TORINO - Ha la fascia al braccio, sì. È sempre stato una garanzia di affidabilità, sì. L’anno scorso, nel momento più difficile della stagione, si è caricato la squadra sulle spalle, sì. Eppure non basta mai. Il retrogusto amarognolo intorno a Manuel Locatelli resta troppo spesso. A dispetto, però, di ciò che racconta molto nitidamente il campo. Soprattutto nell’ultimo periodo. Sembrava dover vivere un continuo ballottaggio con Teun Koopmeiners. Locatelli dall’inizio per garantire equilibrio, l’olandese dentro quando la Juve ha la necessità di alzare il baricentro. L’indirizzo di inizio stagione sembrava questo. Poi, lo scatto. Probabilmente decisivo dell’italiano, in grande spolvero a Vila-Real e poi estremamente positivo contro il Milan. Due prestazioni maiuscole, due dimostrazioni che sono diventate musica per le orecchie di Tudor, felice e soddisfatto del suo capitano. Niente più dualismo con Koop, al limite giocano insieme.
Locatelli, il metronomo della Juve
Per la piega che sta prendendo l’annata della Juventus, Locatelli è semplicemente indispensabile. In qualsiasi modo si guardi la squadra: con la veste del 3-4-2-1, con quella del 3-5-2 e pure per un eventuale, ma oggi remoto, passaggio alla linea a quattro in difesa. Non si può rinunciare a Loca. Non a questo Loca, che da quando indossa l’abito dell’equilibratore in mezzo al campo ha migliorato il rendimento. Contro il Como sarà titolare. Ma in generale da qui alla sosta molto difficilmente avrà la possibilità di rifiatare: ci sono tanti impegni delicatissimi e la coperta in mezzo è più che mai corta. Locatelli dovrà gestire le forze, consapevole che sarà un periodo impegnativo. In cui la parola riposo non avrà alcun significato o quasi.
Dalla Juve alla Nazionale
La Nazionale, però, ha contribuito ad aumentargli l’energia. Contro Israele, nella partita più delicata per Gattuso, il ct non ha avuto dubbio a dargli una maglia da titolare. Manuel sa affrontare le grandi partite. Sa navigare col mare in tempesta e sa come superare i momenti più complicati. Sa soprattutto guidare i compagni di reparto: ha preso per mano Barella e Tonali a Udine e verosimilmente farà lo stesso a Como con Thuram e uno tra Koopmeiners e McKennie. Locatelli in azzurro ha parlato da leader: "Come si ricostruisce la mentalità vincente? La base, al di là del desiderio di vincere, è la voglia di lavorare. Ora percepisco che ognuno di noi ha voglia di stare con l’altro". Lo diceva con un chiaro riferimento alla Nazionale, ma è un contesto estendibile anche alla Juve. L’unità d’intenti non manca, bisogna però sistemare tutto il resto. Si parte dalla solida base in mezzo, da un Locatelli riscoperto imprescindibile.
