TORINO - C’è poco da inventare. Stringendo ai minimi termini, questo è quello che deve aver pensato anche Igor Tudor in questi giorni, mentre osservava allenarsi una squadra ridotta al minimo dagli impegni dei nazionali e mentre prendeva atto dello stop di Bremer. C’è poco da inventare, soprattutto in vista degli impegni più vicini, nello specifico la partita contro il Como, quando non ci sono gli uomini per lavorare. Solo nella giornata di ieri, il tecnico croato ha potuto rivedere tutti alla Continassa, compreso McKennie che ha tardato di un giorno il rientro a causa di problemi con i voli di rientro. E allora non è che ci si possa chiudere nell’ufficio dello staff e giocare a fare gli alchimisti, improvvisando formule e moduli che possano tirare fuori la Juve dalla fanghiglia della pareggite nella quale si è fastidiosamente impantanata. Si riparte, necessariamente, dalle certezze, soprattutto dopo una sosta nazionali. Si apre il libro degli schemi e si sfoglia quanto già provato e riprovato, tirando fuori quei meccanismi già oliati, anche se non sempre efficaci.
Tudor studia la Juve anti Como: le ultime
Insomma, l’infortunio di Bremer non è uno scossone tale da azzerare le fondamenta fin qui costruite: tradotto, non si andrà verso il cambio della linea difensiva che rimane a tre, in attesa di decidere se al centro ci sarà posto per Gatti o Rugani, mentre ai lati è probabile che la scelta ricada su Kelly a sinistra e Kalulu a destra. La questione è, invece, come si disporrà la squadra dalla metà campo in poi. Le pagine più consumate del libro degli schemi suggerirebbero di andare avanti per la strada tracciata, quella che porta al 3-4-2-1. Sempre a proposito di certezze: il ritorno di Locatelli e Thuram in mezzo al campo, Cambiaso a sinistra e a destra uno tra Joao Mario e McKennie. Davanti la coppia di trequarti che fin qui ha dato discrete soddisfazioni, da una parte Yildiz e dall’altra Conceiçao, mentre sullo slot da prima punta resta apertissimo il maxi ballottaggio a tre tra Vlahovic, David e Openda.
