centravanti poco a poco escono dalla partita. Specie se gli avversari riescono a ingabbiare uno come Yildiz, dalle cui intuizioni dipende gran parte del peso offensivo della squadra di Tudor. Basti pensare al numero di palloni toccati dalle tre punte della Juve (David, Openda e Vlahovic) nell’ultima sfida contro il Milan: 27, in totale, contro i 23 e i 44 di Gimenez e Pulisic.
