Retroscena Spalletti, le regole per la Juve: telefoni e confronto costante

Il tecnico vuole conoscere a fondo un gruppo sano a livello disciplinare. Poche disposizioni ma ferree, dopodiché metterà eventuali altri paletti

Arrivare. E cambiare. Ma non da aggiustatore, semmai da normalizzatore. Nel tumulto degli spogliatoi, Luciano Spalletti è l'uomo che porta spesso la pace, salvo andare allo scontro se qualcosa s'incastra tra sé e la squadra. Che è sacra. Che è il primo pensiero al mattino e l'ultimo, mentre si prepara per il giorno successivo. E allora, com'è che si è imposto Lucio in questo gruppo? Con la forza delle parole. Sperando con ogni parte della sua arguzia di aver trovato quelle giuste. Regole ferree no, non stavolta. Anche perché «sono ordinatissimi - spiega -, una formazione fatta di ragazzi che si impegnano e lavorano».

"Juve, il buonsenso..."

Rovesciare i dogmi precedenti non sarebbe stata una novità, comunque. Anche all'interno della sua autobiografia, Lucio spiega come e quanto dare una direzione ai calciatori sia fondamentale per arrivare lì dove tutti hanno l'ambizione di arrivare. Ma vincere è per una sola, e a provarci ci sono tutti. Serve distinguersi, allora. E la disciplina è il primo passo per non inciampare tra i propri desideri: per questo una strada tracciata è sempre meglio di camminare alla rinfusa. «In un primo momento, quando ho cominciato e facevo queste regole, ho capito che loro scoprono subito l'inganno. Ed è successo che sono stato preso in giro. La regola migliore è sempre il buonsenso». E il buonsenso è proprio quel che ha portato tra i bianconeri, restando su situazioni molto basiche. La prima: niente telefono a orario pasti, perché se si sta insieme lo si fa bene, parlandosi e spiegandosi, ancor di più adesso che conoscersi si fa fondamentale.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

"Juve, le regole ci sono sempre state"

Nulla di sconvolgente, né lo sarà il controllo sulla squadra, di cui si fida ciecamente, dentro al campo come fuori. Sui ritiri, il confronto sarà invece costante, e l'ultima parola chiaramente dell'allenatore. Ribadirlo non si è reso necessario. L'ha confermato lo stesso tecnico: «Secondo me la Juventus le regole le ha sempre avute. Si cerca di conoscersi meglio, di dare delle indicazioni e magari aspettarsi e trovare il piacere se vengono condivise. Anche loro mi hanno spesso insegnato tante cose, l'essenziale è tirar fuori, aver voglia di lavorare in maniera corretta e usare bene il tempo che è fondamentale. Se ci rotoliamo dietro le giornate diventa difficile, se diciamo qualcosa di costruttivo poi raccogliamo».

Spalletti, messaggio chiaro

Il messaggio è chiaro ed è stato già recapitato, in questi primi attimi di confronti, in particolare con i senatori. Colpiti dai suoi modi di fare, dalla dolcezza riscontrata e in contrapposizione con i mille spigoli - raccontati, almeno - del suo carattere. Una novità, comunque, Luciano l'ha introdotta: prima della sfida con la Cremonese, non potendo lavorare tanto in campo, l'ha fatto parecchio in ufficio. Sessioni video specifiche, tanto sugli avversari quanto sui singoli. «Ma la vittoria è stata merito loro», ha sorriso. Pizzico di modestia.

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Arrivare. E cambiare. Ma non da aggiustatore, semmai da normalizzatore. Nel tumulto degli spogliatoi, Luciano Spalletti è l'uomo che porta spesso la pace, salvo andare allo scontro se qualcosa s'incastra tra sé e la squadra. Che è sacra. Che è il primo pensiero al mattino e l'ultimo, mentre si prepara per il giorno successivo. E allora, com'è che si è imposto Lucio in questo gruppo? Con la forza delle parole. Sperando con ogni parte della sua arguzia di aver trovato quelle giuste. Regole ferree no, non stavolta. Anche perché «sono ordinatissimi - spiega -, una formazione fatta di ragazzi che si impegnano e lavorano».

"Juve, il buonsenso..."

Rovesciare i dogmi precedenti non sarebbe stata una novità, comunque. Anche all'interno della sua autobiografia, Lucio spiega come e quanto dare una direzione ai calciatori sia fondamentale per arrivare lì dove tutti hanno l'ambizione di arrivare. Ma vincere è per una sola, e a provarci ci sono tutti. Serve distinguersi, allora. E la disciplina è il primo passo per non inciampare tra i propri desideri: per questo una strada tracciata è sempre meglio di camminare alla rinfusa. «In un primo momento, quando ho cominciato e facevo queste regole, ho capito che loro scoprono subito l'inganno. Ed è successo che sono stato preso in giro. La regola migliore è sempre il buonsenso». E il buonsenso è proprio quel che ha portato tra i bianconeri, restando su situazioni molto basiche. La prima: niente telefono a orario pasti, perché se si sta insieme lo si fa bene, parlandosi e spiegandosi, ancor di più adesso che conoscersi si fa fondamentale.

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